MAYA SANSA

Sono una sognatrice

«Ho avuto la fortuna di incontrare un grande maestro nei mie tre anni accademici. Un grande regista che in alcuni momenti è stato anche una figura paterna, un amico, un punto di riferimento» racconta l’attrice al Radiocorrieretv ricordando il suo esordio con Marco Bellocchio. E su “Io ti cercherò”, in onda su Rai1, di cui è protagonista dice: «Una storia che mi ha commosso fin dalla sceneggiatura, molto moderna e attuale»

“Io ti cercherò” ha raccontato la perdita di un figlio. Al di là della serie, il rapporto genitori-figli è un universo sempre complesso da indagare. Da madre, come ha vissuto questo racconto?

Mi ha molto commossa, fin dalla lettura della sceneggiatura. Un’emozione molto forte perché ti trovi a fare i conti con la paura più grande di un genitore, presente, forse, ancor prima di essere padre o madre. È difficile anche solo immaginare una simile tragedia. Cresciamo come figli sapendo che per i tuoi genitori rappresenti la cosa più importante della loro esistenza, vivi la loro paura di perderti. Un genitore che si trova a confrontarsi con la morte di un figlio, se sopravvive a questo dolore, entra in una dimensione altra, quasi mistica. Valerio, il protagonista, va avanti solo perché è spinto dalla forza di scoprire la verità e Sara, il personaggio che ho interpretato, anche se non vive in prima persona questo dramma, è molto coinvolta, è una madre e resta accanto all’uomo per il quale ha provato in passato una grande passione e ha visto crescere suo figlio.

Cosa le ha lasciato questo ruolo? La serie è stata presentata come un poliziesco, per me non è stato solo questo, ma una grande storia d’amore, di liberazione e di ritrovamento della propria indipendenza, come donna, come poliziotto, come madre e come moglie. La sparizione e la morte di questo ragazzo costringe Sara a fare i conti con se stessa, con una esistenza che non le appartiene più. Ha rinunciato all’amore per restare dentro una relazione che non funzionava più e, anche se penso sia giusto offrire alla propria famiglia una seconda chance, ci sono passioni che non sono solo una distrazione, ma sono profonde, autentiche, non viverle significa fare del male a se stessi e alle persone che ti stanno vicino.

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