PECHINO EXPRESS

Siamo i ragazzi della porta accanto

Il RadiocorriereTv intervista Fabrizio e Valerio Salvatori, gli #inseparabili del programma di Rai2 condotto da Costantino della Gherardesca. “Chi ci ha seguito, ci ha visti per ciò che siamo nella vita di tutti i giorni – affermano – giovani con lo zaino in spalla, come quando siamo partiti da Pescara per andare a cercare occasioni di lavoro a Milano”

La vostra avventura a Pechino Express è finita alla quarta puntata alle porte della Cina. Risultato a parte, com’è andata?

FABRIZIO: L’avventura è stata bellissima da un punto di vista umano, ci siamo rafforzati come fratelli gemelli e come coppia in ambito lavorativo. Abbiamo anche rinvigorito ulteriormente l’energia positiva che ci contraddistingue, che è poi la nostra linfa primaria. A Pechino si è vista ed è risultata fondamentale in situazioni in cui qualcuno avrebbe mollato.

Non vi arrendete con facilità…

VALERIO: Siamo due che non mollano, è stato il nostro motto sin da prima della partenza. Chi ci ha seguito a “Pechino Express”, ci ha visti per ciò che siamo nella vita di tutti i giorni, ragazzi con lo zaino in spalla, come quando siamo partiti da Pescara, dove studiavamo economia, per andare a cercare occasioni di lavoro a Milano. C’è chi ha il sogno americano, noi avevamo il sogno milanese, tanta voglia di fare esperienze, di crescere. Prendevamo il treno nella notte, ci è capitato di dormire in stazione, cercavamo lavoro e di corsa si tornava a Pescara per fare un esame all’università. Abbiamo sempre voglia di metterci in gioco, anche in gara, nonostante fossimo spesso tra gli ultimi, si recuperava.

Eravate già stati in Oriente?

FABRIZIO: Abbiamo sempre viaggiato molto, prima con i nostri genitori, poi da soli, conosciamo bene l’Europa, siamo stati anche in Canada, in Tunisia, ma mai in Oriente. Eravamo emozionati al pensiero di andare in quella parte del mondo, era un sogno nel cassetto.

Quale emozione avete provato quando siete sbarcati in Thailandia?

VALERIO: C’era tanta adrenalina, per noi è stato un banco di prova, una grande opportunità ed eravamo pronti a dare il massimo.

FABRIZIO: C’era anche un po’ di paura, il gioco riservava tante incognite. “Pechino Express” è un programma imprevedibile, dai passaggi agli alloggi, alla sopravvivenza.

Siete abituati ad adattarvi alle situazioni difficili?

FABRIZIO: Siamo ragazzi acqua e sapone, facciamo una vita semplice. Abbiamo vissuto la vita degli studenti universitari, senza troppi agi (sorridono).

Il momento più difficile e quello più divertente…

VALERIO: La notte trascorsa nella tenda per strada, abbiamo anche pianto. Venivamo da una giornata complessa, i passaggi non ci erano andati proprio bene, eravamo stanchi e affamati, ma è stato anche il momento in cui è emersa la nostra forza. Ho capito che mio fratello è tutto per me.

FABRIZIO: A divertirci erano invece i nostri tentativi di trovare un passaggio, tentavamo di fare breccia sulle ragazze thailandesi. Il nostro look, che in Italia e in Europa funziona bene, là non faceva proprio colpo. 

Credete che il vostro aspetto, forse un po’ inusuale, vi abbia penalizzato?

FABRIZIO: In alcune situazioni sì. I thailandesi sono molto ospitali ma anche molto timidi, il nostro look li poteva un po’ destabilizzare. Due ragazzi uguali, capello rosso, barba alla Robinson Crusoe… Quando poi capivano che avevano  di fronte due bravi ragazzi, la diffidenza passava.

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