In connessione con tanta ironia
SERENA BORTONE
Un porto sicuro dove i telespettatori, da tre stagioni, scelgono sempre più numerosi di approdare. Le interviste, la musica, il racconto, dal lunedì al venerdì, alle 14 in punto su Rai 1. «Gli ospiti? Sono tutti ideali purché siano sinceri» afferma la conduttrice, che di sé confida: «Nella vita sono come mi vedete in Tv, cerco di ascoltare, se possibile di sdrammatizzare, di ridere e quando serve, perché qualcosa non va, anche di arrabbiarmi»
“Oggi è un altro giorno” è una scommessa vinta, della Rai e anche tua. Due anni fa immaginavi che il pubblico avrebbe risposto con tanto calore?
Immagini di proporre qualcosa che possa piacere. Immagini soprattutto di fare, con senso dell’onore, con attenzione, con equilibrio, con calore, un programma che entri nella testa e nel cuore delle persone, offrendo spaccati di cultura popolare, di informazione, di intrattenimento, che possano fare sentire il pubblico meno solo, che possano dare un impianto valoriale di inclusione, di obiettività, di autenticità.
Il tuo è anche un racconto degli italiani e del Paese, dal tuo osservatorio che Italia vedi?
Il fatto che il pubblico si sia affezionato al nostro programma testimonia che c’è un’Italia che vuole essere compresa, che vuole farcela, che ha voglia di buon umore e anche di informazione, ma soprattutto che ha voglia di entrare in relazione con gli altri. L’Italia è un grande Paese ricco di cultura, di storia, che ama avere a che fare con la propria cultura e con la propria storia. Che ama rispecchiarsi nel proprio passato e scommettere sul proprio futuro.
Le interviste sono colonne portanti del programma, esiste un ospite ideale?
Gli ospiti sono tutti ideali purché siano sinceri, cosa fondamentale anche per le persone con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti i giorni. Nel momento in cui gli ospiti si mettono a disposizione del programma, dello spettatore, essendo io il tramite tra chi è a casa e chi ho di fronte, in modo autentico e sincero, allora sono ideali. L’ospite ideale è una persona capace di consegnare un pezzo della propria umanità a donne e uomini che vogliono entrare in connessione con lui.
Cosa fai quando capisci che un ospite non ti sta dicendo la verità o te la sta dicendo solo in parte?
Le persone che vengono non sono costrette a dirci tutto, c’è una sfera di intimità sulla quale sono rigorosa e rispettosa. Cerco di capire se la persona che ho di fronte abbia voglia di liberarsi di qualcosa, di comunicarlo. Cerco di essere un po’ maieutica, di aiutare le persone a tirar fuori loro stesse. Un po’ come una terapia di gruppo (sorride). Lo dico scherzando, ovviamente, non ho le pretese di fare la psicanalista.
C’è qualcosa che a un tuo ospite non chiederesti mai?
Non esistono domande che non farei, ovviamente al di là della tutela del pudore. Ci sono solo domande ineleganti.
Hai ospitato grandi nomi dello spettacolo, del cinema, della televisione, della cosiddetta società civile, ce n’è uno che ti ha lasciato un ricordo particolare?
Le puntate sono un po’ come i figli, sono tanti piccoli parti. Ognuna di loro ti lascia qualcosa, ogni ospite, dal più al meno famoso, è riuscito a consegnarmi uno spicchio di sé.