Lucrezia Lante della Rovere
Che bel filmone la nostra vita!
L’attrice romana, co-protagonista della serie di Rai1 “Bella da morire” si racconta, tra pubblico e privato, al RadiocorriereTv. “In un personaggio puoi metterci tutto ciò che sei – afferma – anche le tue contraddizioni, non siamo mai definibili in una cosa sola”. E ancora: “La vita è uno specchio. Prima ti specchi in tua madre, che poi si specchia con te, poi ti specchi nelle tue figlie. Vedi tutto che si ripete, vedi quanto i figli siano simili a te, a volte anche negli errori”
Da domenica scorsa, su Rai1, interpreta Giuditta Doria, un Pm, una donna tenace, che nella storia diretta da Andrea Molaioli ha un ruolo chiave, come è stato vestirne i panni?
Bello e divertente, perché quando si lavora con un soggetto scritto molto bene, con una bellissima sceneggiatura, con un bravissimo regista, un cast molto forte e con dei temi che ti appartengono è tutto più semplice. Stiamo raccontando di tre donne: Giuditta, il procuratore capo, Eva, la poliziotta e Anita, l’anatomo-patologa, tre figure contemporanee, la cui prerogativa è l’ossessione per il lavoro. Interpretare ruoli così moderni è interessante e poi la serie ha un “filo jaune”, un pretesto: l’assassinata, voce narrante, è una ragazza che ha il sogno di fare la showgirl, lei racconta l’amore puro. Dalla sua storia vengono declinate tutte le possibilità dell’amore, quello filiale, quello fraterno, quello violento, quello matrimoniale.
Che donna è Giuditta?
È realizzata nel lavoro e non ha tempo di avere figli, ha una cyclette in ufficio perché non riesce nemmeno ad andare in palestra. Ha avuto un marito che si è sempre dedicato a lei , come spesso succede dopo un matrimonio molto lungo e anche soddisfacente, l’amore finisce, perché ci sono le crisi dell’età, c’è il non sentirsi più desiderata. Giuditta, a cinquant’anni, si sta scoprendo in una nuova fase della vita, viene criticata da Eva (Cristiana Capotondi) che, avendo un’altra età, la rimprovera.