Ivan Cotroneo

Nelle parole la nostra anima

Scrittore, sceneggiatore, regista di film e serie tv di successo, Ivan Cotroneo si racconta al RadiocorriereTv: “Il mio lavoro nasce dalla curiosità e si basa sull’osservazione. Sono stato sempre attaccato alla scrittura, uno strumento per raccontare storie agli altri, uno strumento di sollievo, di comprensione umana e anche di sopravvivenza”

Come ci si sente a fare parte delle “beautiful minds” di RaiPlay?

Quando mi hanno chiamato e mi hanno citato i nomi degli altri partecipanti al programma, mi sono sentito molto lusingato per essere in compagnia di persone che amano tanto il lavoro che fanno. Per alcune lo si vede da come lo fanno, in altri casi lo so perché le conosco personalmente.

In un mondo di immagini, qual è il valore della parola?

Vengo dalla parola e nella parola credo molto. Come regista mi occupo anche di trasferire le parole che scrivo in immagini, però la mia formazione è quella dello scrittore. Sono diplomato in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma con Suso Cecchi d’Amico e Age, sceneggiatori che hanno fatto la storia del cinema italiano e che hanno regalato l’importanza della parola a registi visionari come Luchino Visconti. Ho sempre avuto bene in mente il ruolo della parola e mi considero, prima di tutto, un raccontatore di storie. Quando scelgo di metterle in scena, e c’è anche il problema della composizione dell’immagine, o di scriverle in forma di sceneggiatura al servizio di un altro regista, le considero uno strumento ulteriore. La parola e il racconto, sia in forma orale che scritta, sono la base di partenza di tutto. Senza la parola, da regista, sono incapace di spiegare i miei pensieri alle persone che lavorano con me, il mio è un lavoro in cui l’importanza della creatività degli altri è fondamentale, da soli non si fanno film, non si fanno serie televisive.

C’è differenza tra parola parlata e scritta?

Molta. Cito la battuta di Tommaso, protagonista di un film che ho scritto, “Mine vaganti”, interpretato da Riccardo Scamarcio, che spiega così la sua vocazione per la scrittura: “Quando mi fate una domanda mi viene voglia di non rispondere, ma di andare nell’altra stanza, scrivere la risposta e poi leggerla, perché così ho sempre l’impressione di essere più preciso”. Il lavoro sulla parola scritta ti consente di ridurre il gap tra ciò che vorresti dire e ciò che riesci a dire. Rimane comunque, sempre, una distanza incolmabile, che è quella che in qualche modo ci tiene vivi e ci spinge a fare meglio nel nostro lavoro, è lo stimolo per continuare.

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