La bambina con la valigia
Una fotografia in bianco e nero del 6 luglio 1946 ritrae una bambina: in mano una valigia con la scritta: esula giuliana. Si chiama Egea Haffner e la sua storia comincia quando suo padre scompare, probabilmente inghiottito nelle Foibe. A questi ricordi si lega il racconto della vita di esule di Egea, che da Pola si sposterà a Bolzano, accudita da una zia che l’amerà come una figlia e protetta dalla cura della nonna. Nella memoria di Egea si riflette il dramma di tutti quelli costretti a lasciare la propria casa. Tratto dall’omonimo libro di Egea Haffner e Gigliola Alvisi (Piemme – Mondadori), in onda lunedì 10 febbraio su Rai 1
È l’inverno del 1944 e i bombardamenti si susseguono sulla città di Pola e sul porto, obiettivo militare importante, strategico per la difesa dell’Italia del nordest di cui la Venezia Giulia e l’Istria fanno parte. La vita della piccola Egea Haffner, a parte le occasionali e improvvise fughe nel rifugio, prosegue come in una favola. C’è la villa dei nonni paterni, gli Haffner, e la gioielleria in centro dove lavora suo padre Kurt. Nella primavera del 1945 le cose sembrano cambiare in meglio: la guerra finisce. Nell’Istria a prevalere sono i cosiddetti “Titini”, l’esercito messo insieme dal maresciallo Tito, che occupa tutta la regione giuliana, fino ad allora parte dell’Italia fascista. Una notte che doveva essere di festa si trasforma nell’inizio di un dolore fortissimo per la piccola Egea. Qualcuno bussa forte alla porta di casa. Sono due uomini in una divisa, due Titini, e sono venuti a cercare Kurt: “Solo una formalità, un controllo”, dicono. Kurt li segue con un sorriso rassicurante per la moglie e la figlia, ma in quella casa non tornerà più. La voce su che fine abbia fatto il papà di Egea si diffonde nei giorni successivi a Pola: potrebbe essere una delle vittime cadute nelle Foibe, spaventose voragini carsiche che cominciano a tormentare i sogni della bambina. È solo l’inizio: poco tempo dopo, in seguito alle numerose aggressioni nei confronti degli italiani considerati fascisti, Egea inizia la sua vita di esule, che la costringe a lasciare la sua terra e ad affrontare un futuro incerto a Bolzano, accudita dalla nonna Maria e dalla zia Ilse, che l’ama come una figlia. La sua vera mamma, Ersilia, sceglie invece di trasferirsi in Sardegna per perseguire l’obiettivo di aprire un negozio di parrucchiera tutto suo: vuole emanciparsi dalla famiglia Haffner, dalla quale non si è mai sentita accettata. A Bolzano Egea cresce, scoprendo sulla propria pelle il dramma dello sradicamento, dell’esodo che accomunò più di 250.000 persone delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, costrette a lasciare la propria casa e a immaginare per sé un nuovo futuro.
I PERSONAGGI
EGEA HAFFNER
Una bambina che è diventata simbolo della tragedia dell’esodo istriano-dalmata grazie ad una fotografia che la vede ritratta con una valigia in mano, prima di lasciare per sempre la sua città. Rimasta orfana del padre Kurt, inghiottito dalle Foibe, Egea cresce affidata alle cure della famiglia paterna e con loro inizia una nuova e complicata vita a Bolzano.
ILSE HAFFNER
(Sara Lazzaro)
È la zia di Egea, sorella di Kurt. Dolce e comprensiva, il suo legame affettivo con la nipotina cresce quando si ritrova ad essere per lei un punto di riferimento materno e insieme si ritrovano ad affrontare l’esodo da Pola.
MARIA HAFFNER
(Sandra Ceccarelli)
È la nonna paterna di Egea, una donna forte e vivace, legata allo status sociale della sua famiglia di gioiellieri. Per questo motivo non ha mai visto di buon occhio la scelta del figlio Kurt di sposare una parrucchiera, Ersilia. Il dolore della scomparsa del figlio e di tutto ciò che ne consegue la metteranno a dura prova emotivamente.
ERSILIA CAMENARO
(Claudia Vismara)
Mamma di Egea, che è stata il frutto di un amore intensissimo fra lei e Kurt. La terribile scomparsa del marito rompe gli equilibri della famiglia Haffner, nella quale Ersilia ha sempre faticato a sentirsi accettata. Per questo motivo, la donna sceglie un destino diverso che le permetta di sentirsi indipendente.
IL REGISTA GIANLUCA MAZZELLA RACCONTA
«Quando mi hanno proposto di dirigere il film sulla vita di Egea Haffner, mi sono bastati pochi minuti di ricerca online per realizzare l’importanza dell’opportunità che avevo davanti. È bastato digitare il nome della signora Haffner su un motore di ricerca per ricevere, istantaneamente, l’invito a sfogliare centinaia di pagine web, diverse tra loro, ma tutte concordanti su un punto: la conoscenza della vita di Egea Haffner restituisce l’esatta percezione di cosa abbia significato l’esodo istriano sulla pelle di chi lo ha vissuto in prima persona. Ho subito realizzato che, raccontando in un film la vita di quella donna e della sua famiglia, sarebbe stato per me possibile contribuire alla divulgazione di un evento di portata gigantesca, una pagina molto drammatica della nostra storia recente ancora troppo poco conosciuta dalla maggioranza degli italiani. Quando poi, successivamente, ho incontrato personalmente la signora Haffner, ho avuto la definitiva conferma che la sua storia meritasse di essere raccontata, dopo libri, documentari ed interviste, per la prima volta, anche da un film. Ci siamo incontrati a Rovereto, città in cui vive oggi, e di fronte ad un buonissimo strudel fatto in casa da lei stessa, in qualche ora di amabile conversazione, ho percepito tutta la sua passione e capacità comunicativa. La semplicità con la quale Egea racconta gli episodi della sua vita, così come descritti perfettamente nel suo libro autobiografico da cui è tratto il nostro film, rende comprensibili in maniera empatica e immediata tutti i suoi stati d’animo, tutte le sue emozioni. Sia che si tratti di episodi minimalisti della sua vita privata sia che racconti i grandi eventi storici che hanno coinvolto migliaia di altre persone, le pagine del libro sono una fonte ottimale per essere trasferite sullo schermo. Inoltre, la vita di Egea, aldilà del traumatico contesto storico in cui si è svolta, è materia ideale per raccontare una vicenda familiare appassionante. Un padre perso prematuramente in circostanze drammatiche, uno zio affettuoso, ma soprattutto una madre, una nonna ed una zia molto diverse tra loro ma tutte con caratteristiche psicologiche molto interessanti da approfondire e tutte, in modi diversi, determinanti per la crescita della bambina Egea. Un universo prevalentemente femminile che ha accompagnato Egea durante gli eventi molto drammatici della sua vita come la perdita del padre, l’esodo dalla amata città di Pola e il difficile inserimento da esuli in una città nuova e sconosciuta ripartendo da zero. È stato per me appassionante raccontare la vita della “bambina con la valigia”, così densa di momenti difficili e fortificanti sia nell’intimità della sua sfera familiare che nel drammatico contesto storico in cui si svolse. Spero di essere riuscito a replicare, con un mezzo espressivo differente, la stessa forza dirompente del libro ed è per me un vero onore, in punta di piedi, con tutto il rispetto necessario quando si racconta la vita di altri, associarmi alla sua missione divulgativa.»