Mi piace avere paura

Pupi Avati ritorna all’horror con “Il Signor Diavolo”, nelle sale cinematografiche dal 22 agosto. Il regista al RadiocorriereTv: “Le ragioni per cui avevo paura un tempo sono le stesse per cui la provo oggi, una paura intrisa di sacralità, di parapsicologico, di paranormale”. Il film, coprodotto da Rai Cinema, è tratto dal libro scritto dallo stesso regista e ci porta nel Veneto degli anni Cinquanta

Come è avvenuto il suo ritorno all’horror?

In seguito a una sollecitazione continua che mi giungeva da molti giovani, da studenti universitari, nel corso di conferenze e di incontri. In quelle occasioni mi chiedevano e mi chiedono di autografare dei dvd che hanno a che fare con quel tipo di cinema, che abbiamo fatto in passato, quel gotico padano. Pare che su 48, 49 titoli, siano sopravvissuti soprattutto quei film lì. È un genere che resiste, ed è confortante, anche se avrei preferito che resistesse anche altro cinema che ho fatto nella mia vita, ma pazienza. E così mi sono detto: perché non provare a raccontare delle storie come quelle che raccontavamo agli inizi? Ho rimesso in piedi un mondo, nel quale la figura del male supremo era presente nelle favole, nelle omelie dei sacerdoti, in tutto quello che ci circondava. Adesso ognuno ha una sua morale, si autoassolve, il male è sempre l’altro, non è in noi. Quindi ho cercato di ricostruire quella società contadina, arcaica in cui si poteva immaginare che il male fosse anche ovunque.

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