Maria Falcone

Per un futuro senza mafie

Il 23 maggio 2021 si commemora il 29° anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui persero la vita Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle loro scorte. Il RadiocorriereTv ha incontrato Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso in un attentato dinamitardo lungo l’autostrada che conduce dall’aeroporto palermitano di Punta Raisi al capoluogo siciliano

Suo fratello diceva che la mafia è anche una questione culturale, lei da molti anni parla con gli studenti portando alta la bandiera della legalità. Quanto è forte, nelle nuove generazioni, la voglia di riscatto?

Incontrando i ragazzi, prima nelle scuole e in questo ultimo anno e mezzo via Skype, noto soprattutto grande attenzione, sono molto preparati da insegnanti che parlano loro di lotta alla mafia. Trovo entusiasmo di conoscere Giovanni per quello che rappresenta, come magistrato e come uomo.

Che cosa le chiedono i giovani, da cosa sono incuriositi?

Vogliono capire come nacque la scelta di Giovanni di fare il magistrato, e poi sono curiosi di sapere come era da bambino, quali erano i suoi sogni, i suoi desideri per quando sarebbe stato grande. Bambini e ragazzi sono sempre interessati di capire come, anche da piccoli, si scelga quella che sarà la propria vita futura.

Cosa bisogna fare affinché la legalità sia considerata da tutti un valore inalienabile?

Per noi che siamo una democrazia che ha alla base una delle Costituzioni più belle e complete d’Europa la legalità dovrebbe essere sempre messa al primo posto. È un caposaldo che garantisce la vita sociale di ogni giorno. Solo attraverso delle norme si possono determinare i rapporti sociali.

La pandemia ha lasciato macerie, la ricostruzione economica e sociale è cominciata. Come si può rendere virtuoso questo percorso molto delicato anche per le possibili infiltrazioni della criminalità?

Le rispondo con le parole che avrebbe usato mio fratello con miei figli che gli ponevano spesso questa domanda: facendo solo e semplicemente il proprio dovere. Dovremo ricostruire il Paese sia da un punto di vista economico che sociale, ma penso che sarà più facile ricostruire l’economia, se tutto andrà come deve andare, se ognuno farà il proprio dovere. La grande quantità di moneta che arriverà al nostro Paese, un debito buono che resta scritto per i nostri eredi, ci farà crescere, porterà all’aumento dell’industria, delle attività commerciali, del lavoro. Può essere un volano. Difficile sarà invece recuperare il tempo da un punto di vista sociale. Non possiamo immaginare quanto sarà grande per i nostri giovani la perdita dei momenti di comunicazione, dell’essere ragazzi tutti insieme, cosa che noi non potremo ridare loro.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N. 20 a pag.20