Le tante facce della realtà
ILARIA D’AMICO
Meno politica e più società civile, con uno sguardo sfaccettato sul mondo. “Che c’è di nuovo” è l’appuntamento con l’approfondimento di Rai 2. «In queto momento storico c’è bisogno più che mai di serietà e di grande competenza» dice la conduttrice che al nostro giornale confida: «Tornare in Rai è come tornare a casa». Dal 27 ottobre in prima serata
Ilaria, “che c’è di nuovo”?
Un mondo che ci sta cambiando sotto gli occhi, sia all’interno del nostro Paese sia all’esterno. Vediamo ridisegnarsi i riferimenti che abbiamo avuto per tanto tempo, a partire dalle leadership mondiali, si stanno ribaltando tanti canoni e tutto va raccontato con uno sguardo privo di pregiudizi, giorno dopo giorno con curiosità.
In onda il giovedì, nel bel mezzo della settimana politica, che tipo di narrazione farete?
Cercheremo di raccontare le cose con uno sguardo sfaccettato, facendo emergere le contraddizioni o le suggestioni sentimentali di un tema, oppure provando a raccontarlo sotto un aspetto insolito. Cercheremo anche di proporre una seconda verità. Più si cresce e più è difficile pensare che ci sia un’unica verità delle cose, è difficile immaginare che non si possa empatizzare con le varie facce delle realtà del racconto.
Torni in Rai dopo molto tempo e con un bagaglio professionale importante, come vivi questo momento?
Come un ritorno a casa. Mi capita di girare per i corridoi degli studi di via Teulada a Roma e di incontrare le sarte e i truccatori che conobbi quando ci lavoravo a 23, 24 anni. Mi sembra di essere tornata in uno di quei posti che conosci perché ci sei cresciuta, in cui hai imparato delle cose. È una bella sensazione. Credo che la Rai, soprattutto se fa informazione, abbia la missione di incuriosire e fare Servizio Pubblico. Lo fa già bene con vari programmi, se riuscissimo ad assolvere a questa funzione con “Che c’è di nuovo”, sarebbe per me una grandissima soddisfazione, proprio perché siamo sulla Tv di Stato che appartiene a tutti noi.
La forte astensione elettorale ben racconta la frattura tra gli italiani e la politica, cosa può fare l’informazione televisiva per ridurre il gap?
Per esempio, avere meno politica e più società civile, dando spazio ai politici quando si sta approfondendo una parte tecnicamente politica, o facendoli parlare dei fatti concreti e non delle questioni di palazzo, dei partiti, delle correnti. C’è bisogno di serietà e grande competenza. Spero che il nuovo governo riesca a pescare competenze all’interno della politica.
Come nasce una buona intervista?
Con l’ascolto. Bisogna preparare un percorso fatto di domande ideali per poi saperci rinunciare quando la persona in carne e ossa, in diretta, ti sta fornendo altre occasioni. Quelle occasioni le cogli soltanto se non hai in testa solo lo schema che avevi inizialmente disegnato. Dall’ascolto nasce la capacità di carpire le emozioni sincere o le contraddizioni che l’intervistato ti sta offrendo. Le mie interviste migliori sono nate dall’idea di fare dieci domande, per poi porne solo tre di queste e proseguire sulla pista dell’interlocutore.
Come reagisci se ti accorgi che un ospite ti sta mentendo?
L’intervistato non va processato. Se sta mentendo l’unica cosa che puoi fare è provare a mettere in evidenza la menzogna, a renderla più palese possibile, ma rispettando la scelta dell’intervistato di mentire. Non siamo dei giudici, non c’è la condanna.
C’è una domanda che non faresti mai?
Tendenzialmente non mi interessano le domande pruriginose personali.
Social e racconto televisivo, qual è il punto d’incontro?
Penso che i social siano una grandissima occasione per chi fa informazione per aprire lo sguardo sui mondi con cui non siamo direttamente in contatto o non lo saremmo. Sono un gigantesco ponte sul pensiero dei ragazzi, dei giovani giornalisti, dei giovani pensatori.
Da giornalista e conduttrice, tra politica e sport, chi vince?
Sono due facce di una medaglia che racchiude al cento per cento il mio interesse, e in entrambe le cose c’è un filo conduttore: fanno parte di una passione che muove le viscere. La politica perché riguarda il tuo quotidiano, ci sono i tuoi amministratori, è la storia che stai scrivendo della tua vita come italiano. Dall’altra parte c’è lo sport, dove c’è una rappresentazione fantastica del merito e della capacità di essere primi per le qualità che possiedi.