L’opera è eterna

PIPPO BAUDO

Il popolare conduttore, impegnato con Antonio Di Bella a raccontare la grande lirica su Rai3, racconta al RadiocorriereTv la sua grande passione per il belcanto: «Quando Floria Tosca canta il “Vissi d’arte, vissi d’amore” provo una forte emozione»

Ennevifoto

Quando e come nasce la sua passione per l’opera lirica?

Dall’infanzia, mio padre era un grande melomane, aveva tutti gli spartiti delle opere, li leggeva al pianoforte. Di quel mondo me ne innamorai sin da allora.

Su Rai3 presenterete tre partiture di compositori molto amati: il più romantico Verdi, i veristi Mascagni e Leoncavallo, che viaggio sarà?

Sono tre opere completamente diverse. Quella che mi affascina molto è “Cavalleria rusticana”, per motivi di territorio, di sangue. Però l’“Aida” è l’opera colossale, cimentarsi contro Verdi è sempre stato impossibile. Ruggero Leoncavallo ha fatto una bella opera, ma purtroppo solamente una.

Radamès, Canio, Turiddu, quanta attualità c’è in questi personaggi?

In Turiddu l’attualità è relativa, in “Cavalleria” si parla infatti di un mondo rurale che speriamo non si comporti più come fecero Alfio e Turiddu (il primo uccide il secondo in duello per una questione amorosa). Quello proposto dai “Pagliacci”, l’essere costretti a vestire la giubba, a cantare, e a fare ridere la gente, è un tema più attuale, contemporaneo. Quella narrata nell’opera di Verdi è invece una storia inventata totalmente, Radames è un grande personaggio, centrale, che dimostra amore assoluto nei confronti di Aida.

Cosa la affascina invece di Aida, Nedda e Santuzza, figure femminili delle tre opere?

Nedda nei “Pagliacci” è un personaggio quasi contemporaneo. Tradisce il marito e muore insieme all’amante, uccisi entrambi dal consorte. Quella di Santuzza in “Cavalleria” è una figura angelica, serena. Aida è una donna eccezionale, un’eroina.

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