La vita tra tragedia e commedia
BARBARA RONCHI
Ha studiato archeologia, ma sognava di fare l’attrice. Al RadiocorriereTv confida: «Felice di avere incontrato Diana, quello di “Imma Tataranni” è davvero un viaggio speciale». E svela: «Girare la serie mi ha fatto amare Matera e scoprire i peperoni cruschi, che non mancano mai sulla mia tavola». Giovedì 13 ottobre su Rai 1
Partiamo da Diana De Santis, com’è stato l’incontro con il suo personaggio?
È iniziato quattro anni fa ed è stato scandito dalla nascita e dai primi anni di mio figlio. Quando feci i provini per fare Diana ero incinta di Giovanni, durante le riprese della prima stagione a Matera lui aveva appena tre mesi e lo allattavo sul set. Anche quando siamo tornati in Basilicata per la seconda stagione, ed eravamo in lockdown, mio figlio era con me. È stato ed è un viaggio speciale, fortemente legato alla mia amicizia con Vanessa. Eravamo amiche da prima di “Imma Tataranni”, poi ci siamo ritrovate a fare Diana e Imma sul set, ed è stato bellissimo.
Nel corso delle puntate abbiamo visto Diana cambiare…
Penso che Diana sia un personaggio molto bello, mi sembra che il percorso che gli sceneggiatori hanno scelto per lei sia abbastanza chiaro. Lei è una donna legata al suo paese, alle convenzioni e a convinzioni. All’inizio pensa ad esempio che una donna non sia completa se non sta con un uomo, o che quando affronti un divorzio e hai una figlia non puoi permetterti di vivere un’altra storia d’amore, per ciò che potrebbero pensare gli altri. Ma nel corso della serie Diana si emancipa, prende consapevolezza cercando di vivere la propria vita da sola.
Diana è un po’ il controcanto della stessa Imma, cosa le accomuna?
L’amicizia, il bene che nutrono l’una per l’altra. Diana è una di quelle persone che Imma si porta dietro da tutta la vita. È la compagna di banco che non ha mai lasciato, che la conosce da quando era piccola, che l’ha vista sposarsi, avere dei figli, con cui condivide il lavoro. Il fatto divertente è che l’unica cosa che Diana non capisce è ciò che è sotto gli occhi di tutti: la storia tra Imma e Calogiuri. E questo crea il leitmotiv comico.
I suoi compagni di viaggio parlano della serie con grande affetto, cosa le sta lasciando questa esperienza?
A me lascia un gruppo di lavoro incredibile. Vanessa, Alessio Lapice, Massimiliano Gallo sono stati compagni di viaggio meravigliosi. E poi l’incontro con il regista, Francesco Amato, che ha diretto il tutto in maniera magistrale. Le serie sono progetti molto complicati, quelle molto lunghe possono anche venire a noia, e non è questo il caso, non per noi che la facciamo, come cast artistico, né per gli spettatori che la guardano e che l’hanno aspettata per tanto tempo. Il pubblico ci vuole bene e ci ripaga, e il bene è reciproco.
Romana ma con l’accento lucano impeccabile…
Abbiamo lavorato con una coach, Lia Trevisani, che ha seguito tutti gli attori non materani della serie. È bravissima come coach ed è anche un’attrice molto in gamba: è riuscita a coniugare il lavoro dell’accento e del dialetto, dandoci anche l’interpretazione.
A Matera come è andata?
Matera l’abbiamo vissuta in diversi momenti e non perde mai il suo fascino, sia nel silenzio più totale sia quando la gente la anima. Sembra che in città ci sia sempre qualcosa di sospeso, che non cambia mai.
Un territorio dalla storia millenaria che avrà sollecitato la sua passione per l’archeologia, disciplina nella quale è laureata…
Giravamo dal lunedì al sabato e la domenica si andava alla scoperta di Matera e dei suoi dintorni, a partire dalle chiese rupestri, del sasso Barisano, dal sasso Caveoso. Gite storico-archeologiche, ma anche enogastronomiche…
Quali sapori ha scoperto?
Vabbè, su tutti i peperoni cruschi, che anche adesso ho sempre in casa (sorride). Non c’è un piatto sul quale non li metta. Adoro anche la purea di fave e cicoria, altro piatto della tradizione lucana.
Quando nasce la sua passione per la recitazione?
L’ho scoperta sin da piccola, con le recite scolastiche. Poi sono arrivati i laboratori teatrali pomeridiani, i testi scritti con il mio gruppo di teatro, le scenografie realizzate da noi. Ne frattempo andava avanti il mio percorso di studi. La svolta ci fu quando a un nostro spettacolo vennero ad assistere dei professori dell’Accademia, che al termine mi chiesero se avessi mai pensato seriamente di fare l’attrice da professionista. A dire il vero ci avevo pensato, ma avevo paura, mi vergognavo di dirlo. Una volta laureata mi dissi: provaci adesso, datti una possibilità. Mi piacevano la storia e l’archeologia ma volevo qualcos’altro, sentivo di non essere fatta per quel tipo di ricerca. Arrivò tutto al momento giusto.
Come vive il rapporto con una popolarità crescente?
Con molta serenità. Le persone che mi guardano, che mi riconoscono e mi fermano per la strada lo fanno sempre con molta grazia. Quelli che vedo intorno a me sono tutti gesti d’affetto e questo mi fa molto piacere, anche il quartiere in cui vivo a Roma sembra partecipare alla mia felicità. Mi capita dal macellaio sotto casa, con il giornalaio e il fioraio, con i miei vicini. È divertente e fa piacere.
La cifra della commedia le appartiene, così come quella drammatica, quali sono i personaggi che si sente meglio addosso?
I personaggi e le storie che riescono a coniugare gli aspetti del tragico e della commedia, una sorta di commedia umana.
Un attore dona energia ai propri personaggi, come ricarica le batterie?
Non è sempre facile, poi quando hai un figlio piccolo tutte le energie che ti rimangono sono per lui, ho imparato però a dosare bene il tempo. L’energia la recupero al mare, la faccio mia durante l’estate e la porto con me per tutto l’anno. Amo l’isola de La Maddalena, è il mio posto del cuore, il luogo in cui desidererei, un giorno, trasferirmi, invecchiare, rimanerci. Anche nel corso dell’anno cerco di scappare in qualche posto di mare, per guardare l’orizzonte, per fare una passeggiata, per leggere un libro sulla spiaggia.
Cosa significa essere un attore?
Avere la possibilità di portare te stesso e qualcun altro in un’altra storia. L’attore ti fa conoscere verità diverse da quelle che hai sempre considerato, ti mostra altri modi di vivere e di essere.
Tanta fiction e tanto cinema, il suo è uno dei volti che più piacciono agli spettatori, dove la vedremo nei prossimi mesi?
Sarò alla Festa del cinema di Roma con “Era ora” di Alessandro Aronadio con Edoardo Leo. Ho finito di girare “La Conversione” di Marco Bellocchio e sto girando in questo periodo il film di Maria Sole Tognazzi. E poi, con l’anno nuovo, gireremo la terza stagione di Imma.
Cosa la rende felice?
Mio figlio, l’amore della mia vita. Qualsiasi sua piccola conquista quotidiana mi dà gioia.