La vita in Tre piani

AL CINEMA

A distanza di sei anni da “Mia Madre” Nanni Moretti torna sul grande schermo con un’opera corale coinvolgente ed emozionante. Adattamento cinematografico del romanzo omonimo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, il film ha per protagonisti Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Stefano Dionisi e lo stesso regista

Al primo piano di una palazzina vivonoLucio, Sara e la loro bambina di sette anni, Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una vera e propria ossessione. Al secondo piano vive Monica, alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro. Monica combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio capisce che non potrà più allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Forse però è troppo tardi. Dora è una giudice, come suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due. Vittorio costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il figlio. Prodotto da Nanni Moretti, Domenico Procacci e da Rai Cinema, il film affronta temi universali come la colpa, le conseguenze delle nostre scelte, la giustizia, la responsabilità dell’essere genitori. “I personaggi, fragili e spaventati, sono mossi da paure e ossessioni, e spesso finiscono per compiere azioni estreme – afferma il regista – eppure le loro motivazioni emotive e sentimentali sono sempre comprensibili. Mentre nel libro le storie si interrompono nel momento più alto della crisi, nel film era importante farle accadere fino in fondo, indagare le conseguenze delle scelte compiute dai personaggi, vedere le ripercussioni che le loro azioni hanno sulla loro vita e su quella dei loro cari”. Ogni storia è stata sviluppata come fosse un film a sé, per poi essere intrecciata alle altre. “Il continuo alternarsi da un personaggio all’altro non concede alla narrazione sospensioni o scene di passaggio – prosegue Moretti – ogni scena diventa necessaria. La profondità delle tematiche affrontate nel libro mi ha suggerito uno stile essenziale e un tono asciutto, che non permettono distrazioni o divagazioni. In un momento in cui si parla molto di cosa lasceremo ai nostri figli in termini ecologici, si parla poco di cosa lasceremo loro in termini etici e morali. Ogni gesto che noi compiamo, anche nell’intimità delle nostre case, ha conseguenze che si ripercuoteranno sulle generazioni future”.

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