Nemo vince a Malmö l’edizione più controversa del Festival

Si impone la Svizzera con “The Code”, settima Angelina Mango con “La noia”

Il ponte di Öresund è un portale a un altro mondo. Collega la Danimarca alla penisola scandinava, che per i continentali è Europa e allo stesso tempo periferia. Quando si scende alla fermata della Malmö Arena, nei giorni nuvolosi si sente il profumo del Mar Baltico. Un po’ dolce e un po’ salato, come le caramelle svedesi alla liquirizia. E si viene travolti dal vortice dell’estetica di Eurovision Song Contest. Paillettes, lustrini, piume e pattern arcobaleno. Il consueto eurokitsch attutito, in questa edizione, dalla grande quantità di divise dispiegate per la città: polizia e paillettes. Si dice che l’organizzazione del festival sia stata sottotono rispetto agli anni precedenti perché tante risorse sono state dedicate proprio alla sicurezza. Per dare supporto alla polizia svedese, sono arrivati anche i colleghi danesi e norvegesi. Già l’estate scorsa i roghi del Corano avevano infiammato il Paese e la polizia aveva alzato il livello di minaccia terroristica a 4, “alto”, su una scala di 5 punti. La tensione, nei giorni in cui si è esibita l’artista israeliana Eden Golan, è stata massima. Ancora di più per la finale, i cui pronostici la davano tra i superfavoriti, seconda solo alla Croazia di Baby Lasagna. Alla fine, ironia della sorte, è stata la neutrale Svizzera ad aggiudicarsi il primo posto. Dietro, Croazia e poi Ucraina. Settima Angelina Malmo con “La noia”. La partecipazione di Israele al festival ha sollevato la contrarietà di molti. Oltre 60 associazioni svedesi, tra cui anche i Fridays for future di Greta Thunberg, si sono raccolte attorno al movimento “Stoppa Israel från ESC” (Ferma Israele dall’Eurovision) e hanno organizzato due grandi manifestazioni pro-Palestina, oltre a una non attesa fuori dall’Arena durante la gran finale. C’è chi ha comprato il biglietto per lo show ed è anche sceso in piazza per protestare con loro. Sono stati cortei pacifici e sottodimensionati rispetto alle aspettative: dei 25mila manifestanti attesi in città, ne sono arrivati circa 10mila, secondo la polizia svedese. A creare scompiglio anche rispetto alla partecipazione israeliana, l’olandese mancante, più che volante. Con la squalifica di Joost Klein e della sua “Europapa”, i finalisti, da 26, sono diventati 25. Tutta colpa di quello che l’EBU ha definito “incidente”: un comportamento “violento” nei confronti di una donna della produzione televisiva. Nonostante le contestazioni, il clima è stato di gioia e di festa. Alla Malmö Arena e in città le bandiere e le lingue di tutti i Paesi si sono mescolate. I fan sono arrivati anche dagli Stati Uniti. Nonostante il Paese non abbia mai preso parte alla manifestazione, gli americani quest’anno sono stati al quinto posto per numero di spettatori. Arrivano da Philadelphia, dalla California centrale, da Seattle e fanno il tifo per l’evento, più che per un’artista in particolare. Proprio qui in Svezia, Eurovision è una cosa seria. Storicamente il Paese è all’avanguardia nella valorizzazione della cultura di ogni grado e tipo, senza pregiudizi, a patto che coinvolga la comunità. Non è forse un caso che, insieme all’Irlanda, sia la nazione con più vittorie alle spalle: è la settima volta che ospita Eurovision. La prima vittoria, e la più famosa, è arrivata con gli Abba 50 anni fa, nel 1974. Durante la finale, tre vere regine di Eurovision, le svedesi Charlotte Perilli e Carola e l’austriaca Conchita Wurst, hanno reso omaggio a “Waterloo” e al quartetto più amato di Svezia. Ma c’è stata anche una sorpresa non preannunciata: gli avatar di Agnetha, Anni-Frid, Björn e Benny. In attesa della finale, anche Angelina Mango ha voluto sorprendere, presentandosi in sala stampa e cantando non “La noia”, ma “Imagine” di John Lennon. Ha saputo conquistare, anche se alla fine del complesso conteggio ha vinto Nemo, artista non-binario che a suon di set di 12 punti e con un gran successo al televoto, ha conquistato il trofeo di vetro, che ha accidentalmente rotto poco dopo. Quello che conta è che oltre al trofeo, con la sua “The Code”, ha rotto anche il codice di questo Eurovision.

 

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