MASSIMO CAGNINA

Ciro sembra scritto per me

Seconda stagione ne “Il Paradiso delle Signore” su Rai 1, dove interpreta un barista trasferitosi con la sua famiglia a Milano. Tra segreti, intrighi e innovazioni repentine della società e del costume, il personaggio vive con difficoltà i cambiamenti.  «Ciro è un uomo molto semplice che viene dal sud, dalla terra. Sa ascoltare, ha sempre qualche buon consiglio da dare, una sorta di saggezza sorniona. Per alcuni di questi aspetti si avvicina molto a me» afferma l’attore siciliano

 

Per la seconda stagione interpreta Ciro Puglisi. Le piace il suo personaggio?

Ho avuto una grande fortuna a “incontrarlo”. Per certi aspetti sembra sia stato scritto per me. Mi affascina molto, lo sento molto mio anche se ha alcune caratteristiche che non mi appartengono, come il suo essere retrogrado. Ma è molto interessante il processo con cui riesce a superare le sue fragilità.

Quali sono le caratteristiche di Ciro che le appartengono?

Sicuramente la sua capacità di empatia.  Ciro è un uomo molto semplice da un punto di vista mentale, è una persona che viene dal sud, che viene dalla terra. Sa ascoltare, ha sempre qualche buon consiglio da dare, una sorta di saggezza sorniona. Per alcuni di questi aspetti si avvicina molto a me.

Gli intrighi ne “Il Paradiso delle Signore” coinvolgono anche il suo personaggio. Cosa ci può rivelare?

I grossi segreti di Ciro sono svelati nel corso di questa stagione. Si è trasferito a Milano perché ha dovuto cedere le sue terre, si era rivolto agli strozzini per cercare di ripianare le incombenze che la gestione richiedeva. Altri segreti al momento non ce ne sono perché Ciro è un uomo semplice. Sarono tanti invece gli intrighi che continuano nella grande finanza.

Molto legato alla sua terra, la Sicilia, e alle sue tradizioni. Come si trova Ciro a Milano?

In maniera molto traumatica. Milano era così frenetica, così moderna, piena di innovazioni nella moda, nel costume, nel gusto. Per un uomo che negli anni sessanta proveniva da una Sicilia anche un po’ retrograda, rappresentava un trauma. Inizialmente Ciro si scontrava con le novità, come ad esempio la minigonna, ed essendo padre di due figlie femmine che si affacciavano alla vita, era molto preoccupato.

Ma ad un certo punto sembra aprirsi alle novità di Milano…

In questa seconda stagione è molto migliorato, ha aperto la sua mentalità e ha anche un po’ accettato i cambiamenti.

Lei come ha vissuto nuovi luoghi e nuove abitudini?

Io sono un ramingo a causa del mio lavoro, per le tournée teatrali che ho fatto quasi incessantemente. Nel 2004 mi sono diplomato al Teatro Stabile di Genova e fino al 2020 ho lavorato quasi interrottamente. Essendo poi figlio di un dirigente della Banca d’Italia che veniva spesso trasferito, fin da piccolo ho vissuto una vita movimentata. Sono nato ad Agrigento, cresciuto a Trapani, trasferito a Potenza, poi a Trieste, Pistoia, Firenze. Ogni volta ho cambiato scuola, amici e so cosa vuol dire cambiare cultura e mentalità. Anche per me è stata dura.

Che cosa l’ha colpita di più degli anni Sessanta?

Il fermento che c’era in tutti i settori, anche dal punto di vista musicale. Nella serie facciamo riferimenti continui anche ai brani di Sanremo. In quegli anni si passava dalla classicità alla modernità. Si vivevano cambiamenti che oggi sono scontati.

La ricostruzione di quegli anni sul set è sempre molto fedele alla realtà…

Resto sempre colpito dagli accessori, dai mobili che addirittura mi risvegliano dei ricordi, quelli delle case di nonna e di zia. La ricerca e la ricostruzione fedele, sono un grande pregio di questa serie.

Nella puntata del 31 dicembre ne “Il Paradiso delle Signore”, festeggerete il Capodanno. Che sensazione ha vissuto in questo countdown di 59 anni?

Devo dire che fa un po’ impressione interpretare quel momento proprio a ridosso della stessa data, ma di tanti anni dopo…

La produzione, voi attori, fate entrare gli spettatori in una sorta di macchina del tempo. Qual è la difficoltà maggiore che incontrate?

Recitare una serie di atteggiamenti di Ciro che non mi appartengono. Per me è uno sforzo non indifferente impersonare un uomo che non accetta la minigonna della propria figlia o un brano moderno. Vivendo nel 2024, non riesco neanche a immaginare di dovermi scontrare con cose oggi tanto scontate. Credo che la difficoltà maggiore nell’interpretare quegli anni stia nel cercare di riprodurne lo stupore.

Tra i generi più ricorrenti della sua carriera ci sono soprattutto commedie e ruoli drammatici. In quale si ritrova di più?

La commedia mi è più congeniale. I ruoli drammatici li interpreto sempre con grande interesse e con trasporto. La commedia però mi si confà maggiormente, anche per questioni di caratteristiche fisiche. La conosco meglio.

È uscito nel 2024 “La bocca dell’Anima” con la regia di Giuseppe Carleo dove interpreta il siciliano “Zù Mimì”. Sta lavorando ad altri film per il cinema?

“Il Paradiso delle signore” ci impegna otto mesi l’anno, è quindi difficile inserire altre cose nei quattro mesi che restano. Ma ho avuto la fortuna di vincere un provino per un nuovo film insieme a Lillo Petrolo di “Lillo e Greg”, per la regia di Andrea Jublin, che comincerò a girare a gennaio. Un personaggio molto interessante, drammatico, dentro una commedia che ha anche delle vene di romanticismo.

Oltre la recitazione quali sono le sue passioni?

Nel periodo del Covid mi trovavo in Sicilia e ho deciso di frequentare dei corsi di regia e di direzione della fotografia. Mi sono appassionato a un settore più tecnico e ho realizzato il mio primo cortometraggio, dietro la macchina alla presa. Ho la passione anche per i film d’autore del passato, i classici, e quando ho tempo li divoro.

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