Il territorio, la sua anima

FEDERICO QUARANTA

Un’Italia da vivere e da raccontare con “Linea Verde Bike”, il sabato alle 11.55 su Rai 1, e con “Il Provinciale”, da domenica 17 settembre, per tre puntate, in prima serata su Rai 3. «Sono tre racconti incredibili che ci porteranno in Sardegna, in Lucania, in Puglia» spiega il conduttore, che al pubblico promette emozioni vere: «Non quelle studiate a tavolino, ma frutto di esperienze e di incontri»

La sua nuova stagione Tv è partita in bicicletta…

Con “Linea Verde Bike” racconto dell’Italia che percorriamo pedalando. Con le tante ciclabili che abbiamo, con le ciclovie, con i sentieri praticabili in bicicletta, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Abbiamo tutto da offrire. Con la bicicletta arrivi ovunque. La bici è un mezzo lento, sostenibile. Circa la metà dei turisti che viene in vacanza in Italia, usa la bicicletta almeno una volta durante il soggiorno. È il mezzo più antico e al tempo stesso più contemporaneo che ci sia.

Ci parla del suo rapporto con la bici?

Sono un ciclista, uso in particolare le mountain bike, anche quelle a pedalata assistita, molto tecnologiche e performanti. Ho un rapporto ludico e al tempo stesso di sentimento. Quando ho sentito parlare del programma ho pensato che sarebbe stato giusto per me.

Un consiglio a chi voglia mettersi in viaggio con la bici…

L’importante è non volere strafare e prepararsi un po’. Se lo fai invece come attività sportiva, come faccio io, allora ci si deve preparare bene, la bici non è un mezzo da prendere alla leggera. In ogni caso bisogna utilizzare tutte le dotazioni di sicurezza: il casco, le ginocchiere, tutto quello che può servire per non farsi del male.

A breve vedremo “Il Provinciale” arriverà in prima serata. Una nuova sfida…

È il momento più importante, il coronamento di un viaggio incredibile che ha messo a repentaglio anche le cose importanti della mia vita. Lo spirito di abnegazione che ho dedicato non è solo mio, ma è anche il sacrificio di tutta la mia famiglia, alla quale devo dire solo grazie. E poi è una responsabilità, perché essere scelti dalla rete come i sostituti di Fabio Fazio, dopo vent’anni, fa anche paura. Però io e i miei autori non ci tiriamo indietro e vogliamo fare bene. “Il Provinciale” è un viaggio antropologico, culturale. Sta bene a Rai 3 la domenica sera alle 21.15, l’ora del divano. Perché è un programma che devi seguire davvero passo passo, parola per parola, immagini e parole. Poi c’è la storia umana.

In quali mondi ci porterete?

Sono tre racconti incredibili. Partiremo dal cuore della Sardegna con il racconto del codice barbaricino del banditismo, dei mamuthones, degli acabadora, degli janas, fino ad arrivare alla civiltà nuragica. Andremo poi in Lucania per quello che è il racconto dei racconti, cercheremo l’origine di tutte le storie, in particolare quelle utilizzate dai fratelli Grimm per scrivere le favole più belle. E poi concluderemo il ciclo in Puglia, dove il racconto sarà legato alla taranta, all’origine del tarantismo e della catarsi da parte delle donne che volevano emanciparsi da una società maschilista, materialista e patriarcale.

Vi ritroveremo di nuovo in onda sul finire del 2023…

A Natale proporremo altri due racconti. Il primo sarà dedicato a Santa Claus, a Babbo Natale, l’altro al santo d’Italia, San Francesco d’Assisi, e a Santa Chiara. La forza della disobbedienza, la fede come unica strada. Dopo Sanremo ci saremo con altre otto puntate.

E’ uno dei narratori televisivi più apprezzati. Cosa significa trasferire le proprie emozioni al pubblico?

Tutto è nato per caso, un percorso lento, di studio, di spirito di abnegazione, di volontà, di mettersi in grande discussione. Servono fatica e preparazione. Anche il talento va alimentato, va sostenuto. La differenza la fanno il sacrificio, la preparazione, ma soprattutto l’emozione. Mentre racconto provo quelle emozioni, non sono studiate a tavolino. Le vivo talmente con trasporto che i telespettatori le avvertono, sono partecipi. È bellissimo. Un’esperienza di condivisione e di inclusione stupefacente.

Da qualche giorno è in libreria con “I diari del Provinciale” (Rai Libri), in che mondo ci porta?

È un libro intenso, sono i racconti de “Il Provinciale” che si leggono. È stato bellissimo farlo, scriverlo, riprendere i copioni, ritrovare le storie che avevamo portato nel programma. Con la scrittura si applica un altro valore, quello della fantasia. Con il libro entri in un racconto e lo fai tuo. “I diari del Provinciale” mi ha consentito anche di scrivere dei pensieri molto importanti su valori persi e ritrovati. Oltre ai racconti ci sono momenti di antropologia e di filosofia, spicciola, perché non sono un filosofo o un antropologo. È un libro da non perdere.

A chi dedica questo lavoro?

In primo luogo, alla mia famiglia, a mia moglie, che ha avuto pazienza, che ha saputo aspettare, che ha fatto cose magnifiche per me e che io tante volte ho trascurato in nome della mia crescita, e alla mia bambina.

In questo libro, nei suoi programmi, c’è tanto amore… Senza l’amore non faccio niente. Senza amore non sarei un uomo, senza amore non varrebbe la pena vivere questo viaggio incredibile che è la vita. L’amore va preservato, tutelato, curato, mantenuto. Se uno perde l’amore cosa progetta a fare, cosa cammina a fare? Lo scopo della vita è l’amore. L’amore per la famiglia, per gli amici. Senza l’amore nulla ha senso

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