Luca Chikovani
Io, ribelle che vive di musica (e di recitazione)
Il giovane attore, lanciato sul grande schermo dal film “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, è tra i protagonisti più apprezzati della serie di Rai1 “Un passo dal cielo – I guardiani”. Il RadiocorriereTv lo ha incontrato: «Ho sempre percepito una grande connessione con la natura. Andare a girare lì è stato bello, un po’ tornare alle origini ma in Italia»
Partiamo da “Un passo dal cielo”, come ha vissuto l’esordio in una serie tanto popolare?
È stato particolare. Sono nato artisticamente come cantante, ho cominciato a 14 anni caricando i video su YouTube. Poi ho avuto la fortuna di essere preso da Alice Rohrwacher per il film “Lazzaro felice” e ho avuto la possibilità di iniziare il percorso cinematografico. Non pensavo nemmeno di continuare, non sapevo come funzionasse la recitazione, nel tempo mi sono accorto che in realtà è una cosa introspettiva. Subito dopo il lockdown mi è capitato il casting di “Un passo dal cielo” dove ho incontrato il regista Jan Maria Michelini. Pensi che quando arrivai al provino non volevano farmi entrare perché il termometro per la febbre misurava sempre temperature diverse, a volte 35, altre 38. Fortunatamente si si sono accorti che quel termometro non funzionava e mi hanno ammesso al casting. Di fronte al regista ho cantato una canzone con la chitarra. A Jan è piaciuta ed ha avuto inizio la bella esperienza delle riprese in luoghi meravigliosi.
“Un passo dal cielo” non è una serie come le altre, tra i protagonisti c’è la montagna, ci sono le Dolomiti, che rapporto ha instaurato con quel mondo?
Sono un ragazzo di montagna, anche se non sembrerebbe. Vengo dalla Georgia, dal Caucaso. Sin da piccolo, quando avevo cinque, sei anni, andavo per ore nel bosco, nessuno sapeva dov’ero, parlavo con gli animali, conoscevo quei luoghi a memoria. Ho sempre percepito una grande connessione con la natura. Andare a girare lì è stato bello, un po’ tornare alle origini ma in Italia.
Quello che l’ha portata alla fiction è un percorso nato altrove, nel mondo di YouTube, qual è il territorio in cui ha deciso di affondare le radici?
Una domanda difficile, sono contrario a volermi definire. Penso che un limite della società moderna sia quello di cercare di attribuire sempre un luogo preciso, piccolino, a tutte le persone, categorizzando tutti quanti. Sono sempre stato un ribelle da questo punto di vista, affascinato dai filosofi, che studiavano tante cose, perché l’importante della vita è l’esperienza che si acquisisce. Musica e cinema sono mondi diversi che servono ad arricchire tanto l’esperienza della vita. La musica è l’unica arte non raffigurativa che connette alla realtà spirituale. La recitazione mi consente invece di vivere le esperienze di alcuni personaggi e di ampliare così la mia personalità.
Quanta musica c’è nella sua vita?
La musica è sempre stata molto importante. Anche da piccolo viaggiavo nella fantasia, lo facevo anche attraverso la musica, tanto che i miei insegnanti pensavano che avessi dei disturbi di attenzione. Nel tempo ho scoperto che è una grande cosa che dovremmo sviluppare tutti quanti. Viaggiavo con la musica e immaginavo cose che avrei fatto in futuro. Ho imparato a suonare gli strumenti ascoltando. Immaginavo nella mia mente quello che faceva il bluesman al pianoforte e poi lo riproducevo. Bisogna sviluppare la fantasia, la potenzialità di visualizzazione che si ha nella mente. La fantasia è uno strumento di conoscenza della realtà, molti non credono in questo, ma l’ho provata su di me e per questo lo racconto.