Laura Antonelli, la diva malinconica

DOCUMENTARIO

Rai Documentari racconta la vita dell’attrice in “Senza malizia”, dall’infelice infanzia al successo, dallo sfiorire della bellezza agli ultimi anni trascorsi in disgrazia. In onda giovedì 6 luglio in prima serata su Rai 3

Chi era Laura Antonelli? Il documentario di Bernard Bédarida e Nello Correale, prodotto da Tìpota Movie Company in collaborazione con Rai Documentari, racconta le diverse sfaccettature dell’attrice, dagli inizi della sua vita, alla sua scomparsa, a Ladispoli, il 22 giugno 2015. «Sono soddisfatta della mia carriera, ma siccome voglio continuare a lavorare ed è difficile per un sex-symbol farla durare ancora 15/20 anni, ci vuole l’intelligenza di darle un’impostazione diversa» diceva l’attrice in un’intervista del 1990. In questa affermazione risiedono i paradossi esistenziali dell’attrice, conscia dell’effetto devastante che la sua immagine aveva sul pubblico. Prima di diventare la “Divina creatura”, Laura Antonelli aveva avuto “un’infanzia disperata e infelice”, come lei stessa amava dire. Nata da una famiglia di esuli istriani, profughi in giro per l’Italia nell’immediato Dopoguerra, grazie anche a una bellezza indiscutibile, approda a Roma all’inizio degli anni 60 e insegna educazione fisica, una professione piuttosto inusuale per una ragazza dell’epoca. Arrivano le pubblicità televisive, i primi fotoromanzi e alcuni piccoli ruoli cinematografici in una successione di commediole osées. Sono gli Anni di Piombo. Sul versante cinematografico si assiste alla progressiva affermazione della cosiddetta “commedia erotica all’italiana”, fatta di leggerezza, ironia, e un pizzico di volgarità. Laura Antonelli aveva già recitato in diverse pellicole, che spaziavano dal road-movie intellettual erotico italo-tedesco, “Venere in Pelliccia» di Massimo Dellamano, al racconto epico francese “Gli Sposi dell’Anno Secondo”, di Jean-Paul Rappeneau. Nel 1972 sceglie il ruolo che la caratterizzerà per la vita intera: quello di Angela La Barbera nel film “Malizia”di Salvatore Samperi. Il produttore Silvio Clementelli avrebbe voluto come protagonista Mariangela Melato, ma il regista volle Laura Antonelli, che aveva appena girato “Il merlo maschio”, nel quale l’attrice si mostrava in generosi e ironici nudi. Da quel momento la sua vita personale e artistica non sarà più la stessa. “Malizia”sbanca i botteghini: 6 miliardi di lire di incassi e il cachet della “Divina”passa da 4 a 100 milioni di lire. Finiscono però le interpretazioni serie, come l’intrigante “Gradiva” di Giorgio Albertazzi o la misteriosa Juliette Vaudreuil in “Sans mobile apparent” di Philippe Labro: il ruolo che le viene sempre affidato è quello della bambolina, della donnina leggera, a volte puttana, che non esita a esibire le sue parti intime. Sono gli anni della vita mondana, del successo e delle copertine dei rotocalchi. I viaggi da Roma a Parigi e a Londra, i flirt veri e presunti, il grande amore con Jean-Paul Belmondo. Le viene così cucita addosso la pelle del sex-symbol, preda facile di uomini vogliosi e senza scrupoli o di ragazzotti in pieno turbamento adolescenziale, un’immagine che delizierà il pubblico maschile di mezza Europa. Luchino Visconti la definiva “la donna più bella dell’Universo”, i maggiori registi italiani Risi, Comencini, Bolognini, Scola, se la contendevano, ma quasi sempre con il ruolo che il pubblico aspettava da lei. E poi è successo quel che succede spesso. L’età, quella bellezza, che era il suo fascino, diventa la sua dannazione. Lo stesso strepitoso successo che ne aveva fatto l’icona sexy italiana la porterà, dopo 19 anni, a una scelta infelice, “Malizia 2000”, il sequel della pellicola che le aveva dato la notorietà, ma che in breve tempo la trascina verso l’oblio e una fine tragica. Maltrattata dai chirurghi estetici, Laura Antonelli resta prigioniera di un volto sfigurato. A questo si aggiungono i guai giudiziari e la sofferenza economica che la portano all’esclusione e all’auto emarginazione. Una metamorfosi fisica e psicologica che la rende di fatto, negli ultimi anni della sua vita, irriconoscibile anche a chi la conosceva bene. Quando smette di recitare, nel 1991, ha solo 50 anni. Profondamente disgustata dal mondo dello spettacolo che l’aveva osannata, vive gli ultimi anni della sua esistenza reclusa in un modesto appartamento di Ladispoli, tra santini e statue della Madonna. Bernard Bédarida e Nello Correale hanno raccolto le testimonianze di alcune personalità del mondo del Cinema che hanno recitato con lei, tra cui Jean-Paul Belmondo, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Claudia Gerini e Daniela Poggi; i ricordi dei suoi rari amici, Marco Risi, Francesca D’Aloja, Ivan Pavicevac e Simone Cristicchi.  

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