Nicolas Maupas
L’arte ci può salvare
È Simone nella serie “Un professore” (Rai1) e Filippo in “Mare fuori 2” (Rai2). Il RadiocorriereTv incontra l’attore, tra i volti rivelazione delle ultime stagioni televisive
Era l’autunno di due anni fa quando debuttava in “Mare fuori”, sono poi venuti “Nudes”, “Un professore” e ancora “Mare fuori”… come rivede gli ultimi due anni di Nicolas Maupas?
Sono stati estremamente intensi e completamente da scoprire. Quello di “Mare fuori” è stato il mio primo lavoro, tutto è cominciato da lì. Dopo il lockdown ho avuto l’occasione di ritornare sul set con “Un professore”, entrambe le esperienze mi hanno dato tanti insegnamenti e mi hanno fatto aprire gli occhi su quello che è il grande lavoro dell’attore. Mi reputo estremamente fortunato per queste occasioni, per avere lavorato con registi come Alessandro D’Alatri, Carmine Elia, Laura Luchetti, con attori come Alessandro Gassmann. Maestri che ho incontrato sul mio percorso. Sono molto devoto e grato ai loro insegnamenti.
In “Un professore” veste i panni di Simone, l’allievo di un papà-professore con il quale ha non pochi contrasti. Come ha vissuto il suo personaggio?
Tornare sui banchi di scuola a distanza di quattro-cinque anni dalla fine del liceo è stata un’esperienza incredibile. Con Alessandro D’Alatri abbiamo costruito il personaggio di Simone in fasi diverse, cercando di dare verità a ognuna di esse pur nel segno della continuità. Simone è un personaggio che usa l’arroganza, la rabbia, come risposta alla sua situazione familiare e a ciò che sta succedendo dentro di lui. Mi ci sono affezionato molto, nonostante all’inizio abbia dovuto combatterci veramente tanto. Mi è piaciuto costruire il rapporto tra Simone e il padre, percorso nel quale mi ha accompagnato Alessandro. Simone fa ormai parte di me, è un personaggio che amo e proteggo.
La filosofia e lo studio insegnano a interpretare la vita, a scegliere con maggiore consapevolezza, che ruolo hanno per lei?
Fondamentale. Ho 23 anni e ho trascorso la maggior parte della mia vita a scuola. La filosofia l’ho sempre studiata con passione perché consente di trovare tante risposte per la nostra vita sociale. Mi iscrissi al liceo classico con l’obiettivo di continuare anche successivamente quegli studi, ma nonostante mi piacessero, mi resi conto che non facevano parte di me. Cambiai e andai al linguistico che, essendo io bilingue, ho affrontato più facilmente. Sono stati anni divertenti pur non essendo stato uno studente modello, la media non era da otto (sorride).
Cosa ci racconta del suo rapporto con i professori?
Alcuni li ho amati veramente tanto. Quello di filosofia non era come Dante ma efficace quanto Dante. Anche gli insegnanti di italiano e francese mi hanno aiutato molto nel percorso della mia vita.