PEPPONE CALABRESE
Racconto un’Italia autentica
“L’Italia che ho visto” è il libro di Giuseppe Calabrese detto Peppone, edito Rai Libri, scritto grazie all’esperienza di “Linea Verde” e alla passione per la terra e per le tradizioni. Tra le pagine, un viaggio alla scoperta di tante realtà locali della Penisola, spesso poco note, tra la buona tavola e le buone pratiche
Grazie all’esperienza di “Linea Verde” che Italia ha scoperto?
Autentica, consapevole e responsabile. Quando andiamo a girare per “Linea Verde” e arriviamo nei luoghi, le persone ci accolgono con entusiasmo. Sanno che abbiamo un grande rispetto e una grande responsabilità verso chi non ha voce. Questa consapevolezza le mette a proprio agio. È un po’ come quando andavo a casa di nonno Peppe in un paese vicino Potenza e percepivo l’importanza di dare voce a chi veramente non ha mai avuto modo di raccontare la propria vita. Diventa un momento magico, di grande ricchezza e culturalmente altissimo. In tutti questi anni di “Linea Verde” sono cresciuto tanto per la conoscenza dei valori che hanno fatto grande l’Italia.
E da tutti questi viaggi è nato il libro “L’Italia che ho visto”, che è un viaggio nei sapori ma soprattutto nella cultura…
Non vuole essere un libro di ricette, ma un libro di chi prova a restituire le emozioni che in questi anni ho provato. Ho raccontato delle storie bellissime, di persone che hanno contribuito con l’etica del lavoro a far sì che un determinato territorio avesse uno stile ben preciso. Si parla anche di dialetto e dell’importanza di alcune pratiche agricole, fondamentali per far sì che le attività siano sostenibili, dove per sostenibilità non si intende solo quella ambientale ma anche economica che poi è quella che permette alle persone di restare nei territori ma soprattutto di invertire il paradigma della resilienza.
Cosa intende, nel suo libro, per “buona pratica”?
Etica, l’esercizio ripetuto quotidianamente per far sì che il prodotto finale sia di grande qualità. Che poi non è altro che la buona pratica degli artigiani che ci hanno sempre invidiato in tutto il mondo. Dalla moda all’arte, dalla cucina alla musica, fino alla poesia.
Tra le “buone pratiche” riportate nel libro, vuole raccontarcene qualcuna in particolare?
Sicuramente la transumanza, una tradizione che non deve finire. E per far sì che possa continuare ad esistere, c’è bisogno dell’acquisto consapevole. Si tratta di un vero e proprio atto politico, perché in quel momento, chi acquista, sta decidendo per un prodotto o per un altro. Bisogna conoscere il valore della transumanza e di questi animali che stanno al pascolo, che alimentano la biodiversità con il loro incedere lento dalla pianura alla montagna e viceversa, che danno una mano al pianeta perché mangiando il sottobosco non alimentano per esempio i fuochi.
Parlando della transumanza, attraverso i tratturi, si arriva fino in Basilicata, che è la sua terra di origine. Quali sono le tradizioni della tavola?
Quelle che passano anche dalle mani sapienti delle nonne. La pasta fatta in casa non è solo un buon piatto, ma anche un momento di condivisione in cui in cucina c’è una festa. Io credo di essere sempre stato un amante del mondo antico, che però strizza l’occhio alla tecnologia che potrebbe aiutare l’agricoltura ad essere migliore. Le usanze non vanno perse, così come dovremmo mantenere i modi gentili della condivisione che per tanti anni hanno portato l’Italia ad essere apprezzata e invidiata da tutti.
Lei è ambasciatore della dieta mediterranea nel mondo. Qual è l’essenza di questo messaggio?
Quando ripenso che ne sono ambasciatore mi guardo fisicamente e mi dico che non sono proprio un testimone meraviglioso. Però è più forte il messaggio che io posso lanciare. Perché la dieta mediterranea è uno stile di vita, anche lento, che si basa sulla relazione, sul convivio, sullo star bene.
I suoi prossimi viaggi su e giù per l’Italia?
Prossimamente con “Linea Verde” saremo a Carrù, in provincia di Cuneo, per la fiera del “Bue Grasso”, una fiera eccellente italiana del bestiario e di allevamenti virtuosi. Poi andremo in Sardegna, in Toscana, forse anche in Ciociaria.