Il pubblico rivive nelle storie

Regista, sceneggiatore, produttore di film come “La Sirenetta”, “Alladdin”, “Hercules”, “Oceania”, premiato con il “Pulcinella Awards alla Carriera” a “Cartoons On The Bay”, John Musker racconta il suo lavoro e la sua visione dell’animazione

Quali sono, nell’animazione, le storie che durano?

Io e il mio partner Ron Clements abbiamo diretto diversi lungometraggi per Disney. In tutti questi film abbiamo cercato di raccontare storie classiche, quelle che sarebbero durate, e molte fiabe dove i bambini diventano adulti. C’è un rito di passaggio dall’essere un bambino all’essere un adulto: è quel momento in cui ti confronti con i problemi del mondo reale. Quindi penso che più possiamo raccontare una storia con la quale le persone si identificano, si rivedono in quei personaggi e nei loro problemi, e più si entra nel film e si sente di esserne parte, come in “La Sirenetta”, “Aladdin”, “Hercules”.

Cosa accade quando le persone si identificano nei personaggi dell’animazione?

Quando si rivedono nello schermo e vengono coinvolte emotivamente, le persone si legano ai personaggi, al film. Ed è questo ciò che noi proviamo a fare. Non sempre funziona, ma è nostra intenzione riuscire davvero a connetterci con il pubblico intorno al mondo.

 

Come cambia l’animazione con il digitale?

Io credo che l’animazione sia un mezzo davvero illimitato e che si stia ancora sviluppando. C’è l’animazione digitale e ci sono diversi modi per proporre i prodotti, come le piattaforme e lo streaming. Ho ancora un bel numero di idee per cortometraggi che vorrei realizzare, quindi mi trovo ancora in un processo di esplorazione. Ho appena finito “I’m Hip”, mi ci sono voluti alcuni anni, l’ho animato tutto da solo. Ci son alcuni altri film che mi piacerebbe animare e sono in fase di pianificazione.

Quali sogni sente di dover ancora realizzare?

Non direi di aver realizzato tutti i miei sogni, infatti ne ho tanti e voglio ancora esplorare le idee perché la narrazione è vasta, non ci sono limiti ai numeri di storie che ci sono lì fuori. Credo che tutti i nostri film siano realmente basati sulla nostra personale osservazione delle persone e degli ambienti e più stimoli ne ottieni, più le storie vengono suggerite. Quindi guardo alle cose per quello che sono, ma certe volte le guardo e penso quello che potrebbero essere.

Come vede le nuove generazioni di registi?

Sono ansioso di vedere cosa faranno. Penso che ci siano molte opportunità per loro di raccontare storie che siano senza tempo e che coinvolgano il pubblico di tutto il mondo. Adoro andare al cinema ed essere sorpreso e stupito.

Quali sono le sfide dell’animazione oggi?

Ce ne sono tante, soprattutto nelle sale cinematografiche, perché anche gli effetti del covid e di quegli anni di pandemia, stanno ancora influenzando i film. Come far venire voglia al pubblico di vedere un film è la sfida sempre presente.

 

 

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