La Tv da sfogliare

Il Televideo compie 40 anni e Rai Libri lo omaggia con il volume nato da un’idea del direttore di “Pubblica Utilità” Giuseppe Sangiovanni, a cura del giornalista Gudo Barlozzetti. Intervistati dal RadiocorriereTv,  ripercorrono la storia, raccontano il presente e la visione del futuro del primo strumento interattivo della televisione

 

GIUSEPPE SANGIOVANNI

La storia del Televideo è diventata, su sua iniziativa, un libro, “La Tv da sfogliare” a cura di Guido Barlozzetti. Com’è nata l’idea di raccontare questi 40 anni in un libro?

Come un omaggio chi a ha lavorato in tutti questi anni in maniera spesso nascosta, dietro le quinte, perché il Televideo è sempre stato esposto in forma anonima, senza neanche le firme. Vuole essere prima di tutto un omaggio alle persone che lo hanno costruito, lo hanno immaginato con un esempio di grande innovazione e inclusione all’epoca in cui è stato concepito e poi anche un omaggio agli utenti che ancora oggi lo consultano quotidianamente in un rapporto continuativo, stretto, consolidato e che fa parte della missione del servizio pubblico della Rai.

Il 2024 è l’anno dei compleanni celebri…

I 40 anni del Televideo si inseriscono nei 70 della televisione e nei 100 della radio. Credo che un posto sul podio lo meriti. Con questo libro abbiamo cercato di celebrarne il compleanno ripercorrendo le tappe della sua evoluzione e raccontando il lavoro quotidiano oltre che l’impegno di tutti coloro che lo hanno realizzato in questi anni.

L’informazione giornalistica su Televideo è sempre in primo piano, aggiornata e fruibile 24 ore al giorno. Una presenza costante, una sorta di certezza per gli utenti?

Certamente. E ci tengo molto a sottolineare che fare il giornalista di Televideo vuol dire avere senso della notizia perché deve saper scegliere quali informazioni mandare in onda, pubblicarle in diretta senza una regia o un regista o un tecnico che le metta in onda o che le filtri. Ci vogliono grande capacità di sintesi e di sapere usare le parole attraverso la pubblicazione diretta, con una grande velocità di azione e una accuratezza speciali, tali da riuscire a rendere comprensibile il messaggio senza alcun supporto di voci o immagini.

Rai Pubblica Utilità si conferma un supporto alla vita quotidiana del cittadino. State lavorando a nuove offerte?

Stiamo lavorando, con molti dei nostri partner come l’Aeronautica Militare e il Ministero dei Trasporti, ad una serie di podcast per spiegare al pubblico i comportamenti giusti da usare in materia di sicurezza stradale. Vorrei ricordare anche che, come Rai, abbiamo partecipato alla campagna dell’Onu che spiega i comportamenti corretti. Siamo stati gli unici a portare i podcast in maniera completamente accessibile, quindi in lingue di segno e con sottotitoli. Un bel segnale da parte del servizio pubblico italiano.

GUIDO BARLOZZETTI

Il Televideo è diventato un libro. Quale storia racconta?

Racconta una storia di 40 anni che non deve essere soltanto interpretata al passato, perché è uno strumento che continua ad essere una delle espressioni più significative della missione del servizio pubblico. Raccontarlo significa ripercorrere un’epoca in cui la Rai cavalcava l’innovazione tecnologica e dove il Televideo rappresenta il primo momento nella storia della televisione in cui la televisione esce da se stessa e inaugura una stagione di interattività, prima ancora che nascesse la rete.

Possiamo dire che fu il primo “giornale” ad entrare 24 ore su 24 nelle case degli italiani grazie alla Tv?

Fu un’innovazione anche da questo punto di vista, perché ovviamente il pubblico era abituato ai giornali di carta, che si comprano la mattina e che restano invariati. L’informazione poi, erano i telegiornali e i programmi di approfondimento, ma con il Televideo l’utente si trovava di fronte a  notizie che venivano date in tempo reale. Questo tipo di informazione entrò da subito nelle abitudini dello spettatore-utente e si creò una sorta di affezione che è rimasta nel tempo. Il Televideo era ed è percepito come uno strumento affidabile.

E tra l’altro non soggetto alle fake news…

In un momento storico in cui sull’informazione alleggia anche una sorta di nuvola ambigua dove non sappiamo più bene il confine tra la verità e le notizie fake, il Televideo resta un luogo di garanzia.

Il Televideo ha ancora molto da scrivere?

Tantissimo. Basti pensare ai diversi strati del pubblico che non hanno una particolare familiarità con l’innovazione tecnologica.

In primo piano anche la funzione sociale…

Il Televideo è diventato il luogo attraverso cui le disabilità possono fruire dei programmi televisivi, in particolare i sordi e i cechi, attraverso le sottotitolazioni e con le audio descrizioni. Una funzione sociale che non può essere coperta in questo momento da nessun altro strumento.

Qual è stato il decennio più importante del Televideo?

Sostanzialmente nel tempo non è cambiato. Ha implementato il suo palinsesto, lo ha arricchito, sono cresciute le pagine, le rubriche, ma la fase iniziale è quella che poi ha fatto conoscere il servizio e ne ha decretato il successo.

Il Televideo è rassicurante, è una certezza. È anche questo il segreto del suo successo?

Assolutamente sì perché è stato percepito come uno strumento immediatamente affidabile e anche la maneggevolezza e l’affidabilità, ne hanno fatto un amico.

Alcuni utenti hanno descritto il Televideo come “semplici righe bianche su uno sfondo nero in cui trovare tutto”. Ma dietro queste righe cosa c’è?

Dietro le pagine è come dietro le quinte di un teatro. C’è una produzione, una macchina complessa con le redazioni che lavorano in tempo reale.

Si apriva il Televideo nelle tv a tubo catodico e si legge ancora oggi sulle smart tv. Come ne vede il futuro?

Oggi c’è anche la versione sito dove basta semplicemente digitare il numero della pagina e si apre in tempo reale con una serie di informazioni e di espansioni che sono approfondimenti, video, immagini. Televideo non è semplicemente lo strumento analogico che conoscevamo prima che diventasse digitale, ma uno strumento ormai integrato, attuale e futuro. Infatti questo libro non è stato soltanto la celebrazione di un compleanno, ma un’occasione per parlare della qualità di uno strumento di servizio pubblico.

 

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