La mia nuova età… dietro la macchina da presa
ALESSANDRO GASSMANN
Si definisce una persona timida, anche se poi nelle interviste è costretto a raccontarsi, e lo fa in maniera elegante. Del personaggio che interpreta nella serie “Un Professore”, il giovedì su Rai1, dice: «Dante piace perché non giudica, non si pone sul piedistallo, ma parla con i ragazzi per aiutarli a ragionare, a trovare la loro strada nella vita. È quello che fa proprio la filosofia, non induce a frettolose decisioni o giudizi, ma spinge le persone a ragionare sulla propria esistenza»
L’abbiamo lasciata in difficoltà ne “I Bastardi di Pizzofalcone”, la ritroviamo in cattedra, e non è la prima volta, ma soprattutto nuovamente a tu per tu con il pubblico della Rai!
Mi fa molto piacere, speriamo non sia troppo (sorride). Sono felice perché “Un professore” è una serie che amo moltissimo. Ho affrontato un personaggio che mi ha insegnato tanto, lavorare poi con Alessandro D’Alatri, con Claudia Pandolfi e con un cast di giovani eccezionali, è stato un viaggio bellissimo.
Con Claudia Pandolfi vi siete ritrovati dopo molto tempo…
Ci siamo lasciati nel 2000 a sbaciucchiarci sul lago di Como in “Piccolo mondo antico”, ci ritroviamo dopo oltre vent’anni, io sicuramente invecchiato, lei migliorata. Come immaginavo, ho incontrato un’attrice cresciuta, proprio perché è una donna intelligente, simpaticissima, la compagna di lavoro ideale. Claudia è un’attrice che può fare tante cose, in questo progetto porta una vena di verità e di sensibilità.
Nei panni di Dante Balestra, il prof che tutti avremmo voluto incontrare a scuola. Lei dove ha “trovato” questo personaggio?
Non ho mai avuto un professore così, forse anche per questo la mia attività scolastica è stata molto mediocre, per non dire pessima. Dante piace perché non giudica, non si pone sul piedistallo, ma parla con i ragazzi per aiutarli a ragionare, a trovare la loro strada nella vita. È quello che fa proprio la filosofia, non induce a frettolose decisioni o giudizi, ma spinge le persone a ragionare sulla propria esistenza. Balestra fa tutto questo con divertimento, appassiona e obbliga i ragazzi a porsi delle domande, ma soprattutto a trovare loro stessi la soluzione.
Questa la filosofia di vita di Dante, a quali principi, “più o meno filosofici”, si ispira ancora Gassman per essere un buon essere umano?
Per quel che mi riguarda non so se sia il caso di scomodare la filosofia, molto più banalmente, cerco di comportarmi bene e di dare attenzione a chi ne ha più bisogno. Lo faccio da sempre aiutare chi ha poco, senza trarre vantaggio dal mio essere una persona fortunata. Chi non è d’accordo con le mie idee, mi definisce spesso un “radical chich”, termine che detesto, che mi innervosisce perché non mi appartiene. Il radical chic, se dovesse esistere, è colui che da un piedistallo giudica gli altri senza fare nulla. Ritengo di essere una persona che fa molto e giudica poco, forse sono più un volgare moderato.
Se la “fortuna” la si usa bene, può essere d’aiuto per l’altro…
Lo è sicuramente, ma è abbastanza raro che succeda, soprattutto in un Paese come il nostro. Se nasci in una sfera sociale di un certo tipo tendi a rimanerci, chi parte con meno possibilità di farcela, di solito ha poche possibilità di migliorare la propria condizione. L’Italia non è proprio un Paese meritocratico, funziona molto per raccomandazioni, amicizie… Il problema principale da noi è la corruzione, ed è una sciagura che sia così diffusa.
Parlare di scuola in un momento storico in cui tanto si rumoreggia su questo argomento, sui giovani e poco si fa veramente, cosa rende “speciale” “Un Professore”?
Nel nostro racconto non c’è il Covid, quando è scoppiata la pandemia eravamo in fase di lavorazione e non c’era più tempo per riscrivere e adattare la serie alla stretta attualità. Credo però che la storia non sarebbe cambiata tanto, il rapporto tra Dante e i suoi allievi sarebbe rimasto lo stesso, forse ancora più importante. Se le cose dovessero andare bene e si dovesse pensare a una seconda stagione, è probabile che questo tema venga preso in considerazione, lo riterrei giusto. La fiction parla di scuola, ragazzi, di rapporti tra adulti e giovani, e molto altro, ma è interessante osservare un personaggio centrale che tende a unire le persone, ad ascoltare. C’è voglia di approfondire la conoscenza degli altri, esattamente il contrario di quello che fa la nostra società oggi, e i social hanno qualche responsabilità. Fortunatamente nel mondo virtuale le cose vanno peggio che nella realtà. Di insultare o comportarsi male nascondendosi dietro un telefonino, chiusi nella propria stanzetta, sono capaci tutti, farlo fuori meno. Decade un po’ questa aggressività, anche se quello che vediamo in questi giorni…