Jovanotti

Non voglio cambiare pianeta

«Ho fatto un viaggio per prepararmi al futuro e sono tornato impreparato a questo presente, ma ripensando a quei 4.000 chilometri a pedali, mi rendo conto che neanche uno di quei chilometri è andato perduto, perché mai come oggi è chiaro a tutti che la nostra vita è un grande viaggio pericoloso nell’ignoto, anche stando chiusi in casa». Quaranta giorni di pedalate in Sudamerica, più ostinato del vento, del sole, della fatica, immerso totalmente nella natura di un Pianeta bellissimo che dobbiamo proteggere. Jovanotti presenta quello che è più di un viaggio: è un docutrip d’autore, anzi da cantautore. In sedici episodi su RaiPlay

«In un periodo difficilissimo, la Rai non si è fermata, avendo la capacità di mettere in campo nuovi prodotti, nuovi contenuti, innovazione, sperimentazione. Caratteristiche che il servizio pubblico deve avere nel suo DNA. Non solo non ci siamo fermati, ma abbiamo quasi rilanciato». Fabrizio Salini, AD della Rai, ha presentato con orgoglio “Non voglio cambiare  pianeta”, l’avventura umana e sportiva vissuta pochi mesi fa da Jovanotti e ora disponibile su RaiPlay. Tra gennaio e febbraio, mentre a Sanremo si organizzava l’evento musicale più importante del nostro Paese, il Festival della Canzone italiana, la pedalata in solitaria lunga 4.000 chilometri di Jovanotti è diventata un docu-trip in soggettiva, «un’avventura che porterà su RaiPlay le suggestioni di paesaggi unici, brani inediti, pensieri e grandi emozioni», racconta Elena Capparelli, direttore della piattaforma digitale Rai che, come Jovanotti, ne «ha fatta di strada» dal suo lancio con VivaRaiPlay. Il titolo prende spunto da una poesia di Pablo Neruda,  “Il Pigro”, e si presenta come «un regalo bellissimo per chi, soprattutto in questo periodo, non ha la possibilità di muoversi». In sedici episodi di circa quindici minuti ciascuno (15 più 1 dedicato al ritorno), Lorenzo Cherubini non smette, ancora una volta, di sorprendere tutti («mai come oggi è chiaro a tutti che la nostra vita è un grande viaggio pericoloso nell’ignoto, anche stando chiusi in casa»), proprio come aveva già fatto con il “Jova Beach Party”. Un’impresa quasi impossibile, una sbornia musicale senza precedenti che ci ha accompagnato per tutta l’estate 2019. Ripensarci oggi, in tempi di lockdown, emoziona un po’: «Negli assembramenti sono a mio agio, mi scombussola ora doverci rinunciare. A casa, in questi giorni, vivo su una specie di montagna russa di emozioni e di umori», confessa l’artista. Da qui l’idea di rimettersi in movimento «perché mi sentivo non alla fine di qualcosa, ma all’inizio. Ripartire dalla strada è stato il primo pensiero, per rimettermi in contatto con la mia parte più profonda. La natura ha sempre avuto la capacità di riempirmi il cuore».

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