La bellezza nelle storie semplici
Claudia Marsicano
La musica l’accompagna in ogni momento della sua giornata insegnandole a non mollare mai. Del suo personaggio dice: «Ho amato follemente Cate, per lei ho avuto tanta compassione, non quella cristiana, ma quella buddista, nel senso del prendersi cura». “Noi”, la serie diretta da Luca Ribuoli, è in onda la domenica in prima serata Rai 1
Un cult americano che diventa un progetto italiano ambizioso. Com’è andata?
È stata la primissima esperienza televisiva, arrivata in un momento surreale delle nostre vite. Le riprese sono cominciate all’inizio del 2021, dopo un anno di stallo per tutti. Non avevo poi fatto in tempo a superare la paura di voler intraprendere questo mestiere, che fino a poco tempo fa mi vedeva impegnata per lo più a teatro, che mi sono dovuta porre la classica domanda della bicicletta: “Chissà se ci saprò ancora andare”. All’inizio è stato piuttosto strano, ma grazie al regista Luca Ribuoli, mi sono confrontata con un cast di attori splendido, ma anche con un gruppo di tecnici e maestranze unico. Ci siamo sentiti subito tutti in famiglia, protetti. È stata un’avventura bellissima che mi ha permesso di superare anche i miei pregiudizi verso il mondo della televisione.
In che senso?
Il mondo del cinema dipinge quello della tv in una maniera spesso ambigua, popolato da persone che si fanno ripicche, un ambiente di squali. Dopo questa esperienza, posso dire che non è così.
Conosceva “This is us”?
A febbraio 2020 sono stata chiamata per il primo provino, una settimana dopo il mondo si è bloccato. Non avendo nient’altro di meglio da fare (ride), ho passato la quarantena in compagnia di tutte le stagioni disponibili della serie, ovviamente me ne sono innamorata e quando mi hanno chiamato per il call back, ero talmente gasata che ho pensato subito: “mi devono prendere, questo ruolo deve essere mio.”
Cosa l’ha convinta di “Noi”?
Molto banalmente la semplicità della trama. I continui salti temporali sono un espediente interessante ma, in un mondo in cui si cerca di stupire l’altro facendo il triplo salto carpiato all’indietro, magari bendato e su un piede, è davvero interessante meravigliarsi davanti alla semplice messa in scena dei sentimenti umani. In questo caso quelli di una famiglia tradizionalmente non convenzionale. Questa cosa mi ha stupito, ho detto vedi com’è facile in realtà raccontarci l’umanità, basta farlo senza troppi fronzoli.
Quando un attore si trova a maneggiare sentimenti che già nella scrittura sono così potenti, perché comunque ci riguardano tutti, che tipo di sfida bisogna affrontare?
È interessante avere a che fare con delle emozioni vive, è un po’ come togliersi la pelle. Questo è uno dei motivi per cui ho iniziato a fare questo mestiere, trovare personaggi belli da interpretare, con emozioni vere, reali. Seppur nella sofferenza, Cate, come tutti i personaggi di “Noi”, vive grandi drammi, è stato bello mettere le mani in quel magma nero, tirarne fuori qualcosa di soddisfacente. A volte capitano ruoli bidimensionali, privi di un mondo dietro particolarmente interessante e, alla fine, finiscono nel dimenticatoio. Qui, invece, ogni personaggio nasconde una vita pazzesca, parlano di me, di noi. Qui c’è tutta la genialità del titolo, se dico voi sto mettendo una distanza, se dico loro oltre la distanza c’è un giudizio, se dico Noi mi ci sto mettendo in mezzo. Questa è la potenza del racconto, non riguarda solo i Peirò, è la storia di tutti, dell’Italia, dell’umanità. Alla fine, tutti viviamo le stesse tragedie, solo che non ce lo diciamo e ci sentiamo soli, se ce lo dicessimo, magari ci sentiremmo un po’ più compresi e comprenderemmo meglio l’altro.