Lo sguardo nuovo di Bellocchio sull’Italia di Aldo Moro

ESTERNO NOTTE

Dopo la presentazione al Festival di Cannes, al Festival di New York e al BFI London Film Festival, il film lungo in tre atti del pluripremiato regista andrà in onda su Rai 1 il 14, 15 e 17 novembre, portando sul Servizio Pubblico uno dei momenti più tragici della vita del nostro Paese. Il racconto vede Fabrizio Gifuni nei panni del presidente della Democrazia Cristiana e Margherita Buy in quelli della moglie Eleonora, Toni Servillo è Papa Paolo VI, Fausto Russo Alessi è Francesco Cossiga, mentre Daniela Marra e Gabriel Montesi sono brigatisti. Una produzione Lorenzo Mieli per The Apartment, con Simone Gattoni per Kavac Film, in collaborazione con Rai Fiction, in coproduzione con Arte France.

«Questa serie rappresenta a pieno titolo la nostra idea di Servizio Pubblico e Marco Bellocchio racconta con lucidità uno dei momenti più drammatici della nostra Repubblica» sono le parole dell’Ad Rai Carlo Fuortes, che rende omaggio a uno dei più grandi cineasti italiani. Il maestro Marco Bellocchio sbarca per la prima volta in televisione, e in Rai, dopo aver accettato la sfida della serialità, perché alla fine, dichiara «le cose che ci coinvolgono sono sempre delle grandi avventure. È stato fatto un buon lavoro, abbiamo capito subito dalle prime proiezioni che c’era una vibrazione, un interesse, un coinvolgimento».

“Esterno notte” è un’opera che ritorna, dopo quasi vent’anni da “Buongiorno, notte”, sul tema del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro con un nuovo originale sguardo. «Ho voluto stavolta farne una serie – afferma Bellocchio – per raccontare l’esterno di quei 55 giorni italiani stando però fuori dalla prigione tranne che alla fine, all’epilogo tragico. Stavolta i protagonisti sono gli uomini e le donne che agirono fuori della prigione, coinvolti a vario titolo nel sequestro: la famiglia, i politici, i preti, il Papa, i professori, i maghi, le forze dell’ordine, i servizi segreti, i brigatisti in libertà e in galera, persino i mafiosi, gli infiltrati» Il regista sarà premiato dagli EFA, i prestigiosi Oscar europei, per la narrazione più innovativa, un riconoscimento commentato con orgoglio da Maria Pia Ammirati, direttore di Rai Fiction: «Ci sono prodotti che si impongono per l’originalità della struttura, la qualità del linguaggio, l’intensità dell’interpretazione e l’inconfondibile identità autorale. Rai Fiction ha aderito da subito al progetto del maestro, riconoscendo in “Esterno Notte” una proposta volta a reinventare il rapporto tra cinema e serialità televisiva». Un riconoscimento che celebra il talento e la versatilità del regista e conferma, ancora una volta, l’impegno della Rai nel perseguire una linea strategica con progetti capaci di superare le barriere che hanno separato piccolo e grande schermo.

Cosa ha spinto però il regista de “I pugni in tasca” a ritornare sul caso Moro? Di certo «non per scoprire nuovi segreti, ma perché questa tragedia ci fa ancora palpitare, ci coinvolge, ma senza l’intenzione di condannare» afferma Bellocchio che, dopo l’acclamazione di pubblico e di critica, prima a Cannes e poi al cinema, intuisce che qualcosa di veramente speciale si è messo in moto, «un interesse sincero, una passione non ideologica. Pur non sapendo molto del grande pubblico televisivo, posso solo sperare infantilmente che in tanti lo guardino, perché sono importanti anche i risultati. E spero – continua – che ci sarà il tempo di fare altre cose seriali». 

La storia 1978. L’anno tra i più tormentati e ingombranti per la storia del nostro Paese. Violenza di piazza, rapimenti, gambizzazioni, scontri a fuoco, attentati. L’anno del rapimento e dell’omicidio del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, da parte delle Brigate Rosse, l’organizzazione terroristica italiana di estrema sinistra costituitasi nel 1970 per propagandare e sviluppare la lotta armata rivoluzionaria per il comunismo. L’anno in cui sta per insediarsi, per la prima volta in un Paese occidentale, un governo sostenuto dal Partito Comunista (PCI), in una storica alleanza con la Democrazia Cristiana. Aldo Moro, il suo Presidente, è il principale fautore di questo accordo che segna un passo decisivo nel reciproco riconoscimento con il più grande partito comunista in Occidente guidato da Enrico Berlinguer. Proprio nel giorno dell’insediamento del Governo che con la sua abilità politica è riuscito a costruire, il 16 marzo 1978, sulla strada che lo porta in Parlamento, Aldo Moro e gli uomini della sua scorta cadono in un agguato in via Fani a Roma. Il presidente della Dc viene rapito e l’intera scorta sterminata. È un attacco diretto al cuore dello Stato. La sua prigionia durerà cinquantacinque giorni, scanditi dalle lettere di Moro e dai comunicati dei brigatisti. Cinquantacinque giorni di speranza, paura, trattative, fallimenti, buone e cattive azioni. Cinquantacinque giorni al termine dei quali il suo cadavere verrà abbandonato in un’automobile in via Caetani, esattamente a metà strada tra la sede della Democrazia Cristiana e quella del Partito Comunista

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