La mia pista, lo specchio della vita
MILLY CARLUCCI
La sfida tra tredici coppie di vip e ballerini, la temuta giuria, il voto social dei telespettatori. Sabato 8 ottobre torna in prima serata su Rai 1, attesissimo, “Ballando con le stelle”. «Il programma è un appuntamento pop che vuole mantenere un’identità, che vuole essere contemporaneo nella tradizione» dice la conduttrice, che sul rapporto con il suo pubblico confida: «Mi emoziono quando incontro le persone per strada e vedo che si comportano con me come fossi una di famiglia, quando vedo che mi vogliono bene»
Milly, sta per avere inizio l’edizione numero 17 di Ballando… o preferisce forse chiamarla la 16+1?
No no, mia mamma è nata il 17 febbraio, il 17 è per me un numero fortunatissimo (sorride).
Domanda di rito, forse un po’ retorica, soddisfatta della squadra che scenderà in pista?
Li adoro dal primo all’ultimo, sono felice e onorata di avere a “Ballando con le stelle” un gruppo così qualificato e alto.
Tredici tasselli che devono ben funzionare da soli, in gara, ma anche coralmente, come parti dello stesso show, che alchimia si sta creando?
Abbiamo appena iniziato e pian piano si sta cominciando a creare. Non parlo solo all’interno della coppia, ma anche dell’alchimia con il resto della squadra, quel clima che ti motiva a dare il meglio di te stesso. Abbiamo tredici grandi individualità che giorno dopo giorno diventeranno un gruppo.
Se dovesse attribuire un sottotitolo a questa edizione di “Ballando”, quale darebbe?
Evviva la leggerezza! Tutti quanti condividiamo lo stesso pensiero, siamo persone appassionate che prendono molto seriamente quello che fanno, ma siamo convinti al tempo stesso che la vita debba essere vissuta con gioia, con buonumore. Non parlo di superficialità, ma della capacità di saper sfruttare ogni momento al meglio.
Anno dopo anno ha fatto dell’inclusone una delle prerogative del programma, soddisfatta del risultato?
Credo che il modo più morbido e al tempo stesso efficace di raccontare la nostra società che è cambiata, che è in continuo movimento, sia semplicemente vivere. Non ci siamo messi a fare discorsi dal pulpito sulla cassetta di Hyde Park come i predicatori, abbiamo semplicemente introdotto e introduciamo, nel nostro gruppo, persone con una storia personale da raccontare. Raccontandola, mentre diventano prima un umile apprendista ballerino, quindi uno scolaretto, poi, pian piano, un ballerino, si fanno conoscere per quello che sono. Il ballo, arte dell’espressione corporea, ti fa mettere tanto in discussione, e così giochi le carte più profonde del tuo essere. Osservando queste persone, lo spettatore si accorge di simpatizzare per loro, di volergli bene, e la distanza e le differenze si annullano.
Cosa deve avere un aspirante concorrente per sentirsi dire: sì, sei dei nostri?
Dipende molto da come è costituito il gruppo di ogni singola edizione. Innanzitutto, ci devono essere alcuni grandi nomi che per noi fanno un po’ da capisquadra, poi bisogna creare un gruppo armonico, che funzioni, nel quale ognuno abbia la possibilità di emergere per la propria personalità diversa. È un lavoro complesso di incastri.
Cosa diciamo ai tanti che vorrebbero prender parte a “Ballando” ma che sino a ora non sono stati selezionati? Devono riprovare?
Ma certo, abbiamo tredici coppie, non di più. Sono sempre onorata delle proposte che ricevo. Ogni volta che una persona mi dice che vorrebbe fare “Ballando” mi sta regalando un attestato di fiducia. Lo dico sempre a tutti: ti offriamo il posto se siamo convinti che tu abbia veramente, in quel gruppo, una grande occasione di emergere. “Ballando” non significa solo partecipare, è farsi vedere dal pubblico in un tale alone di gloria che per te deve essere una esperienza unica, anche professionalmente, ti deve arricchire. Se non siamo convinti di poterti dare questa occasione, perché pensiamo che non sia il gruppo adatto per te, allora meglio aspettare. Deve essere un percorso positivo e glorioso per tutti.
Quali sono le novità nella squadra dei maestri?
Nel gruppo degli uomini, tolto Samuel (Peron), sono tutti nuovi. Siamo andati a prenderli ai livelli più alti, selezionandoli tra i campioni delle edizioni internazionali di “Ballando” in giro per il mondo e nel più grande spettacolo di danza che ci sia nel mondo, “Burn the floor”, format che va dall’Australia agli Stati Uniti. Abbiamo grandi performer capaci di ballare qualsiasi cosa.
Cosa ha imparato in tanti anni di “Ballando con le stelle”?
Diciassette anni di un programma così, un appuntamento pop che ha la necessità di essere sempre nel cuore delle famiglie, ti insegna tantissimo, perché sei costretto a mantenere un’identità che ti faccia davvero riconoscere nell’offerta caotica che c’è adesso in Tv. Al tempo stesso, devi fare ogni anno un passo avanti, adattarti a una televisione che cambia, abbiamo dovuto imparare a essere contemporanei nella tradizione. Sembra un ossimoro, una cosa impossibile, ma è esattamente ciò che dobbiamo fare.
Mi racconta una giornata tipo di Milly Carlucci nelle settimane di “Ballando”?
Le mie giornate all’Auditorium cominciano in genere alle 10 del mattino. Ci sono le riunioni, gli incontri con i maestri, con i personaggi, con i costumi. Faccio anche opera di mediazione perché le scelte devono essere condivise e spesso ci sono opinioni diverse tra maestri, coppie e autori. Poi si va in pista per preparare la messa in scena, per montare le esibizioni, un lavoro complesso, articolato, che finisce spesso nel cuore della notte. Per questo motivo, sin da prima che inizi “Ballando”, mi preparo fisicamente facendo tanta ginnastica, mangiando sano, e dormendo il più possibile per essere lucida e presente a me stessa.
Chi è stato il primo uomo a invitarla a ballare?
Mamma mia! Forse un ragazzino, un compagno di scuola a qualche festa a tredici anni (sorride). La storia è cominciata lì.
Una passione divenuta da subito travolgente…
La passione iniziale è legata in realtà al pattinaggio artistico. Da atleta, per la mia altezza, facevo solo il singolo, non essendoci partner più alti di me. Invidiavo le coppie che facevano acrobatica, il passo a due mi è sempre piaciuto tantissimo. Adesso mi sto sfogando.
C’è un complimento del suo pubblico che riesce ancora, dopo tanto tempo, a emozionarla?
Mi emoziono quando incontro le persone per strada e vedo che si comportano con me come fossi una di famiglia, quando vedo che mi vogliono bene. Mi fa piacere perché ho cercato di non alzare mai una barriera tra quello che sono nella vita, come persona, e quello che è il mio lavoro di conduttrice. Ho cercato di mantenere la mia verità, bella o brutta che sia, con tutto quello che mi si può attribuire di errori e con le critiche, che naturalmente accetto. L’amore del pubblico mi emoziona.
Mi racconta cosa fa nei tre minuti prima di andare in onda?
Sono dietro al palco e penso alle mie persone care, che hanno illuminato il mio cammino, anche a quelle che non ci sono più.