Marco Liorni
Con Reazione a Catena sarà un’estate leggera (anzi, leggerissima)
Per la terza volta alla conduzione del game show più amato dei mesi estivi Rai: «È un gioco che ti prende, ti appassiona. I concorrenti sono freschi, interessanti le dinamiche di squadra che si creano durante le puntate. E’ il ritratto di un’Italia che non sempre viene raccontata, quella delle persone che amano la propria lingua» racconta al RadiocorriereTv il conduttore romano, che ci aspetta dal 7 giugno alle 18.45 su Rai1
Con “Reazione a Catena” si inaugura l’estate Rai, come si sente?
Mi sento leggero, anzi leggerissimo, per citare lo slogan di quest’anno (ride). La caratteristica principale del programma, da sempre, è la leggerezza, il clima bello che si respira in studio e a casa, con energie fresche. È un gioco bello a cui partecipare e da condurre.
E quest’anno c’è ancora più bisogno di leggerezza…
È vero, anche se purtroppo non abbiamo tutto ancora alle spalle e ogni giorno ci sono persone che dobbiamo contare a causa del Covid. C’è però una grande spinta a ripartire, anche in onore di chi non c’è più.
Quali sono le novità principali di questa edizione?
La principale è un nuovo gioco, “ZOT”, una parola che si usa per dire “rubare”. Arriva prima dell’intesa vincente e vale ben dieci secondi se la squadra in svantaggio riesce a risolvere l’enigma proposto, sottraendo cinque punti agli avversari. Nell’economia del gioco è una sfida importante, perché in dieci secondi si possono dire tante parole.
Prova anche lei i giochi?
Sì, alla fine anche il conduttore in qualche modo gioca con le squadre, anche se devo stare attento a non farmi scappare la soluzione. Più che altro osservo i concorrenti, le relazioni all’interno di una squadra, l’energia che si crea. Quest’anno partiremo alla grande, con il torneo dei Campioni degli ultimi due anni, e con uno studio totalmente rinnovato, con una bellissima illuminazione, una combinazione di colori particolare, molto intensi.
Secondo anno senza pubblico, riuscirà la nuova scenografia a colmare questa mancanza?
In parte sì. Il ledwall, una sorta di schermo gigantesco che accoglie le persone che seguono da casa, sarà ancora più grande rispetto all’anno scorso. È chiaro, però, che il calore del pubblico è un’altra cosa, quando c’è se ne percepisce il respiro, le sue emozioni entrano nel gioco. Non ci sentiremo soli però, ci sono le squadre che riempiono lo studio e creeranno movimento.