Mara Venier
Un viaggio di una vita, un viaggio d’amore
Con “Mamma, ti ricordi di me?”, edito da Rai Libri, l’amata conduttrice di Rai1 racconta il suo profondo legame con la madre Elsa. Una vita di emozioni condivise, poi l’arrivo della malattia, l’Alzheimer. «È terribile non essere “visti” da chi ci ha messo al mondo, chiunque lo abbia sperimentato sa cosa significa»
“Che soggetto la mia mamma, non c’era volta in cui non dicesse ai quattro venti: «Mi so e a mama de Mara Venier». Lo sbandierava a destra e a manca: al dentista, al medico, al fruttivendolo. «Guarda che prima o poi ti becchi un bel chissenefrega, ci sarà pure qualcuno a cui sto antipatica» le dicevo io per arginarla. Ma lei niente, nel suo cuore c’era spazio solo per l’orgoglio di avermi messa al mondo, le critiche nei miei confronti non le interessavano, le ignorava completamente, come se non esistessero. E quel suo orgoglio mi rendeva felice, me ne rendo davvero conto solo adesso”.
Mara Venier come raramente l’abbiamo conosciuta, quella che in “Mamma, ti ricordi di me?” apre il suo cuore e il suo privato ai fans, a quel pubblico che negli anni ne ha apprezzato le qualità umane e professionali seguendola con un affetto sempre crescente. Mara donna di spettacolo, protagonista di molti programmi televisivi di successo, Mara regina (e zia) della domenica pomeriggio, Mara empatica intervistatrice capace di narrare e ascoltare con tatto e rispetto. Il volume edito da Rai Libri racconta un altro volto ancora della popolare conduttrice, quello di Mara figlia, alle prese con la drammatica malattia della mamma, la signora Elsa, colpita dall’Alzheimer e scomparsa nel 2015. Mara racconta di diagnosi, di ospedali, di badanti, di cosa significhi assistere un genitore che non è più autosufficiente eppure non se ne rende conto, e ripercorre nello stesso tempo i ricordi di una vita, da quando, bambina, passava interi pomeriggi al cinema con la mamma al giorno in cui per la prima volta lei non l’ha riconosciuta e l’ha salutata con un raggelante “Buongiorno, signora”.
“Il cuore mi sprofondò nel petto. Non l’aveva mai fatto, non era mai successo che non mi riconoscesse. È terribile non essere ‘visti’ da chi ci ha messo al mondo, chiunque lo abbia sperimentato sa cosa significa. Ti senti quasi negato, privato di te stesso, come se ti avessero strappato via l’anima”.