Massimo Ghini

Sono caduto e rinato tante volte

“Quest’anno lo avrei voluto ricordare diversamente, non come una terribile pagina di storia” dice, a proposito dell’emergenza corona virus, l’attore romano che, sulla serie “Vivi e lascia vivere”, afferma: “È un racconto molto affascinante, intrigante, che mescola il noir e il giallo”. E su Elena Sofia Ricci aggiunge: “È come me, una grande lavoratrice e una straordinaria professionista. La adoro, ogni volta che lavoro con lei sembra di andare in vacanza”

Come stanno trascorrendo queste giornate a casa?

Quando da ragazzo lessi “Le mie prigioni” di Silvio Pellico, non avrei mai immaginato di capirne oggi il senso, quel patimento raccontato (ride). Cerco di fare ironia su una situazione che è al contrario drammatica. Quest’anno lo avrei voluto ricordare diversamente, non come una terribile pagina di storia. Sono a casa con la mia famiglia, trascorro il tempo con tre dei miei quattro figli, i due maschi e Margherita, che con molte difficoltà siamo riusciti a far rientrare dall’Inghilterra. Leggo molto e cerco di partecipare a progetti che sostengano la raccolta fondi per gli ospedali.

Anche in questa situazione dimostra di essere attivamente partecipe della vita pubblica…

La partecipazione è sempre stata un valore importante nella mia vita, ma se rinascessi, vorrei essere solo un artista, perché interessarsi della vita pubblica è quasi una “malattia”.

Come ha trascorso il giorno della Liberazione e la Festa dei Lavoratori?

ll 25 aprile mi coinvolge molto, da sempre, perché sono figlio di un partigiano combattente, deportato in un campo di concentramento. Quest’anno è la prima volta che non ho potuto partecipare alla manifestazione e mi dispiace, ma la ricorrenza ha acquisito un valore ancora più profondo perché, per lo stato di costrizione in cui ci troviamo, aspettiamo tutti il giorno di una nuova Liberazione. Le migliaia di persone che con il loro sacrificio hanno combattuto per la nostra libertà mi fanno riflettere su chi, oggi, in maniera diversa, sta facendo la Resistenza in prima linea: i medici, gli infermieri, le forze dell’ordine. Dovrebbero ricevere la medaglia d’oro al valore civile. Per il Primo Maggio ho invece registrato la lettura del discorso di Giuseppe Di Vittorio (segretario storico della CGIL), un comizio degli anni Cinquanta molto attuale. Il mio pensiero si è rivolto a tutti i lavoratori di questo Paese, in particolare a quelli della categoria a cui appartengo, che stanno soffrendo molto.

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