La bellezza dell’essere fallibili
Il RadiocorriereTv incontra i protagonisti della seconda stagione di Studio Battaglia, il martedì in prima serata Rai 1
Marina Occhionero (Viola Battaglia) – Lunetta Savino (Marina Battaglia) – Carla Signoris (Carla Nobili)
In questa storia di sorellanza, di quale femminile sono portatrici queste donne?
SAVINO: La mia Marina Battaglia sicuramente di un femminile forte. È una donna che non molla mai e questa forza ha cercato di trasmetterla anche alle figlie, ciascuna delle quali l’ha accolta secondo la propria personalità. Dovrebbe andare in pensione, ma non ne ha nessuna intenzione perché ama il suo lavoro, ne ha fatto il centro della sua vita. È ironica, tagliente, con la battuta fulminante, si capisce che, per arrivare nella sua posizione, ha lottato molto.
OCCHIONERO: Viola è la controparte, l’unica delle sorelle Battaglia che ha scelto di non seguire le orme della madre, ma di trovare liberamente la propria strada, di assecondare la propria personalità. È un po’ la nemesi di sua madre Marina (ride), il lavoro non è assolutamente il centro della sua vita, piuttosto è una giovane donna in connessione con i sentimenti, con l’amore.
SIGNORIS: Il mio personaggio, dopo il divorzio ha iniziato un cammino di ricostruzione della sua vita, vive una sorta di revanscismo femminile, riemerge dalle sue ceneri e si getta a capofitto in una nuova avventura. Apre una attività tutta sua, un ristornante, ma si trova sotto attacco degli hater sui social, di chi si nasconde dietro una tastiera per demolire l’altro. Ancora una volta dovrà ricorrere all’aiuto legale di una donna Battaglia, e questa volta a difenderla ci sarà Marina, la più cattiva di tutte.
Cosa significa per queste donne prendersi cura di sé e ricercare la propria felicità?
SIGNORIS: Le donne, in generale, hanno la straordinaria abilità di rimboccarsi le maniche e andare avanti, dobbiamo farlo per forza. Nella serie tutte le protagoniste devono affrontare un problema, e lo fanno a testa alta, prendendosi per mano, difendendosi, proteggendosi a vicenda con amore. È lo spirito della sorellanza che prevale, che non vuol dire certamente essere contro i maschi.
SAVINO: Marina capisce al volo quando le figlie soffrono, nonostante tra queste donne ci sia un rapporto non proprio facile, lineare. Spesso tendono a escluderla o la informano di qualcosa sempre per ultima, ma lei sa sempre quando è il momento di intervenire, di unire le forze. Per le sue ragazze è in prima linea, così come nel lavoro.
OCCHIONERO: Ci sono stili molto diversi di affrontare la vita e il lavoro, quello che per me è davvero interessante è il modo in cui i personaggi entrano in relazione tra loro. Carla, per esempio, aiuterà la piccola Viola a inserirsi nel lavoro, tra loro si crea complicità e sapranno sostenersi nelle difficoltà.
Tra le tante sfumature di questo racconto, quale vi ha colpito di più?
SIGNORIS: È una serie estremamente elegante, attuale, con delle belle luci, girata, scritta e interpretata benissimo. Sono davvero felice di esserne parte.
SAVINO: Io mi dichiaro femminista, non credo che sia la definizione giusta per Marina Battaglia, penso che lei lo sia nelle azioni più che nelle parole, anche se a un certo punto saprà emozionare con un discorso sulle battaglie che ha dovuto fare per affermarsi in un mondo così maschile come quello della avvocatura. Eccellere non era facile, soprattutto alle donne della sua generazione – guarda caso anche la mia. Ecco perché la sua testimonianza è importante, così come l’esempio di queste donne capaci di essere protagoniste della loro vita, di scegliere il proprio destino. Non succede spesso in televisione, al cinema ancora meno.
OCCHIONERO: La sceneggiatrice Lisa Nur Sultan ha centrato il tema, in alcuni casi, come quando raccontiamo del mondo degli influencer, ha perfino anticipato i tempi. Viola vuole emanciparsi dalla sua famiglia, cerca casa e, come sappiamo, Milano conosce da anni una crisi abitativa molto forte. I più colpiti, ovviamente, sono i giovani per i quali anche il lavoro non è più una garanzia, precario, sottopagato, spesso poco tutelato o senza diritti garantiti. Anche per questo è un racconto molto contemporaneo, perfettamente allineato con quello che vivono le persone della mia generazione.
Che caratteristiche deve avere un personaggio per conquistare l’affetto dello spettatore?
SIGNORIS: Renderlo vicino, attuale, affinché tutti, in un modo o in un altro, possano rispecchiarsi, immedesimarsi nelle loro vicissitudini.
SAVINO: La qualità della recitazione è un punto di forza, ma anche la capacità di restituire al pubblico l’umanità di un personaggio. Chi guarda, anche attraverso il sorriso, l’ironia o la battuta, può ritrovare una tipologia umana riconoscibile.
OCCHIONERO: Quello che posso aggiungere è che tutto questo viene fuori esclusivamente in relazione. Il nostro lavoro esiste perché esistono gli altri, la nostra fortuna è stata portare avanti un dialogo molto proficuo.
Giorgio Marchesi (Massimo Munari) – Barbora Bobulova (Anna Battaglia) – Thomas Trabacchi (Alberto Casorati)
Da dove siete ripartiti?
BOBULOVA: Anna dal casino della prima stagione, divisa tra il marito Alberto e Massimo, la sua vecchia passione, non mi piace usare la parola amante. È un triangolo che le crea inquietudine, caratteristica comune a tutti gli altri personaggi. Si creano diversi cortocircuiti, tutti sono davanti a un bivio e saranno costretti a prendere delle decisioni, con dei piccoli colpi di scena.
MARCHESI: È una serie ben inserita nella contemporaneità, a partire dalla scrittura che delinea personaggi maturi, che non nascondono i propri difetti. Non assistiamo a grandi solchi tra il maschile e femminile, le donne non sono in competizione con i colleghi, anche se mi è capitato di parlare con ragazze giovani che hanno spiegato come per non soccombere negli ambienti professionali prettamente maschili devono spesso imporsi.
TRABACCHI: Si affrontano tanti temi e tutti hanno l’occasione per riflettere su ciò che a tutti accade, o potrebbe accadere, nella propria vita.
Una serie molto amata dal pubblico, quali le ragioni di questo successo?
TRABACCHI: Rispondo da spettatore… c’è un cast di attori che non mente, o sono molto bravi a farlo, la scrittura è perfetta, la regia ha supportato il nostro lavoro e lo ha reso molto interessante.
BOBULOVA: Se un personaggio è scritto bene per l’attore è tutto molto più facile. Poi ciascuno ci mette del suo, arricchisce il proprio protagonista della giusta complessità.
MARCHESI: L’empatia è fondamentale, rende questi personaggi vicini. Le Battaglia sono persone con una vita normale, hanno un lavoro, una famiglia, vivono la loro femminilità senza problemi, gli uomini non vivono la competizione con loro, in molte case italiane questa è la normalità. Almeno mi auguro che sia così, sarebbe preoccupante il contrario.
Storie di donne che affermano se stesse e di uomini che…
BOBULOVA: Le protagoniste sono certamente le donne, anche se io non avverto questa differenza tra femminile e maschile, perché tutti personaggi sono attraversati da un dilemma e costretti ad affrontarlo.
MARCHESI: La cosa bella di questa serie è che al pubblico viene restituita una fotografia coerente con la contemporaneità, fatta di donne molto moderne, di uomini in ascolto e capaci di rispettare le loro scelte. Sono esseri umani, ognuno alle prese con delle difficoltà, non ci sono dei buoni e dei cattivi, ma persone libere di scegliere.
TRABACCHI: Gli uomini si relazionano normalmente, a dimostrazione del fatto che in una ipotetica società, costruita meglio dell’attuale, con una maggior parità di genere, l’uomo non perde niente. Come ben dicono gli esperti, siamo divisi in due, maschile e femminile, ciascuno poi coltiva il proprio equilibrio. Nella nostra storia c’è un microcosmo fortunato, è il vantaggio dei film, in cui i ruoli fissi sono in sintonia con queste parti, tutto avviene in modo molto naturale.
I casi di puntata sono una buona occasione per riflettere sulla sempre più complessa questione dei diritti…
TRABACCHI: C’è chi lo fa di professione, la difesa dei diritti, come nel caso degli avvocati della serie, e chi, come ogni essere umano, lo deve fare nella propria vita. Sono battaglie che dobbiamo continuare a mettere in atto, perché i diritti non sono scontati. Assistiamo troppo spesso alla messa in discussione del nostro stato di diritto, ci sono rigurgiti più o meno reazionari in cui si afferma che le persone non sono tutte uguali, che gli uomini e le donne non hanno uguali diritti. Gli avvocati diventano così i migliori “soldati” a disposizione, anche se io un po’ diffido di loro nella vita reale (sorride).
BOBULOVA: Sono pienamente d’accordo, non bisogna mai abbassare la guardia, basta vedere quello che sta succedendo nel mondo, si rimette in discussione, per esempio, il diritto sull’aborto, conquistato con molte lotte nel passato.
MARCHESI: Nel nostro Paese godiamo, in teoria, di una grande libertà, spesso però nella vita reale le cose non sono così lineari. Rubo il motto di Unita, una importante Associazione di interpreti, “differenti interpretazioni, uguali diritti” per dire che la differenza tra le persone, per mille motivi culturali, di genere, di provenienza, resta una opportunità. Rispettando la differenza, il diritto di scegliere deve essere lo stesso per tutti, questo per me è fondamentale.
In una società che viaggia con il turbo, in che modo i vostri personaggi si relazionano con il concetto di felicità, della cura di sé e dell’altro?
TRABACCHI: Bisognerebbe avere un vocabolario comune, capire cos’è la felicità, una chimera o no… Secondo me tutti dovremmo imparare a parlare meno e ascoltare di più, provare ad avere cura dell’altro per imparare a prenderci cura di noi stessi. È quello che accade in qualche modo ad Alberto, un uomo che si risolve molto nell’altro. Dovremmo ragionare in termini collettivi, i giovani lo hanno capito bene, sono migliori di noi perché sono collegati con qualcosa di più grande. Io sono nato nel ’65 e, mio malgrado, sono un uomo egoico che non ascolta molto. Si parte dagli altri per arrivare a se stessi, un’opinione personale difficilissima da mettere in atto.
MARCHESI: Credo, però, che il benessere personale, interiore sia fondamentale per farci stare meglio con noi stessi. È necessario prendersi cura della propria persona, ritagliarsi degli spazi, ricaricare le energie per essere attento all’altro. Massimo è uno che si butta nello sport, ma è un single, non ha molte altre persone a cui dedicare il proprio tempo, anche se avrebbe trovato in Anna la donna con la quale fare il grande passo.
BOBULOVA: I nostri personaggi hanno tutti un momento di inciampo, in cui perdono di vista loro stessi. Penso che la società in cui viviamo sia stata costruita in modo che, prima o poi, le persone non riescano a rimanere integre. È una situazione molto pericolosa, è sempre più difficile prendersi cura di sé, anche se ci illudiamo di farlo.
MARCHESI: Dovremmo avere il coraggio, ogni tanto, di fermarci e godere anche del silenzio.