Le sfide del teatro, la popolarità delle serie Tv
È la direttrice dell’IPM Sofia Durante in “Mare Fuori”, è Edda Ciano ne “La lunga notte. Il RadiocorriereTv intervista l’attrice, in onda con le serie di Rai 2, Rai 1 e RaiPlay
Seconda volta nel “Mare Fuori”. Che “navigazione” umana e professionale è stata?
È stata un’esperienza pazzesca, inaspettata. Umanamente ho incontrato persone speciali, sia tra gli adulti sia tra i ragazzi più giovani. Si sono creati dei bei rapporti, per alcuni dei ragazzi mi rendo conto di essere diventata anche un po’ un riferimento per consigli e sfoghi… cerco di essere sempre presente. Professionalmente non ci aspettavamo un successo del genere, era inimmaginabile pensare ai numeri che sono stati fatti o al tipo di fenomeno che si è creato. Il set, poi, è un bellissimo momento, complesso ma arricchente. Le storie sono tante, è un set numeroso… rumoroso… ma molto caldo. La cosa che più di tutte scalda, è sapere che ci sono dei fan fuori dai cancelli che ci aspettano.
Come è evoluto il suo personaggio?
In maniera inaspettata, anche qui. Quando ho letto le sceneggiature mi sono sorpresa sia dei rapporti sia delle modalità di evoluzione. Mi ha fatto commuovere. Quando riguardavo le scene mi faceva tenerezza per la sua difficoltà a cedere, insieme al suo disperato bisogno di farlo.
Come interpreta Sofia Durante la missione educativa dei ragazzi? E per lei, qual è il valore dell’educazione?
Per me è un valore fondamentale. Sia in famiglia sia a scuola, nelle istituzioni. È la chiave, e troppo spesso ci dimentichiamo di quanto sia importante. Sofia fa fatica a credere in un messaggio morbido di rieducazione, non si fida, ma piano piano imparerà anche lei.
Cosa rappresenta nella sua carriera “Mare Fuori”?
Una bellissima parte di cammino, dei temi forti da raccontare. “Mare Fuori” mi ha dato anche la possibilità di farmi conoscere da un pubblico nuovo e molto ampio… sono molto grata a questo progetto per tante ragioni.
Cambiamo capitolo, la vediamo tra i protagonisti de “La lunga notte”. Com’è andata nei panni di Edda Ciano?
È stata un’avventura, sicuramente. Non abbiamo fatto un lavoro di ricalco minuzioso del personaggio dal punto di vista fisico… il regista era più interessato a prendere e raccontare solo determinate parti della personalità di Edda Ciano in relazione alla porzione di storia che raccontava.
Un racconto storico complesso, cosa l’ha affascinata?
Un tuffo dentro un universo completamente diverso dal mio, che mi ha affascinato proprio perché molto distante. Io sono molto attratta dai film ambientati in epoche diverse dalla mia, mi piace sospendermi dentro un tempo diverso e spero mi capiti sempre più spesso.
Abbiamo parlato di due donne diverse in mondi distanti… cosa cerca in un personaggio?
Cerco sempre qualcosa di forte, che mi scuota. Delle sfide magari, o degli universi che mi affascinino… una buona scrittura. Non è sempre facile capire, bisogna anche fare degli errori per rendersi conto delle direzioni che si vogliono intraprendere e delle trappole dove non ricadere assolutamente.
È in tournée teatrale, quanto il teatro ha contribuito a renderla l’attrice che conosciamo?
Il teatro è la mia casa, mi tiene in piedi e mi fa confrontare con delle sfide molto grandi. Adesso sono in prova con “The City”, un testo del drammaturgo contemporaneo Martin Crimp e saremo in tour fino a inizi aprile. Un testo veramente molto complesso, sicuramente mi spinge ad uscire dalla mia comfort zone.
Quanto la rende felice il suo mestiere?
Molto, è una grande passione e sicuramente contribuisce a rendermi felice, insieme però a tante altre cose… non deve esserci solo il lavoro. Mi piace viaggiare ad esempio, incontrare culture diverse dalla mia ed espormi a nuove esperienze. Quando si fa un lavoro che appassiona a volte ci si dimentica che ci sono altre parti che invece bisogna continuare a coltivare.