Marco Carrara

Tanto digital e tanta passione

Al fianco di Serena Bortone in “Agorà” e conduttore di “Timeline” su Rai3, porta sul piccolo schermo volti e storie della rete. “La curiosità è alla base di tutto – afferma – cerco di andare a fondo, non mi accontento mai, nel lavoro come nella vita”

Cosa significa raccontare la quotidianità al pubblico di Rai3?

Cerco sempre di mettere in campo rigore e chiarezza per fare capire fino in fondo ciò che accade. Per quanto riguarda il Coronavirus, sia in “Agorà” che in “Timeline” abbiamo parlato tantissimo dell’emergenza sanitaria, ora cerchiamo di affrontare anche quella economica, sempre con il massimo equilibrio, ascoltando la voce degli esperti. Al nostro fianco c’è una grande squadra che rende tutto questo possibile. La chiarezza è uno strumento ancor più indispensabile di fronte all’aumento delle fake news, cresciute in questi mesi del 5-6 per cento, noi usiamo la voce della scienza per smentire o confermare le voci dei social. Fare chiarezza in un momento tanto complesso è uno dei compiti del Servizio Pubblico, ci proviamo ogni giorno.

Cosa ti è piaciuto (e cosa meno) della rete e della televisione nel corso della quarantena?

Sono contento che la rete abbia avuto un proprio riscatto. Sono passati anni in cui si riteneva che i social fossero solamente il luogo in cui si perdeva tempo, in cui c’erano solo fake news. In questo periodo, invece, i social hanno fatto tanta compagnia, pensiamo ai conduttori che hanno incontrato online il proprio pubblico non potendo andare in onda con i programmi. I social sono stati una fonte di intrattenimento anche dove la tv non è riuscita a intrattenere. Il digital ha connesso davvero tante persone. Mi è piaciuto meno vedere, sia in rete sia in televisione, un dibattito polemico nei giorni dell’emergenza sanitaria.  Aspetto positivo è anche come la Tv abbia mutato il proprio linguaggio, evolvendo, capendo il potenziale rappresentato da internet, utilizzato per collegarsi con gli ospiti che non potevamo accogliere negli studi. Questa immagine un po’ più sporca, casalinga, ha introdotto un linguaggio, prima ritenuto impensabile, che è stato invece un valore aggiunto capace di arricchire la televisione stessa.

La televisione, nonostante la rete, ha dunque un futuro?

Ha confermato di sapere cambiare in base ai tempi. E questo è molto interessante.

Come ti difendi, personalmente, dalle fake news?

In questo momento l’arma più pericolosa è rappresentata dalle bufale che girano sulle chat personali. Nel corso della pandemia, sono state molte le persone che ci sono cascate. In questi casi, in assenza di una fonte certificata, è necessario fare verifiche, perché la miglior difesa è proprio quella della ricerca in rete, magari incrociando un sito di “debunking”, specializzato nello smentire le fake news. L’invito, dunque, è proprio quello di cercare, chiedendosi se quanto ascoltato o letto corrisponda al vero. L’importante è non essere passivi, non subire le notizie.

Continua sul RadiocorriereTV N. 20 a pag.38