L’educazione (e il tempo) per superare i tabù del sesso
TECLA INSOLIA
Nell’original di RaiPlay “5 minuti prima” l’attrice interpreta il ruolo della sedicenne Nina alle prese con il sesso, l’amore, le amicizie, la costruzione della propria identità nel cuore dell’adolescenza. «Ci sono sempre parole complicate per esprimere una cosa bella come fare l’amore – afferma – tutti rendono complessa una cosa bellissima»
Cosa ha pensato quando le è stata assegnata la parte di Nina in “5 minuti prima”?
Subito dopo il provino c’è stata intesa con Duccio (Chiarini, regista) cosa che penso abbia convinto fino in fondo. Quando sono stata scelta e ho visto le sceneggiature mi sono subito appassionata. In Nina ho trovato qualcosa di me, non di una me di adesso, ma di qualche anno fa. Anche per questo è stato interessante portare avanti il progetto.
Tecla, chi è Nina?
È una ragazza di 16 anni che all’apparenza può sembrare vagamente ordinaria ma che in realtà, come tutte le persone, ha un mondo dentro che nemmeno lei stessa riesce a comprendere. Lo esprime attraverso la delicatezza nell’affrontare la vita e con l’arte, che consente di vivere a fondo la meraviglia. Io, come lei, ho iniziato a fare il mio mestiere, canto e recitazione, proprio perché l’arte ti dà la possibilità di esprimere ciò che sei. Quando non hai l’ordine mentale per poterti esprimere al meglio, c’è l’arte che ti viene in aiuto.
Cosa può significare, per un giovane, la prima volta, sia nel sesso che nei sentimenti?
La serie ci mostra come i tabù, in realtà, non sono affatto scomparsi, nonostante di sesso oggi se ne parli di più. Questo è motivo di frustrazione per Nina, che vede un mondo intorno a sé, a partire dai suoi amici, dove tutti hanno già fatto tutto, in cui sembra che tutti siano già arrivati. “5 minuti prima” mi ha fatto comprendere ancora di più che ogni cosa ha il suo tempo, che bisogna accettarsi e comprendersi, senza fretta.
Come cambia in un giovane la visione della vita, dell’amore, tra il prima e il dopo?
In realtà finché non cresci le cose non cambiano, ma molto dipende dal tipo di esperienza che vivi, perché è tutto soggettivo. C’è chi è stato fortunato e ha avuto la possibilità di fare l’amore, di approcciarsi al sesso, con una persona con cui c’era anche un rapporto amoroso effettivo. Ma ci sono tanti casi in cui questa cosa non avviene. Per quanto mi riguarda non ho visto una differenza, una crescita, dopo le mie prime volte. Posso dire che la consapevolezza arriva con il tempo.
Come si parla oggi di sesso, d’amore, di sentimenti profondi tra giovani?
Sono un po’ un’adolescente anomala. Mi sono spesso relazionata con persone più grandi di me, anche perché ho cominciato a lavorare presto. Noto però che tra i ragazzi c’è un forte atteggiamento di spavalderia, e in questo non c’è differenza nel genere. Molti raccontano le proprie esperienze con una sicurezza che non è reale. Sarebbe forse più coraggioso raccontare quella volta in cui è andata male perché è successo qualcosa che ti ha messo in imbarazzo, qualcosa che non ti aspettavi. In realtà il tabù ancora c’è. Spero che si arrivi a istituire l’educazione sessuale nelle scuole per aiutare i giovani ad avere consapevolezza.
Un deficit da colmare…
Tante cose accadono ancora perché non c’è educazione, perché non si conoscono, perché non si chiedono, e quando si chiedono non ti si risponde realmente. Ecco, ci sono sempre parole complicate per esprimere una cosa bella come fare l’amore. Tutti rendono complessa una cosa bellissima. Se ci fosse consapevolezza tutti vivremmo con più tranquillità, senza l’ansia dell’aspettativa, che rende così agitata e frustrata Nina (sorride).
Che messaggio vuole dare la serie ai giovani?
Che abbiamo il tempo di capirci, che non dobbiamo farlo presto solo perché gli altri, intorno a noi, sembrano arrivati prima di noi al traguardo. Che poi non è mai un traguardo, ma una continua ascesa.