Le donne di Pasolini

Giovedì 15 giugno, in prima assoluta, un affresco inedito e originale del mondo del grande intellettuale. Un docu-film diretto da Eugenio Cappuccio, narrato da Giuseppe Battiston, in prima serata su Rai 3

Pasolini, Pier Paolo ital. Schriftsteller u. Filmregisseur, Bologna 5.3.1922 ? Ostia 2.11.1975. – Pier Paolo Pasolini und Sängerin Maria Callas bei den Dreharbeiten zu “Medea” (Italien, 1969) im Cinecitta Studio in Rom, Italien. – Foto, 1969 (aufgenommen für die Zeitschrift “Look”).

Alla ricerca di uno sguardo inedito sulla poetica di Pasolini, Giuseppe Battiston ripercorre i territori friulani, la terra della madre di Pasolini, raccogliendo le voci delle persone che lì vivono e lo hanno conosciuto: da Casarsa della Delizia, con Casa Colussi, sede del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, e il Bar degli Amici, a Versuta con la sua chiesetta, dove Pasolini aprì con la madre una scuoletta, da Aquileia e dintorni alla laguna di Grado, set del film “Medea”.

«Provo semplicemente a ripartire da queste amate campagne senza tempo e dalle sue radici – afferma Battiston all’inizio del suo viaggio – Radici che sono in questi luoghi, ma anche e soprattutto in una donna, sua madre, e così mettersi in ascolto di lei e, con lei, delle donne che in qualche modo gli sono state vicine e importanti compagne di vita. Forse è come prendere una strada secondaria, una deviazione, e chissà se proprio da lì io non riesca a sentire ancor più chiara la viva voce di Pier Paolo». Il docu-film attraversa gli snodi fondamentali della vita di Pasolini per ricomporne l’eredità  culturale e gli aspetti più umani e personali: le difficoltà economiche della famiglia durante la sua infanzia, il rapporto difficile col padre e con la propria omosessualità e il conseguente senso di colpa, lo scandalo e il processo dopo i fatti di Ramuscello del 1949, il legame del tutto personale con il sacro e la religione, l’impegno politico e la stima per Gramsci, fino alla sua seconda parte della vita a Roma, dai successi letterari al passaggio all’arte cinematografica. E poi gli incontri con personalità come Totò, Alberto Moravia, Ninetto Davoli, Eduardo De Filippo, dei quali vengono proposte interviste video in cui raccontano aneddoti personali sul regista. Un racconto cadenzato dai legami femminili più intensi e indissolubili che Pasolini ha stretto nella sua vita, veri e propri amori platonici estranei all’eros. Cinque figure femminili diversissime fra loro, ma accomunate dal loro essere anticonformiste, passionali e appassionate, in grado di coniugarsi con la sensibilità di un artista che ha lasciato un segno indelebile nella cultura non solo italiana e capace di un rapporto con il femminile profondissimo. Su tutti, si staglia il legame simbiotico con la madre Susanna, che desiderava sentire ogni giorno, anche a costo di percorrere 50 chilometri in Africa per raggiungere un telefono pubblico, e alla quale scrisse in una poesia “Tu sei la sola al mondo che sa del mio cuore ciò che è sempre stato, prima di ogni altro amore”. Arte e letteratura sono invece le basi del rapporto con la poetessa ebrea Giovanna Bemporad, grande traduttrice dei Classici. Conosciuti a Bologna, tra liceo e università, «Passavamo le ore a parlare e a leggerci poesie fino a notte; anche qui, a Versuta, quando Pier Paolo mi ha chiesto di venire qui ad aiutarlo con la scuoletta». Grande stima e affetto provava per lui anche Oriana Fallaci, specie per «il suo occhio poetico, di un grande cronista che naviga contro l’omologazione della sua epoca. Lui si mise a descrivere, studiare un mondo che noi tutti ignoravamo. Pier Paolo era poeta sublime dei guai, di quei ragazzi di strada, delle loro vite, gioiose e disgraziate. Studia come un entomologo innamorato, cercando di avvicinare quella poesia alla realtà». Laura Betti è stata invece l’anfitriona che ha introdotto Pasolini nei salotti degli intellettuali romani, l’amica innamorata, “moglie non carnale”, sacerdotessa della sua eredità, che dedicherà tutta la sua vita per dargli giustizia e verità. È infine una complicità speciale quella che lo lega a Maria Callas: se lui era affascinato da lei per la “violenza totale dei suoi sentimenti senza freni”, la complessa lavorazione di “Medea” nel 1969 e lo sguardo del regista che andava oltre “alla diva sacra della scena che ero sempre stata” regala invece a lei una nuova consapevolezza artistica, un passaggio che culmina nell’amore violento e irrealizzabile con Pasolini: «Impossibile non innamorarsi di un uomo così. Mi ha illuso. Anzi, sono stata io a illudermi». 

Una coproduzione Rai Documentari e Anele con il contributo di Rai Teche e con il sostegno di Fondazione Aquileia. Il docu-film, diretto da Eugenio Cappuccio, sarà trasmesso da Rai 3 giovedì 15 giugno in prima serata.

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