L’ultima sfida
LA PORTA ROSSA
Mercoledì 1 febbraio si conclude la terza e ultima stagione della serie ideata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi con la regia di Gianpaolo Tescari. Il RadiocorriereTv incontra Gabriella Pession, protagonista femminile, che nel racconto veste i panni dell’ex moglie di Cagliostro (Lino Guanciale), Anna Mayer
Cosa prova per la sua Anna?
Anna Mayer è un personaggio al quale sono legatissima. Ora che siamo alla fine della terza stagione posso dire che il suo percorso è stato avvincente, emozionante, tenero e struggente. La vicenda avrà un grande finale.
Cosa ha reso “La porta rossa” tanto amata dal pubblico?
Credo che il successo di questa serie sia dato innanzitutto da una scrittura importante: Carlo Lucarelli, Giampiero Rigosi e Sofia Assirelli le hanno dato tridimensionalità, con una profondità dei personaggi abbastanza rara in un prodotto televisivo. Ma credo anche che la cosa che più abbia colpito il pubblico sia l’interregno tra la vita e la morte: la storia di un grande amore interrotto dalla morte di Cagliostro.
Al primo incontro con la sceneggiatura cosa la colpì?
Questa perdita, questa assenza, queta memoria che si crea, nell’interregno nel quale Cagliostro vive. È lì che cerca di comunicare con Anna, la moglie che ama ancora, e questo è qualcosa di estremamente universale. L’amore e la morte sono temi universali in assoluto particolarmente struggenti.
Una serie che induce alla riflessione. Nel corso degli anni, delle tre stagioni, cosa le ha lasciato?
Ha messo ancora più a fuoco quella che è una mia speranza. Spero proprio che ci sia qualcosa al di là della vita, anzi, lo credo proprio. Questo tema è il cuore della narrazione, ed è qualcosa di estremamente poetico e magico, di profondo e inusuale, sono felice di averlo potuto raccontare.
Tanti mesi sul set con lo stesso gruppo di lavoro. Cosa le lascia questa esperienza?
Grandi amicizie. Rapporti che si sono approfonditi e cementati negli anni, con Lino Guanciale e con Elena Radonicich, con Gaetano Bruno e Valentina Romani. Siamo veramente un bellissimo gruppo. Ci divertiamo, non ci prendiamo mai troppo sul serio, adoriamo questo mestiere. Raccontiamo qualcosa che deve arrivare al cuore. Lo facciamo tutti con lo stesso entusiasmo e la stessa generosità.