Matita, satira e sorriso

Illustratore e vignettista. Per il pubblico televisivo è anche “L’uomo dimenticato da Dio” di Via Asiago. Lo abbiamo incontrato fuori dal glass-box di Fiorello

Chi è Valentino Spadoni?

Disegno da quando ho memoria, ho studiato fumetto in Accademia, dove ho anche insegnato come assistente. Appena uscito è arrivata la Tv, con “Alle falde del Kilimangiaro” di Licia Colò, dove con le mie vignette raccontavo i viaggi degli altri (sorride). Nel mio passato c’è anche tanta illustrazione, digitale e cartacea, favole in primis.

Cosa significa raccontare o raccontarsi attraverso una vignetta?

La vignetta è un linguaggio e disegnarla vuol dire esprimere una propria opinione. Se non c’è un’idea non si sblocca nulla. Poi entrano in gioco la satira e la parte grafica. È  un lavoro in più fasi che ti consente di raccontare un punto di vista, a metà tra la scrittura comica e l’illustrazione.

Quanto conta l’osservazione della realtà?

È alla base della comicità, è la materia prima che va elaborata.

Cosa solletica la sua fantasia?

Sono una persona curiosa e vado costantemente alla scoperta, camminando per strada, osservando le persone. L’essere umano si esprime in un’infinità di modi anche molto diversi tra loro. Ho un’ottima memoria per i dettagli, gli aneddoti. E sono proprio loro a fornire una visione sfaccettata e alternativa delle cose. Grazie all’ironia si giunge poi a ottenere una sintesi.

Com’è stato l’incontro con Fiorello?

Sono da sempre un suo fan, anche se a dire il vero è impossibile non esserlo. Mi aveva incuriosito molto “Edicola Fiore”, per il format, perché fatto con il telefonino. Quando ho saputo di “Viva Rai 2!” mi sono presentato al glass box di via Asiago, come fanno molti artisti. Ho proposto una vignetta, è piaciuta, e Rosario mi ha chiesto di tornare.

Come deve essere una vignetta per piacere a Fiore?

Sono le più difficili da fare (sorride). Devono essere scritte in maniera chiara, suonare bene e creare un’immagine comica nuova. Lui macina battute, l’idea di fare qualcosa che riesca a stupirlo è una sfida che colgo ogni giorno volentieri.

Appartiene a una famiglia di artisti, suo padre Lorenzo ha fatto parte dei 4+4 di Nora Orlandi, anche sua mamma, Maríka Paris, è una cantante, cosa si dice in famiglia della sua arte?

Mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato a fare ciò che mi piace. Al tempo stesso sono i primi a dirmi ciò che pensano dei miei lavori, sempre con la massima sincerità. Mamma mi ha anche insegnato a cantare. Sono contenti dei miei traguardi.

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