In Africa con la carovana arancione

In viaggio dall’Italia verso la zona occidentale dell’Africa subsahariana, attraversando il Senegal, la Guinea, la Sierra Leone, la Costa d’Avorio, la Nigeria e altri Paesi ancora. Il RadiocorriereTv incontra Filippo Tenti, capo della spedizione “Overland 20”. Un viaggio di nove mesi su rotte pericolose, dove proliferano drammi, diatribe politiche nazionali e internazionali, criminalità, traffico di esseri umani e morte. Il venerdì in seconda serata su Rai1


ph. Filippo Tenti

Dalla scorsa settimana Rai1 trasmette la ventesima spedizione di “Overland”. Cosa vi ha riportato in Africa?
Negli ultimi anni ci siamo concentrati molto sull’Asia e il mal d’Africa cominciava a farsi sentire. L’Africa offre veramente tanto, è spettacolare dall’alba al tramonto e anche di notte, in qualsiasi momento della giornata accendi la telecamera viene fuori qualcosa di buono. Abbiamo avuto anche l’opportunità di seguire un progetto delle Nazioni Unite e del Ministero degli Esteri con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, nel west Africa, per andare nei piccoli centri, nei villaggi, nei luoghi sperduti a fare informazione su cosa accade in Libia, a parlare con la gente che crede che il mar Mediterraneo sia un fiumiciattolo da attraversare a nuoto. Abbiamo avuto l’opportunità e abbiamo agganciato le due cose.
Che cosa significa raccontare un continente come quello africano?
Trascorrendoci molto tempo scopri che gli africani sono veramente tanto differenti gli uni dagli altri. La Nigeria, ad esempio, è molto diversa dalla Guinea, dal Senegal. Ogni Stato ha delle particolarità che solitamente ignoriamo. Per noi tutto ciò che è al di sotto del Sahara è più o meno uguale. Vivendo con loro per molti mesi ho scoperto invece questa varietà culturale, religiosa, ci sono tantissime differenze anche da un punto di vista culinario, vedendo che i singoli paesi sono stati influenzati dalle colonizzazioni. Ogni aspetto ha una sua differenza.

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