Linda Caridi

Appassionata come Paola Romano

Ne “Il Cacciatore” di Rai2 interpreta il giovane magistrato braccio destro di Saverio Barone (Francesco Montanari) nella lotta alla mafia. Il RadiocorriereTv intervista l’attrice milanese al debutto in una serie Tv

Come è avvenuto l’incontro con il suo personaggio, il giovane magistrato Paola Romano…

Nell’ambito dei provini. Ho colto da subito il grande conflitto che Paola vive, un mix di fragilità e di determinazione. Inizialmente non sapevo che il mio personaggio parlasse con accento napoletano, per me è stato davvero un grande colpo di scena (sorride).

La serie “Il Cacciatore” nasce dal volume di Alfonso Sabella “Cacciatore di mafiosi”, cosa ha provato e pensato leggendo quel libro?

Quella di Alfonso Sabella è una figura che mi inchioda per la potenza con la quale, da magistrato, porta avanti la sua missione. C’è una fotografia dell’Italia peggiore, dell’Italia più marcia, e questo mi restituisce qualcosa che sia come cittadina italiana che come interprete avevo già incontrato. Per quanto riguarda la sua missione è evidente come il suo sia un mestiere che, se preso e abbracciato pienamente, stravolge anche l’esistenza personale. Il caso di Sabella è un esempio lampante: la fissazione che aveva per il piccolo Di Matteo, il dolore lancinante per non essere arrivato in tempo. La serie e il libro raccontano una dedizione totale.

Lei è milanese ma le sue origini sono siculo-calabresi, cos’ha capito di più della Sicilia lavorando alla serie?

Ho capito che c’è una parte della cultura del posto che permette alla mentalità mafiosa di confondersi con la brava gente, con la Sicilia sana. Ho capito però anche che la stessa gente, gli stessi siciliani o i magistrati che arrivano da fuori, e che finiscono per vivere a Palermo e fanno parte di quel tessuto sociale, hanno una grandissima fede nella legalità, nel valore delle regole e del rispetto. Vedi come nella stessa terra convivono questi due poli opposti e come sia molto forte quello positivo, che non si arrende nel cercare di trasmettere alle persone il messaggio che la mafia uccide la cultura, la bellezza, l’intelligenza, il rispetto. Vivere in dinamiche di paura significa vivere nella mancanza di rispetto per te e per gli altri.

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