L’Avversario
MARCO TARDELLI
«Mi è piaciuta l’idea di raccontare lo sport e la vita dei grandi sportivi da un punto di vista inedito: al centro del racconto ci sono la fragilità e la sensibilità più di una prestazione fisica da record o di una vittoria consegnata agli annali». Il campione del mondo di Spagna 1982 conduceil nuovo format originale prodotto da Rai Cultura e Stand by me, in onda dal 5 giugno, ogni lunedì in seconda serata su Rai 3
Non c’è sport senza un avversario, che può essere un rivale in carne e ossa o qualcosa di più sottile, come un limite o un ostacolo. Dietro ai trionfi sportivi e alla gloria pubblica, quali difficoltà esterne e quali demoni interiori deve affrontare un campione? Antonio Cassano, Roberto Mancini, Federica Pellegrini, Lea Pericoli, Michel Platini e Franco Menichelli sono i sei grandi sportivi, uno per puntata, che Marco Tardelli incontra e intervista per portare alla luce gli avversari, le difficoltà e i demoni interiori che hanno affrontato nella loro carriera e nella loro vita personale.
Tardelli, che significato ha per lei la parola “avversario”?
È una parola piena di sfumature, dietro la quale si nasconde un’infinità di significati. Può essere positiva, quando svela una sfida in cui puoi metterti in gioco. Ma anche negativa, se è un limite o un ostacolo. Per me l’avversario è sempre stato quello sul campo, ma per qualcuno può essere un demone interiore oppure una difficoltà esterna.
Cosa le ha fatto accettare la conduzione di questo programma?
Mi è piaciuta l’idea di raccontare lo sport e la vita dei grandi sportivi da un punto di vista inedito: al centro del racconto ci sono la fragilità e la sensibilità più di una prestazione fisica da record o di una vittoria consegnata agli annali. Abbiamo fatto emergere gli aspetti più intimi e sconosciuti di sei campioni assoluti, ripercorrendo la loro carriera attraverso aneddoti e ricordi.
Sei personaggi, sei storie diverse, cosa ha imparato da questi incontri?
Ho imparato che non si conosce mai del tutto una persona, perché dentro ognuno di noi esiste un io profondo e nascosto. Ho imparato che a volte le persone possono cambiare. E ho imparato che non sempre le difficoltà ci rendono più forti: a volte ci spezzano, ci rallentano, ci fanno cambiare strada.
L’avversario di uno sportivo è spesso interiore. Come si superano i momenti di difficoltà e insicurezza?
Non c’è una risposta valida per tutti. Ognuno dentro di sé deve trovare la forza, il coraggio e il modo per superare le difficoltà. Alcune volte non si superano: si accettano e basta. Si impara a conviverci, anche questo è un modo per andare avanti.
Quanto un avversario può spingerci a essere più forti?
L’avversario può essere uno stimolo a migliorarsi, a porsi nuovi obiettivi. È lo spirito stesso del gioco e dello sport, l’oggetto di ogni competizione.
Chi è stato, sul campo, il suo più grande avversario?
Un giocatore che ho incontrato in serie C: Nicola Ripa. Giocava con la Sambenedettese, non so perché, ma contro di lui non sono mai riuscito a fare bene.