LA BAMBINA CON LA VALIGIA
Il dovere del ricordo
Il RadiocorriereTv ha incontrato il regista e i protagonisti del film dedicato alla vicenda di Egea Haffner, simbolo della tragedia dell’esodo istriano-dalmata. In onda il 10 febbraio su Rai 1 in occasione del Giorno del Ricordo
Gianluca Mazzella, regista
Da dove siete partiti per raccontare la storia di questa famiglia?
Il libro di Egea è stato il punto di partenza fondamentale. Quelle pagine racchiudono tutto ciò che lei e la sua famiglia hanno vissuto: la sofferenza dell’esodo istriano è impressa sulla sua pelle. Egea viveva a Pola, era solo una bambina, ma conserva ricordi nitidi che ha trascritto con grande sincerità. Il suo racconto parla soprattutto ai ragazzi ed è un simbolo del dramma vissuto da centinaia di migliaia di italiani costretti ad abbandonare la propria casa con la violenza. Per il film, abbiamo adattato il contenuto per esigenze cinematografiche, cercando di mantenere intatta l’autenticità della sua storia.
Anche i luoghi hanno un ruolo importante nel film…
Per ragioni produttive, abbiamo girato altrove, tranne per un giorno in cui siamo stati a Pola, città natale di Egea e punto di origine di tutta la vicenda. Trascorrere qualche ora in quei luoghi e parlare con alcuni dei pochi sopravvissuti ancora in vita ci ha fatto toccare con mano la brutalità di quegli eventi. Il libro di Egea esprime con forza il suo amore incondizionato per Pola, e abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo direttamente da lei quando è venuta a trovarci sul set. Un momento emozionante, coinciso con il nostro primo giorno di riprese.
10 febbraio GIORNO DEL RICORDO
Gli artisti commentano “Il dovere del ricordo”
SANDRA CECCARELLI
Il ricordo, la memoria sono concetti fondamentali per capire questa storia, così come il presente. Nel film raccontiamo di una famiglia, ma anche di una comunità intera che viene costretta a lasciare la propria terra. Questo accade ancora oggi, lo sentiamo di continuo, ecco perché l’immagine di una bambina che viene espulsa dobbiamo tenerla sempre ben presente davanti ai nostri occhi.
CLAUDIA VISMARA
Il Giorno del Ricordo, a volte purtroppo un momento oggetto di strumentalizzazioni politiche, è un invito a non dimenticare mai quello che il Paese ha vissuto – anni terrificanti di esodi, persecuzioni -, un monito affinché l’orrore di certe azioni non si ripeta mai più. È nostro dovere mantenere viva la memoria, ci aiuta anche a comprendere il nostro presente, e in questo il cinema, la televisione sono strumenti narrativi fondamentali, capaci di toccare profondamente le nostre corde emotive. Leggere la storia sui libri è importante, un film però tocca il cuore. Noi speriamo di esserci riusciti con il nostro lavoro.
SARA LAZZARO
La parola ricordo è un collegamento con il passato fondamentale, che fornisce strumenti utili per comprendere il mio presente, la mia identità. Pensando in maniera più specifica al 10 febbraio – Giorno del Ricordo del massacro delle Foibe e l’esodo giuliano dalmata – è un’occasione per illuminare un passato drammatico, facendo in modo che si coltivi la consapevolezza di non ripetere mai più quegli orrori, ma anche una spinta a provare maggiore empatica verso le tragedie contemporanee.
ANDREA BOSCA
Ricordo, memoria sono parole che risuonano nella mia testa come essere umano e come artista. Tutto quello che stiamo vivendo oggi, i conflitti che insanguinano il mondo, le sopraffazioni della storia li abbiamo già vissuti, avremmo dovuto imparare qualcosa, e invece ci ritroviamo ad affrontare sempre le stesse tematiche. Con questo film raccontiamo di una famiglia italiana disarmata, in un’epoca storica precisa, ma che potrebbe rappresentare, anche oggi, una qualsiasi famiglia nel mondo distrutta da un conflitto, dalla violenza. La cosa più ignobile della guerra di oggi, dal secondo conflitto in poi, è che colpisce i civili inermi.
SARA LAZZARO è zia Ilse
Una storia potente…
L’immagine di questa piccola creatura, una bambina con la valigia e la scritta esule, è l’esempio più vulnerabile, candido dell’innocenza e della fatica di una vita alla quale è stata strappata crudelmente l’infanzia. Egea, come molti altri bambini, è segnata dalla separazione, dall’abbandono. Ma Ilse, lasciando Pola, ha solo un obiettivo: prendersi cura dell’elemento più fragile, tutelarla con la vita nel modo migliore possibile.
Che esperienza ha vissuto?
C’è sempre qualcosa di molto speciale quando si racconta una storia vera, ci si avvicina al personaggio e alla storia in punta di piedi. Questa è una storia bellissima di famiglia, di amore, di resilienza, di forza e di coraggio, questo è stato un gruppo di lavoro altissimo, principalmente femminile e di gran forza. Molte donne, tutte diverse fra loro all’interno di una vicenda con una enorme forza e volontà di spingere la vita e di amare, nonostante tutto.
SANDRA CECCARELLI è la nonna di Egea
La storia la fanno i potenti, le persone comuni la subiscono…
Discorso molto, molto grande… nel film interpreto la nonna di Egea, rimasta vedova da poco, sono la più anziana, la capostipite di questa famiglia, in qualche modo obbligata ad abbandonare tutto perché la situazione politica diventava sempre più pericolosa per loro. Lascia casa, città, identità, ma soprattutto le viene tolta la possibilità di “aspettare” un figlio portato via “per un controllo”. In cuor suo sa che lo avrebbero ucciso, ma l’idea che se avesse fatto ritorno non avrebbe trovato nessuno la distrugge. La sua, come quella degli altri protagonisti, è una vita spezzata.
Quali sono gli obiettivi che avete voluto raggiungere con questo racconto?
Credo che gli obiettivi di un attore, al di là della storia e del ruolo che interpreta, siano sempre gli stessi: essere dentro la storia, crederci e immedesimarsi. In questo caso, è stato un lavoro che mi ha aiutato a comprendere meglio qualcosa che conoscevo solo superficialmente. Grazie alle parole di Egea, attraverso le sue molte interviste, la sua vicenda è entrata nel nostro profondo, per questo era necessario renderla credibile e rispettosa.
ANDREA BOSCA è Kurt Haffner, padre di Egea
Una bambina, una famiglia al centro del film…
Quello che rimane veramente impresso di questa famiglia in fuga, della piccola Egea Haffner in particolare, è la forza di andare avanti, nonostante tutto. Noi italiani siamo stati da sempre migranti e da sempre i conflitti hanno creato delle ingiustizie sociali, ma Egea ricorda con la sua vita l’importanza di stare uniti, di non dimenticare i propri affetti, il motore per andare avanti. I bambini ci ricordano il dovere degli adulti nei loro confronti, la responsabilità di creare le condizioni di una vita in pace, di essere istruiti, di una famiglia e di un Paese che sappia proteggerli.
Ci racconta il suo personaggio?
Io interpreto il papà di Egea Haffner, legato in maniera speciale alla sua bambina, un uomo accudente, costretto, a un certo punto, ad assumere delle responsabilità in un momento storico molto difficile, che non comprende fino in fondo. Lui sa che deve proteggere la sua famiglia, non gli importa come andrà a finire. Si muove quasi senza sapere, perché la guerra, come la storia, accade, ma ce ne rendiamo conto quando è troppo tardi e non sappiamo come andrà a finire. E questo cambia tutto. Kurt Haffner non sa a cosa va incontro, non sa cosa succede, verrà spiegato dalla storia, dagli storici e dai giornali, ma lui non ha idea, perché la vita si vive nel presente, mentre la storia si scrive a posteriori. Quando capitano dei ruoli speciali, per un artista è una benedizione, per questo devo ringraziare il regista Gianluca Mazzella che ha permesso di mettere tutto me stesso in questo padre così iconico, una figura a cui Egea ripenserà spesso nella sua vita, perché ha lasciato un segno indelebile.
CLAUDIA VISMARA è Ersilia, madre di Egea
Chi è Ersilia?
È la mamma di questa bambina, un personaggio che ho amato moltissimo per le profonde e laceranti contraddizioni interne che vive. È una donna che arriva da un’estrazione sociale completamente diversa da quella degli Haffner, una famiglia di importanti gioiellieri di Pola, una differenza di ceto non sempre ben vista, in particolare dalla nonna Maria. Questo è causa di innumerevoli, profondi conflitti, ma Ersilia è impavida, verace, a volte incosciente.
Cosa le rimane di questo viaggio?
Un ricordo meraviglioso, innanzitutto perché riconosco l’importanza storica di quello che stiamo raccontando, in secondo luogo perché quello il cast scelto per formare la famiglia Haffner si è trasformato in una reale famiglia, con legami strettissimi. Petra Bevilacqua, che interpreta meravigliosamente “La bambina con la valigia” nella prima parte del film, è diventata una nipotina per me, e questo piccolo miracolo avvenuto in cinque settimane, l’affiatamento e l’amicizia credo abbiamo creato una bellissima atmosfera percepibile anche sullo schermo.
SINÉAD THORNHILL interpreta Egea a 18 anni
Un’immersione totale in una vita complessa…
La storia di Egea Haffner è incredibile, difficile da spiegare in poche parole, per fortuna questo film a lei dedicato mostra la sua meravigliosa, e difficile, avventura umana. Ho letto con passione le sue parole nel libro, ho cercato di conoscerla al meglio per connettermi con il suo essere e restituire sullo schermo la sua grandezza. Ho provato fierezza nel calarmi in questa vita, una donna forte, solare, di grande animo, che non ha mai mollato.
Una storia al femminile molto potente. Cosa le ha lasciato?
È stato bellissimo, si è creata una comunanza tra donne diverse che hanno, ciascuno a proprio modo, conferito forza alla storia. Lei è stata capace di attingere da tutti, di prendere il meglio da tutte. Solo per fare un esempio, il personaggio della nonna è un punto cardine nella famiglia e nella vita di Egea, una donna di grande esperienza che le ha trasmesso forza per affrontare le difficoltà. Ogni personaggio femminile a suo modo ha contribuito alla sua formazione, alla sua crescita.