Lolita, il mio portafortuna

LUISA RANIERI

L’attrice, alla terza stagione della serie, parla al RadiocorriereTV dell’affetto per la vicequestore a cui dà voce e volto: «È forte perché non ha paura di mostrare le sue fragilità»

Ritrovarsi da dove ci si era lasciati. Che tipo di ripartenza è stata?

Quando sono tornata a Bari per girare ho provato la voglia di ritrovare i compagni, le storie di Lolita, le sue fragilità, le sue tenerezze, le sue nostalgie, il rapporto con la città. In questa terza stagione vedremo una Lolita indaffarata a superare un passato che non è passato, e al tempo stesso spinta verso qualcosa di nuovo, che cerca di andare avanti. Ritroveremo anche tutti gli altri personaggi, interpretati da Bianca Nappi, Giovanni Ludeno, Jacopo Cullin, alle prese con un rapporto di coppia in cui si devono mettere in gioco veramente, perché sono cambiati gli equilibri.

Lolita affonda i suoi tacchi nella sabbia, è un po’ la metafora della vita, si sprofonda e servono maniglie per rimanere saldi. Quali sono gli appoggi di Lolita per andare avanti?

Sicuramente le sue amicizie, la sua famiglia, il suo lavoro: sono qiesti i punti fermi. Marietta è un suo punto fermo, insieme ad Antonio Forte. Sono la piattaforma su cui lei si appoggia.

Lolita è un personaggio sfuggito allo stereotipo, si mostra per quello che è, una donna che vuole affermarsi nel lavoro, che non rinuncia a nulla nella sua vita…

La cosa che mi piace di lei è che non ha paura di mostrare la sua fragilità. È forte per quello. Si concede anche le malinconie, a volte dei momenti di tristezza, di solitudine, però con un fare quasi di coccola. Sono dei sentimenti umani: non esistono solo la forza, il determinarsi, l’essere autonomi, ma anche tanti altri sentimenti e conflitti interni. Lolita i suoi conflitti se li vive, con i suoi bicchieri di vino, la sua solitudine, i suoi pensieri, le sue riflessioni. Trovo questo molto attinente alla realtà.

Essere una persona libera comporta sempre delle responsabilità. In che modo Lolita le ha accettate?

Credo che questa sua libertà, questo suo essere intransigente li abbia anche pagati. L’abbiamo vista ad esempio combattere contro il cliché della madre, che nella prima stagione le diceva che una donna alla sua età si sarebbe dovuta sistemare, in realtà lei è portatrice di un femminile diverso, tanto da fare emancipare anche la madre e la sorella dalla figura maschile. Le sprona a diventare imprenditrici, a seguire il sogno e a non averne paura, a non temere di incontrare l’amore, di andare oltre al giudizio altrui. In questo la trovo un personaggio di un femminile a tutto tondo, solidale.

Qual è la soddisfazione che le ha dato questo lavoro?

Sicuramente l’affetto del pubblico, impagabile. Sono grata a questo personaggio che ho molto amato, molto cercato, è un femminile che mi piaceva rappresentare. Per me Lolita è un portafortuna che mi è stato donato, insieme a lei sono arrivate nella mia vita bellissime occasioni. Quest’anno il secondo film con Sorrentino e la partecipazione a un film di Jonny Deep. E poi la cittadinanza barese. Devo dire che non è andata male. (sorride)

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