La lunga notte

Giacomo Campiotti narra le tre settimane precedenti l’ultima riunione, tra il 24 e il 25 luglio 1943, del Gran Consiglio, organo supremo presieduto da Benito Mussolini, che segnò la fine del regime fascista. Nel cast Alessio Boni, Duccio Camerini, Marco Foschi, Aurora Ruffino, Martina Stella e Lucrezia Guidone. Da lunedì 29 a mercoledì 31 gennaio su Rai 1

Sceneggiata da Franco Bernini e Bernardo Pellegrini, con la consulenza storica di Pasquale Chessa, “La Lunga Notte. La caduta del Duce” narra le tre settimane precedenti la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943. Ripercorrendo i fatti che condussero a quel momento cruciale, che vide il Gran Consiglio presieduto da Benito Mussolini decretare la fine del regime fascista, la serie racconta la Storia italiana con la S maiuscola, insieme alle storie di uomini e donne che agirono da protagonisti e misero in gioco il loro destino personale, oltre a quello del Paese. Un grande cast, che vede in scena Alessio Boni (Dino Grandi), Duccio Camerini (Benito Mussolini), Marco Foschi (Galeazzo Ciano), Lucrezia Guidone (Edda Ciano), e ancora Ana Caterina Morariu (Antonietta Grandi), Flavio Parenti (Umberto di Savoia), Aurora Ruffino (Maria Josè del Belgio), Martina Stella (Clara Petacci) e dietro la macchina da presa il regista Giacomo Campiotti.

La vicenda ci riporta al luglio del 1943, quando le truppe angloamericane sbarcano in Sicilia, e gli aerei americani bombardano Roma. Hitler, scontento dell’alleanza con un’Italia incapace di fermare l’avanzata delle truppe nemiche, mortifica il Duce accusandolo di non saper punire i traditori, intendendo per traditori, anche il Re e l’esercito. In questo terremoto di incertezza, Dino Grandi, Presidente della Camera dei fasci, è l’uomo che intuisce che il baratro è vicino, che bisogna destituire Mussolini in maniera legittima, convocando il Gran Consiglio, per poi rimettere il Paese nelle mani della famiglia Reale, riallacciando i rapporti con l’Inghilterra e il Vaticano. Il Re Vittorio Emanuele III non prende una posizione e cerca di mantenere il potere, mentre la principessa Maria Josè trama con il Vaticano e gli Inglesi per rimuovere Mussolini allo scopo di liberare l’Italia dalla dittatura, ma anche per vedere suo marito Umberto di Savoia, figlio del regnante, ascendere al trono. Edda Ciano, figlia di Mussolini, è combattuta tra l’amore intenso per il padre e quello per il marito Galeazzo desideroso di prenderne il posto. E poi ci sono le due donne del Duce, la moglie Rachele e l’amante Claretta Petacci, tutte e due preoccupate per l’esito tragico che comincia a profilarsi. Entrambe valide strateghe e consigliere, in questo frangente rimangono inascoltate. In questo passaggio d’epoca, paura e ambizione al potere sono le protagoniste. Agguati, pestaggi, omicidi, alleanze segrete, imboscate, tradimenti, inganni sembrano non risparmiare nessuno.
E quando finalmente, la notte del 24 luglio, Mussolini convoca il Gran Consiglio a Palazzo Venezia, la trama segreta è ordita. Dino Grandi si reca all’incontro con due bombe a mano nelle tasche, pronto a tutto. È difficile reggere la sicumera di Mussolini che millanta forze armate e unità del Paese mentre gli altri gerarchi urlano ‘al traditore’. Ma Grandi non trema e porta avanti il suo piano. «Tutti i personaggi di questo film hanno evidentemente un preciso valore storico, frutto delle scelte e delle azioni, in gran parte scellerate, da loro compiute – afferma Giacomo Campiotti – Piuttosto che rappresentarli come icone di un saggio storico, ho provato ad indagare il punto di vista di ognuno di loro: le personalità, il carattere, le debolezze, i fantasmi del loro privato che sono l’altra faccia della medaglia. Mi sembra che via via, in questa serie, prenda forma un disegno interessante e forse originale, dove un potere corrotto è arrivato all’ultimo atto e dove i potenti – chiusi nei loro palazzi o nelle loro ville – si trovano alla fine annientati dai propri errori, gli stessi errori con cui hanno già schiacciato milioni di persone. Il male, prima o poi, colpisce anche chi lo fa. Dino Grandi è certamente coinvolto a molti livelli nelle responsabilità fasciste. Ad ogni modo, quando molto, troppo tardi, si rende conto che la situazione sta precipitando, decide di intervenire, sapendo di correre dei rischi, mettendo a repentaglio la propria vita».

Alessio Boni è Dino Grandi

«‘La lunga notte’ parla delle tre settimane che precedettero il Gran Consiglio indetto sull’ordine del giorno di Dino Grandi, che prevedeva che i poteri civile e militare tornassero al Re per fermare il delirio di Mussolini, che accettò che il Gran Consiglio si tenesse, per capire chi fossero i traditori tra i suoi fedelissimi. Dino Grandi fu talmente bravo, era un avvocato e trasmetteva una sorta di coraggio negli altri, da convincere anche Ciano, genero di Mussolini. Riuscì ad avere 19 voti a favore, 7 contrari e un astenuto, quindi vincendo l’ordine del giorno. Mussolini, alle otto del mattino si recò subito dal Re, Vittorio Emanuele III, chiedendo di fare fucilare i traditori. Ma il Re prese questo appiglio costituzionale, e non vedeva l’ora, così non fidandosi fece incarcerare Mussolini e mise al potere Badoglio. Questa è la storia. Dino Grandi riuscì a creare un’incrinatura, la prima del fascismo, che verrà poi debellato dagli angloamericani insieme ai partigiani».

Duccio Camerini è Benito Mussolini

«Un compito difficile, un personaggio scomodo, il grande convitato di pietra della storia italiana. Era un periodo molto particolare, non c’erano più le adunate oceaniche, ormai Mussolini non usciva più da Palazzo Venezia, c’era pericolo di attentati, si percepiva una fase discendente. Si aveva un’immagine di questo ‘sovrano’ in caduta, più fragile. Lui non ha voluto dare voce a quella sua fragilità perché ha continuato a pensare caparbiamente di avere una via d’uscita. La serie parla di un argomento storico pochissimo conosciuto, la lunga notte del Gran Consiglio. Il Gran Consiglio è qualcosa di cui sappiamo per reminiscenze scolastiche, ma non più di questo. All’interno di quella stanza le strategie, i pesi, i contrappesi sono stati determinanti per la storia del nostro Paese. Ad avermi colpito è stata la divisione in comparti del cervello di Mussolini: il suo essere timoroso e contemporaneamente essere certo di avere una via d’uscita. Mi hanno colpito la sua violenza e le sue fragilità, che sono tutte contemporanee. La sfida di questo personaggio è stata proprio quella di renderle contemporaneamente. Speriamo di esserci avvicinati».

Aurora Ruffino è Maria José del Belgio

«Interpreto Maria José, che è stata principessa d’Italia, un personaggio femminile non molto conosciuto, che non si studia quasi mai a scuola. Sono felice di avere avuto l’opportunità di scoprire la sua incredibile storia. Si diceva di lei che fosse l’unico uomo di casa Savoia, è stata la sola ad avere avuto la forza, il coraggio, di provare a fare qualcosa per gli italiani. Sapeva che Mussolini avrebbe portato l’Italia al disastro, era contro il fascismo, ed era una donna che nonostante la paura, perché sapeva di essere spiata dalla polizia segreta, ha sempre tentato di mettere in sicurezza la sua gente. Ha avuto il coraggio di rimanere legata alle sue idee di libertà e di rispetto per il suo Paese».

Martina Stella è Clara Petacci

«Clara Petacci è un personaggio emotivamente molto complesso, oscuro, carico di ombre. Una donna che nasce e viene cresciuta nel mito del Duce. Si ritrova a essere la sua amante in un rapporto totalizzante. Abbiamo cercato di raccontare le ombre e la complessità di questo rapporto. Ho cercato di avvicinarmi a lei con un lavoro psicologico intenso».

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