Luca Zingaretti

Salvo come non l’abbiamo mai visto

Lunedì 8 marzo in prima serata su Rai1 “Il metodo Catalanotti”, il nuovo episodio della serie più amata della televisione. Il RadiocorriereTv intervista Luca Zingaretti che, in merito a un suo possibile ritorno al personaggio in una eventuale ripresa della serie, risponde: «Ho deciso di rimandare questa scelta a un lutto che si deve ancora elaborare, a una decisione che è ancora da prendere» 

Un Montalbano capace di coglierci di sorpresa e di stupirci, quello del “Metodo Catalanotti”. Come ha vissuto questo nuovo registro del suo personaggio? 

È stata una bella sfida riuscire a rendere questo senso di spaesamento, questa perdita di identità da parte del personaggio. Andrea Camilleri ha operato una sorta di tradimento nei confronti del Commissario. Eravamo abituati a sentire e conoscere Montalbano come un uomo che amava la sua terra, le sue nuotate, il cibo nel suo ristorante, i suoi uomini, il suo lavoro, la sua donna, anche se lontana. Erano dei punti fermi della sua esistenza ai quali non avrebbe mai rinunciato. Invece in questo episodio arriva una donna, lui prende una sbandata e si dice pronto a rinunciare a qualunque cosa pur di seguirla.  

È un grosso terremoto, come ha deciso di renderlo per immagini?  

Ho pensato che andavano prese delle misure anche drastiche nei confronti del nostro modo di recitare, che è un po’ uno stile sopra le righe, a commedia dell’arte, dove può convivere un Commissario Montalbano con uno come Catarella, che in qualunque altro film, se fosse immesso, sarebbe da ricovero immediato in manicomio, e che invece può vivere e agire nel “Commissario Montalbano” proprio perché c’è una coerenza con il quadro generale. Perché abbiamo creato un mondo altro, parallelo rispetto a quello vero. Questa volta invece irrompe un elemento grosso, forte, nuovo e andava raccontato rompendo il mondo che avevamo creato. Da un punto di vista recitativo siamo dovuti scendere sulla terra e pensare a come un uomo può dire a una donna “farei qualunque cosa per te”, da un punto di vista registico questi momenti andavano colti con escamotage che ad esempio Alberto Sironi non aveva mai usato. 

Potrebbe mai congedarsi per davvero dal suo Commissario? 

Sì, senza problemi. Se in questi anni non l’ho fatto è perché mi divertiva tantissimo vestire i panni di Salvo Montalbano. Il divertimento non è passato, ma è passato del tempo, purtroppo, e delle persone ci hanno lasciato. Farlo senza Camilleri che scrive le storie, senza Alberto Sironi che è stato per me un complice di trincea in questi vent’anni, forse ha poco senso. D’altra parte, ho pensato che in fin dei conti sono altri due romanzi e si potrebbe chiudere il cerchio, ma nello stesso tempo tornare su un set in quei luoghi senza questi amici cari mi fa una tristezza infinita. Ho deciso di rimandare questa scelta a un lutto che si deve ancora elaborare, a una decisione che è ancora da prendere. 

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