Marina Occhionero

Un piccolo sogno alla volta…

In casa Battaglia è Viola, simpatica e un po’ naif, caratteristiche che hanno immediatamente affascinato la giovane attrice piemontese: «Mi sono affezionata subito a questa ragazza, mi hanno conquistato la sua leggerezza e la sua ironia»

© Matteo Graia

Soddisfatta del risultato di “Studio Battaglia”?

Sono molto contenta, la serie sta andando bene e i commenti sono positivi.

Ci racconta il suo incontro con la giovane Viola?

Mi sono affezionata subito a questa ragazza, fin dalla lettura della sceneggiatura. È sicuramente un personaggio che si discosta dalle cose fatte fino a ora, mi hanno conquistato la sua leggerezza e ironia. Mi è subito parsa una bella possibilità. Anch’io amo ridere, divertirmi e, diciamo la verità, personaggi femminili simpatici non ce ne sono tanti.  

Simpatica e anche un po’ naif. Cosa nasconde questa ingenuità?

La decisione di fare un lavoro “comune” appare come una non scelta, Viola viene tacciata di essere pigra, inconcludente. In realtà, questa è una scelta profondissima, radicata, molto consapevole. Ha deciso di fare un lavoro che non è centrale per la vita, ma che le permette di coltivare altri interessi, di vivere anche il lavoro secondo il suo modo di essere. Per la mia generazione il tema del lavoro è centrale, noi siamo stati educati a costruire una carriera, a identificarci completamente con il nostro mestiere, mentre io trovo molto coraggioso quello che lei fa.

Come interagiscono tra di loro le sorelle Battaglia?

Si amano moltissimo e, pur mantenendo la loro diversità, hanno un dialogo continuo. I caratteri si esprimono in maniera diversa, ma la base è sempre la stessa, si comprende subito che la matrice è identica: ironia tagliente, affrontare la vita a modo duro.

Qual è stato lo scambio tra la sua personalità e quella del suo personaggio?

Ogni attore presta una parte del proprio vissuto ai personaggi che deve interpretare, compresi i pregi e i difetti. Alcune caratteristiche dell’attore, entrando in contatto con i personaggi, esplodono, sono messe in risalto e brillano in un modo particolare. È il grande dibattito, è l’attore che va verso il personaggio o il contrario? Credo che, come tutte le cose, la verità sia nel mezzo, è un bell’incontro e uno scambio.

Un pezzo di strada di Viola è molto simile alla sua esperienza personale: figlia di professionisti che si allontana dalle orme familiari per recitare. Cosa l’ha spinta a questa scelta?

Fino a un certo punto ero convinta che avrei fatto l’avvocato, sono anche andata a studiare all’estero, in Australia, per imparare l’inglese e iscrivermi a un corso per tentare la carriera negli arbitrati internazionali. Mi sarebbe piaciuto lavorare in quell’ambito ma, a un certo punto, ho avuto la sensazione che la mia strada fosse già scritta, che stessi percorrendo i binari che gli altri si aspettavano da me. Ho mollato tutto all’improvviso, ho voltato completamente pagina. I miei genitori sono stati meravigliosi, nonostante fosse una scelta totalmente contraria alle loro aspettative, mi hanno ascoltata e si sono fidati. È stata una grandissima prova d’amore.

E poi?

Forse all’inizio non erano contentissimi, mi hanno confessato che il loro scetticismo derivava non dal fatto che non credessero in me, ma che non avevano la minima idea di come funzionasse questa realtà, delle prospettive sul futuro. Abbandonare studi già avviati sembrava proprio un salto nel buio, soprattutto in un momento economico difficile. Alla fine, anche il mio papà si è messo a suonare il piano, e ora facciamo i concerti di Natale insieme. È convinto che sia stato lui a trasmettermi i geni artistici.

Tante le voci femminili di questo racconto, molto diverse tra loro. Quale di queste risuona meglio in lei?

Sicuramente quella del personaggio che interpreto, soprattutto per un fatto anagrafico. Tutti i personaggi però sono scritti così bene che rappresentano perfettamente le generazioni di cui parlano. Viola è il riflesso della mia generazione, la sento vicina nelle sue azioni. In tutti c’è un aspetto, una battuta, un modo di fare, un qualcosa in cui ciascuno di noi può riconoscere un pezzettino di sé.

Continua a leggere sul Radiocorriere Tv N.14 a pag.18