IL COLLEGIO

Su quei banchi rivediamo noi stessi

Il popolare conduttore, voce narrante del programma cult in onda dal 27 ottobre su Rai2, racconta al RadiocorriereTv i suoi trascorsi da studente: «Andavo bene a scuola ma mi bocciarono per la condotta». E sul successo del docu-reality afferma: «Funziona perché è intergenerazionale, si rivolge a tutta la famiglia»

Magalli, bentornato a “Il Collegio”…

Sono ripetente, sono quattro anni che lo faccio (sorride).

Cosa la lega a questo programma?

Facendo la voce narrante dalla prima edizione il programma l’ho anche visto. Nei primi anni era ambientato nei Sessanta, gli anni della mia scuola. Mi sono rivisto dietro ai banchi, ho rivisto situazioni che conoscevo, atteggiamenti dei professori, metodi d’insegnamento, metodi puntivi che avevo nella memoria. Anche le clip storiche che realizziamo riguardano fatti che mi erano noti. Poi, piano piano, la storia è avanzata, gli anni sono passati, siamo arrivati a quelli in cui le mie figlie andavano a scuola. A “Il Collegio” mi sono proprio affezionato.

Che ricordo ha degli anni Novanta, nei quali è ambientata questa quinta edizione?

Per me sono stati anni belli. Sono quelli in cui mi sono sposato, in cui è nata la mia seconda figlia, gli anni in cui professionalmente ho fatto molte trasmissioni carine oltre “I Fatti Vostri”, penso a “Fantastica Italiana”, a “I Cervelloni”, a “Papaveri e papere”, e anche in famiglia andava tutto bene. Qualche anno dopo io e mia moglie ci siamo separati, ma siamo comunque rimasti amici, a mia figlia sono rimasto molto legato, andiamo spesso a cena tutti insieme. Sono anni di cui non ho un brutto ricordo, poi qualcosa capita sempre, mia mamma ci lasciò. Non ci sono mai anni che non abbiano anche qualche ombra.

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