L’attore è equilibrio e curiosità

TERESA SAPONANGELO

Vivace, ironica e solare come la sua Nives, il personaggio a cui dà corpo nella serie “Vincenzo Malinconico” su Rai 1. L’attrice pugliese si racconta al RadiocorriereTv: l’incontro con De Silva e Massimiliano Gallo, la recitazione, la popolarità, ma anche il David di Donatello per “È stata la mano di Dio” di Sorrentino: un momento straordinario per una delle artiste più apprezzate da pubblico e critica

Come è stato l’incontro con i romanzi di De Silva?

Mi piace moltissimo il tono che utilizza nel parlare di sentimenti. Racconta l’amore con grandissima profondità, ma anche con uno sguardo sempre ironico e autoironico. Sarebbe bellissimo se esistesse un Malinconico donna, nei personaggi femminili manca spesso la profondità di riflessione legata all’ironia. I romanzi di Malinconico raccontano una coralità, pensiamo all’ambiente del tribunale, che il regista Alessandro Angelini, la produzione, sono riusciti a restituire molto bene in questo lavoro.

E con la sua Nives?

Era già raccontata così scoppiettante da De Silva, piena di energia e di contraddizioni, ma io ci ho messo del mio e Diego me lo ha riconosciuto dicendomi che ho creato una Nives molto più tonda di quella del libro, cosa che mi ha dato soddisfazione. L’esperienza del set, Nives, il clima che si è creato con Angelini e Massimiliano Gallo, hanno comportato una progettualità sul futuro, anche perché dal punto di vista attoriale capisci davvero se un personaggio funziona quando lo porti in scena.

Ha detto di essersi divertita molto nel corso delle riprese, di avere anche improvvisato con Massimiliano Gallo, cosa rappresenta questo per un attore?

La possibilità di essere creativi e non limitati alla scrittura, che è una traccia. All’interno di quelle battute puoi metterci un urlo, un pianto, e creare un mondo. Una grandissima opportunità. Anche lì dove c’è una scrittura ferrea, che il regista vuole non sia tradita, si può mettere del proprio. Quando incontri un collega che gioca con te la possibilità aumenta in maniera esponenziale. Massimiliano è un attore di lunga esperienza, è anche un comico e per questo ha una carta in più rispetto all’attore che sa fare una sola cosa. Ha una pratica di palcoscenico di anni, con lui puoi tentare qualsiasi strada.

C’è qualcosa che la accomuna a Nives?

Il temperamento e la frenesia. L’instabilità. Nives è una donna continuamente alla ricerca. Ha una vivacità mentale, caratteriale, che la tiene sempre in movimento, in maniera un po’ frenetica. In questo mi ci ritrovo un po’.

Vero è che un personaggio non si giudica mai, ma se potesse dare un consiglio a Nives, le direbbe di lasciar perdere con Malinconico o di provare a riconquistarlo?

Di riportarlo a casa. È un uomo sexy, che la fa ridere.

De Silva sostiene che alle donne piacciono gli uomini che inciampano stando fermi, lei, da donna, è d’accordo?

Sono d’accordo, in questo c’è un che di erotico. È come essere attratti dall’uomo con la pancia o quello con la tartaruga… l’uomo con la tartaruga può attrarre uno sguardo che dura un giorno, quello con la pancia può avere un potere attrattivo per la vita. È dietro la pancia, dietro la piega, che si nascondono le risorse (sorride). L’inciampo che produce una risata è spesso più invitante che non un atteggiamento perfettino.

Cosa significa essere un’attrice oggi?

Avere molta forza ed essere molto stabile emotivamente. Le tentazioni di trasformarti, di apparire sempre bella e giovane sono tante. Questo lo vedo più nelle mie colleghe che su di me. Io ho quel tratto di trascuratezza che mi salva. Non sono ossessiva nella preparazione, nel dover apparire sempre impeccabile, vestita bene, nel bene e nel male. Nella tentazione di rifarmi il viso o altre cose e questo mi salva. L’attrice deve avere grande stabilità e deve essere una persona che alimenta sempre la propria curiosità. Già, l’attrice non deve mai perdere curiosità.

Nella sua carriera c’è tanta fiction, come ha visto cambiare, nel corso del tempo, la serialità televisiva?

In meglio, fortunatamente. Oggi ci si pone il problema del tema, il soggetto si racconta, fino a quindici anni fa non era così. La competizione con le piattaforme ha fatto alzare il livello e ha portato alla diversificazione dei temi. Si racconta ancora poco di quello che siamo oggi come società, c’è una fetta della popolazione non raccontata, penso alle adozioni, alle malattie fisiche e mentali. Serve un racconto nel segno della normalità. Ci sono troppe figure istituzionali e pochi racconti quotidiani della gente semplice.

Che rapporto ha con la popolarità?

Sereno. Mi piace che sia riconosciuto il mio lavoro, sono contenta quando una persona mi si avvicina dicendomi che da un mio personaggio ha ricevuto un’emozione.

Il David di Donatello, Il Nastro d’argento, come ha vissuto questi importanti riconoscimenti?

Mi hanno dato sicuramente più forza, mi sento legittimata a dire ancora di più quello che penso su un personaggio, su una sceneggiatura. Mi sento più forte, gratificata, è come se avessi avuto anch’io la consapevolezza di avere fatto un buon lavoro in un grande film. Il film di Paolo Sorrentino (È stata la mano di Dio) ha scatenato uno sguardo nuovo su di me, comunque di conferma. Questo ha portato anche tanto lavoro in più.

Cosa deve avere un personaggio per interessarla e per rimanere in lei?

Un personaggio nuovo porta un mondo nuovo. In questo periodo sto affrontando il film che racconta la storia di Luca Trapanese, il primo omosessuale single che ha adottato una bambina down. È chiaro che se racconti quella storia, nella quale interpreto il ruolo dell’avvocato di Trapanese, ti immergi in un mondo del quale sei partecipe emotivamente e che quindi ti arricchisce. Non scelgo solo il personaggio guardando al regista e al numero di pose, ma il tema, la storia che vai a raccontare.

Il cinema, la televisione, c’è sempre spazio per il teatro?

È diventato sempre più difficile ricavare il tempo, ma cerco di fare almeno uno spettacolo all’anno.

Teresa è una donna felice?

Molto serena per alcuni aspetti e per altri meno. Arriverà un equilibrio in tutte le sue parti (sorride).

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