La vita al femminile
LE RAGAZZE
Storie di donne che sono state ventenni dagli anni ’40 agli anni ‘90 o che lo sono oggi. Alla conduzione del programma di Rai Cultura realizzato da Pesci Combattenti, in onda da lunedì 10 aprile con sette nuove puntate, Francesca Fialdini
Il microcosmo di ogni protagonista, famosa o sconosciuta, ricostruito anche attraverso le foto di famiglia, si allarga ad un piano più ampio, quello del contesto storico in cui ha vissuto e degli eventi che l’hanno sfiorata o a cui ha partecipato in prima persona. Racconti che si intrecciano e trattano, da un punto di vista unico, la storia di tutti noi. Ogni epoca rivive anche attraverso il prezioso repertorio delle Teche Rai e di una colonna sonora costruita ad hoc per ciascun decennio. A fare da cornice in questa edizione condotta da Francesca Fialdini, una location d’eccezione, Palazzo Corrodi a Roma. Mai come adesso uno sguardo al femminile sul mondo è un regalo alle nuove generazioni.
Francesca, “Le ragazze” è un programma conosciuto e amato dal pubblico, con quale spirito entri in questo progetto?
Entro con grande felicità e molto coinvolgimento. Raccontare il Paese dal punto di vista femminile attraverso il racconto di storie personali è come entrare dentro un libro di storia dove puoi toccare volti, ascoltare voci, stringere mani che quella storia l’hanno vista da vicino e hanno anche contribuito a farla.
Quali ragazze ci farete conoscere?
Ci saranno pioniere come la nostra decana che è stata la prima hostess italiana, rivoluzionarie come Barbara Alberti e Mabel Bocchi, passionarie come Adriana Asti… Tutte donne che hanno incarnato in modo personalissimo lo spirito del decennio in cui sono state ragazze.
Cosa significa raccontare le donne e farlo in televisione?
Significa raccontare l’altro cinquanta per cento della popolazione italiana, ma farlo con la forza della parola e del pensiero è la vera magia. Mi sono commossa spesso nel constatare quanto siamo forti e determinate, seppure spesso insicure e fragili al contempo.
Dopo “Da noi a ruota libera” e “Fame d’amore”, ancora impegnata in un programma incentrato sulla parola, sulla narrazione, è questa la cifra che senti più tua?
Questo taglio di racconto e approfondimento mi coinvolge totalmente. Ci credo moltissimo perché in fondo mi permette di indagare le persone, il loro animo, e metterle al centro del mio lavoro. L’ho scelto per questo parecchi anni fa.
Una stagione Tv ricca di soddisfazioni, c’è un tassello mancante nel bellissimo puzzle che è la tua carriera?
Devo e voglio trovare il coraggio di misurarmi con la scrittura … Forse ci siamo quasi!