LINO GUANCIALE E MICHELE RIONDINO
Nella tela del Conte
Un fuorilegge che evolve moralmente e un brigante che smaschera l’ipocrisia aristocratica con ironia. I due attori raccontano la loro esperienza ne “Il Conte di Montecristo”, il lunedì in prima serata su Rai 1
Ci può raccontare quale clima si è creato sul set diretto da Bille August?
MICHELE RIONDINO: Direi un clima particolarmente magico, e per questo è necessario ringraziare chi ha immaginato questo progetto: Rai, Palomar e il regista Bille August, che è riuscito nel suo intento di creare un ambiente in cui potesse nascere questa magia. Lavorare in costume permette all’attore di nascondersi dietro una maschera, e farlo con un abito storico crea la giusta distanza dal personaggio che si interpreta. Bille ha avuto la capacità di mantenere intatto l’ambiente in cui dovevamo agire, e lo ha fatto in modo innovativo. Questa esperienza mi ha insegnato un nuovo modo di lavorare, confrontandomi con colleghi di altre scuole. Abbiamo colto l’opportunità di osservarci e imparare l’uno dall’altro, e non c’è mai stato un momento di noia sul set.
Come si è divertito a costruire il suo personaggio?
LINO GUANCIALE: La parola chiave per il mio personaggio è maschera, travestimento. Vampa è un brigante, un criminale che appartiene alla marginalità malevola della società. Tuttavia, è proprio a lui che Edmond Dantès si rivolge per trovare lealtà. In un mondo in cui tutto va al contrario, i criminali finiscono per essere i veri custodi del codice morale. Anche Vampa, in un certo senso, fa ciò che fa il Conte di Montecristo: si traveste, si cala nei panni di un altro, ma in una versione più parodistica e ironica. Per me, è stata l’occasione di esplorare corde brillanti che non toccavo da tempo. Sono grato di averlo fatto sotto la guida di un regista come Bille August, che mi ha sorpreso per il suo amore autentico verso il lavoro degli attori, mai espresso in modo utilitaristico, ma con sobrietà ed eleganza. È stato un onore, un regalo enorme essere guidato da lui per costruire un personaggio che gioca a smascherare il mondo aristocratico che di solito deruba.
Amori, tradimento, vendetta… “Il Conte di Montecristo” è praticamente una storia di oggi. Cosa ne pensate?
MICHELE RIONDINO: È un romanzo incredibilmente contemporaneo, che affronta temi senza tempo. La contrapposizione tra vendetta e giustizia – dove comincia l’una e dove finisce l’altra – è un argomento universale. Nel romanzo, questo conflitto diventa un contenitore per sviluppare e ampliare riflessioni su tanti altri temi. Un elemento fondamentale del libro è il tempo narrativo: la vendetta evolve, trasformando la storia e i personaggi. Ci sono figure che, pur essendo negative, non meritano forse di essere colpite con tanta violenza. Questo rende il romanzo ancora più attuale, poiché riflette come certe vendette, nel corso della storia o nel presente, possano trasformarsi in ingiustizie per le generazioni future.
LINO GUANCIALE: Come diceva Michele, la mole del romanzo, che abbraccia un arco temporale di storia molto ampio, è costruita in modo da essere inevitabilmente – forse non intenzionalmente – scoraggiante. Vendicarsi in questo modo, dedicarsi così radicalmente a farla pagare a chi ti ha distrutto l’esistenza, finisce per diventare un progetto di vita, la vita stessa. E questo porta al rischio di creare attorno a sé, e dentro di sé, un deserto. In questo universo narrativo, come nella realtà, nessuno è pulito fino in fondo: il rischio di sporcarsi, anche per chi non era sporco, è enorme.
All’interno della rete di vendetta di Edmond Dantès quale funzione hanno i vostri personaggi?
MICHELE RIONDINO: Jacopo è senz’altro il braccio armato del Conte, colui attraverso il quale Edmond può commettere crimini. È un fuorilegge, abituato al reato, e per questo essenziale al piano di vendetta di Montecristo, che così può portare avanti la parte più cruda della sua macchinazione. Tuttavia, nel corso della storia, Jacopo subisce un’evoluzione: cerca un’emancipazione dal suo mondo, trovando una sorta di moralità. Questo cambiamento servirà a lui quando si separerà dal Conte, ma sarà utile anche a Edmond quando la vendetta rischierà di macchiargli definitivamente l’anima.
LINO GUANCIALE: Vampa ha soprattutto la funzione di smascherare l’ipocrisia del contesto aristocratico, fatto di lusso e potere, che è il bersaglio della vendetta del Conte. Attraverso il travestimento, che lui vive con grande ironia e piacere, questo brigante rivela le contraddizioni morali di quella realtà. Una scena emblematica è quando Vampa scopre la relazione tra due ragazze di casa Danglars, la figlia di Danglars e la pianista. Invece di creare scandalo, accetta questa scoperta, perché la considera un ulteriore elemento di vivacità nel grande finale catartico, quando tutti i nodi verranno al pettine. Inoltre, dal suo punto di vista, ognuno dovrebbe essere libero di amare chi vuole, a differenza dei personaggi bigotti, ipocriti e crudeli che popolano le alte sfere sociali.
Alla fine, tutti i nodi vengono al pettine. Qual è il “dubbio morale” che rimane?
MICHELE RIONDINO: Questo romanzo, almeno per me, lascia l’idea di un ritorno al punto di partenza. È una storia così aperta e complessa che invita a rientrarci più volte. Una cosa è certa: niente potrà mai essere più come prima.
LINO GUANCIALE: La storia del Conte mostra l’insensatezza di confondere la vendetta con la giustizia. E lascia un marchio profondo sulla disperazione che nasce in un mondo in cui non c’è giustizia possibile se non la vendetta. Quella di Edmond Dantès è una realtà istituzionalmente debole, figlia di una restaurazione che ha deluso le speranze rivoluzionarie. Essere orfani di una credibilità politica vera e profonda porta inevitabilmente alla vendetta come unica forma di giustizia. Il grande rammarico, uscendo da questo testo, è proprio questo: una verità che, purtroppo, resta sempre attuale.
I personaggi
Lino Guanciale | Vampa
Vampa è un eccentrico brigante romano che, tentando di derubare Edmond, finisce per essergli debitore. E, anche per questo, quando riceverà un messaggio del conte di Montecristo, lascerà Roma per raggiungerlo a Parigi e trasformarsi nel ricchissimo conte Spada. Scaltro ed esuberante, Vampa si diverte a interpretare il ruolo del ricco nobiluomo alla ricerca di una moglie perfetta, partecipando con gioia alla rovina dei Danglars.
Michele Riondino | Jacopo
Jacopo è un contrabbandiere italiano che, scampato dalle grinfie della polizia grazie a Edmond, lo aiuta a lasciare Marsiglia e ad approdare a Montecristo. In cambio, Edmond fa di lui il suo braccio destro, coinvolgendolo sempre più nella sua rete di vendetta. La sua incrollabile lealtà sarà più forte di ogni dubbio morale e Jacopo sarà la pericolosa e affascinante mano armata del conte di Montecristo.