In strada con il cuore

Il conduttore di “Dalla strada al palco” su Rai 2 parla della terza edizione del programma del martedì sera: «Gli artisti vengono da noi per liberare la loro energia, per darsi al pubblico con generosità. Dico loro di divertirsi e di vivere intensamente l’esperienza»

Dal palco dell’Ariston a “Dalla strada al palco” su Rai 2 nel giro di pochi giorni. Filippo, un febbraio a dir poco intenso…

Poco prima di Sanremo ho saputo che il programma sarebbe ripartito a fine febbraio e così ci siamo messi subito all’opera. Il tanto lavoro non mi spaventa, più cose faccio più sono contento (sorride). Fare “Dalla strada al palco” mi dà soddisfazione e in più mi consente di imparare una nuova professione, quella del conduttore. Fare cose nuove continua a essere per me molto affascinante.

Come è stato ritrovare la sua piazza televisiva?

È bello ritrovare gli autori, le persone che lavorano con me sin dalla prima edizione. Nonostante il programma sia abbastanza rodato bisogna fare comunque grande attenzione, perché dietro l’angolo può esserci sempre una sorpresa. Accade in uno studio televisivo così come può accadere sul palco di un concerto. Registriamo solo perché lo richiedono i cambi di palco e scenografia tra un’esibizione e l’altra, ma il programma si svolge come se fosse in diretta. Fare televisione mi consente di mettermi alla prova, di studiare un linguaggio diverso.

Cosa consiglia agli artisti in gara prima che si esibiscano?

Li invito solo a divertirsi, a vivere con il sorriso un’esperienza importante che può lasciare loro un bel ricordo. Quando riesco a entrare un po’ più in confidenza li invito a pensare che la Tv è solo una piazza più grande, con un numero maggiore di persone che guarda. Certo, ci può essere un po’ più di emozione, è comprensibile. La maggior parte degli artisti che prende parte al programma torna volentieri a esibirsi nelle piazze e nelle strade dove sono stati selezionati dalla redazione.

Che cos’hanno in comune un artista che calca le tavole di un teatro o che si esibisce in uno studio Tv e uno che per esibirsi sceglie la strada?

La passione, l’amore per ciò che fanno. C’è chi lascia il Teatro alla Scala, l’opera di Vienna, per stare sulla strada. Perché magari è proprio questa a farlo sentire meglio. Spesso sono loro stessi a dirlo mentre si raccontano. Un artista vuole comunicare un’emozione, se lavori per strada cerchi di catalizzare l’attenzione dei passanti, se fai televisione fai tutto il possibile affinché la gente non cambi canale. Il principio è lo stesso.

Si è mai esibito per strada?

All’inizio della mia carriera mi esibivo sempre nelle piazze, e come accade quando lo fai per strada, devi tenere il pubblico stretto a te, catturare lo sguardo delle persone. Se il pubblico non è interessato si distrae, se non gli piaci ti fischia anche. Devi essere efficace il più possibile.

Cosa significa essere un artista oggi?

Oggi come sempre significa riuscire a trasmettere quello che hai dentro, trasferendolo agli altri nel modo migliore. Oggi ci si scontra con nuove difficoltà, con un mondo più frenetico, dove la musica non la compri con un disco, ma la prendi per così dire in prestito. Anche la concezione dell’artista stesso è a breve e non a lungo termine. Molto è cambiato da quando ho cominciato io, quando c’erano ancora i dischi, i vinili, che oggi sono diventati oggetti di culto. Pensi che mia figlia quando li ha visti per la prima volta non sapeva neanche cosa fossero.  Ha 14 anni e utilizza le piattaforme…

Lo dice con un po’ di nostalgia…

Compravamo il disco che rimaneva nelle nostre mani. Oggi la musica non esiste, è come se fosse polvere nell’aria, non è niente di noi.

Hai partecipato a Sanremo, palco che raccoglie esperienze musicali diverse, che fotografa scatta della contemporaneità musicale. Cosa le piace della musica di oggi?

Vedo una involuzione. Penso alla musica che ascolta mia figlia, trap ma non solo. Da musicista sono molto attento alla costruzione della canzone, anche quando il genere è molto lontano dal mio mondo, e vedo un ritorno al passato, in molti utilizzando ad esempio gli strumenti come avveniva in passato.

Il pubblico televisivo sta dimostrando di volerle bene anche nelle vesti di conduttore… se lo aspettava?

Mi fa sicuramente felice ma non me lo aspettavo. Cerco di trovare empatia con gli ospiti, con il pubblico. Oggi la televisione offre tanto di tutto, non è facile essere attrattivi. Detto questo faccio sempre del mio meglio, pur cercando di non essere schiacciato dai dati d’ascolto, dalle classifiche. Cerco di crescere, di migliorare a ogni stagione. Se ciò che faccio piace alla gente significa che sto facendo un buon lavoro e che quindi la strada è giusta. Mi auguro che sempre più persone si affezionino a un programma che già riceve tanto affetto. “Dalla strada al palco” è una scommessa vinta anche dagli stessi autori, Carlo Conti che ha ideato il programma in testo.

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