Il nostro lungo viaggio con Doc
Il RadiocorriereTv incontra tre dei protagonisti presenti nella fiction fin dalla prima stagione, tra ricordi, aneddoti e amore incondizionato per una “favola” moderna amata dal pubblico
SARA LAZZARO
Bentornata Agnese…
Siamo ripartiti alla grande, Andrea Fanti riprende il suo posto come primario, dando così inizio a un nuovo ordine delle cose che, inevitabilmente, riguarda anche la mia Agnese. È una donna che, come già alla fine della seconda stagione abbiamo capito, ha fatto la sua scelta. È ripartita dal suo presente, da Davide e Manuel, la sua famiglia, e ora con l’uomo che in passato ha amato tantissimo, percorre la via del compromesso.
Nessun compromesso per il pubblico che ama “DOC”…
La storia, vera, di Pierdante Piccioni è stata fondamentale per il successo della serie, sicuramente il trampolino di lancio. Ricordo che gli stessi sceneggiatori commentavano questa vicenda come qualcosa di incredibile, capace di superare ogni espediente narrativo. È quasi fantascientifica, qualcosa che offriva una possibilità di racconto e di sviluppo senza uguali, è estremamente stimolante, in particolare se pensiamo al momento storico che stiamo vivendo. Oggi ci rendiamo meglio conto, per fortuna, che la medicina, i medici e gli operatori sanitari sono gli eroi della nostra contemporaneità in tutti i paesi del mondo. Penso a quel che sta accadendo in Medio Oriente o a Gaza, luoghi nei quali i medici, con il loro “eroismo” sul campo, ricordano dell’umanità che manca.
Di questo bellissimo viaggio, cosa le rimane?
È la prima volta che faccio una lunga serialità che mi occupa tanto tempo. Con i miei compagni di viaggio, davanti e dietro la macchina da presa, siamo partiti nel 2019, condividendo momenti storici molto intensi e importanti. Portare un medical drama in prima serata Rai 1 ai tempi della pandemia è stato un rischio, ma ora possiamo dire anche, una sfida vinta.
Cosa le lascia il suo personaggio?
Sono cresciuta molto con Agnese, sono diventata sempre più donna, ho conosciuto nuovi aspetti della mia personalità, riuscendo a sviluppare una più profonda sensibilità verso la categoria che raccontiamo e, soprattutto, verso il ruolo delle donne, delle madri.
PIERPAOLO SPOLLON
Qual è la sfida di questo terzo capitolo della serie?
Tra gli addetti ai lavori si discute spesso se sia più difficile la prima o le successive, perché con un debutto c’è l’effetto novità, la seconda volta conosciamo qualcosa in più e si può puntare su qualche novità, nella terza, come nel nostro caso, si deve ricostruire, ricominciare da capo. All’inizio di questa avventura ricordo che dicevo a tutti, con estrema sicurezza, che questa serie sarebbe stata “una bomba” e avrebbe avuto un grande successo. Non vi dico gli scongiuri… (ride) Ora ne sono ancora più convinto, c’è stato un reset, siamo ripartiti da zero, ma con la memoria del passato. Abbiamo fatto veramente un gran bel lavoro.
Come sta Riccardo?
Lo avevamo lasciato emotivamente annullato, costretto a metabolizzare la morte della sua compagna con la quale era riuscito finalmente a trovare una stabilità emotiva dopo un duro periodo di confronto. Quando le cose sembravano sistemate, la vita ci ha messo lo zampino e il castello è crollato, costringendo questo ragazzo a trovare nuove soluzioni per sopravvivere a così tanto dolore. Questa volta Riccardo deve assolutamente riappropriarsi di una condizione umana ed emotiva stabile, per occuparsi dei suoi pazienti e di se stesso.
Come è cresciuto il suo rapporto con Doc-Argentero?
Il rapporto con Argentero cresce e diventa sempre più stretto, Luca e Pier Paolo sono come Riccardo e DOC. C’è della magia.
GIOVANNI SCIFONI
Terzo capitolo di “DOC”, com’è andata con il suo psichiatra?
Enrico è un personaggio che ha a cuore le persone, a partire dalla sua compagna Teresa, la caposala di “DOC” interpretata da Elisa Di Eusanio, e dal suo caro amico Andrea Fanti. A volte, però, per il troppo amore si possono commettere degli errori, anche in buona fede, che, come nel suo caso, possono avere delle conseguenze impegnative.
Quali i temi su cui batte la nuova stagione?
Al primo posto c’è quello della memoria che torna, tema molto attuale… Con l’avvento dell’intelligenza artificiale la domanda che tutti ci facciamo oggi è quanto sia davvero importante la memoria umana e quanto sia, al contrario, insostituibile.
Perché secondo lei questa serie è stata accolta così bene dal pubblico?
Un elemento potente della stagione in onda è vedere come i protagonisti, prima ancora di dimostrare di sapersi prendere cura di qualcuno, sanno che devono curare se stessi. Medici e pazienti, alla fine, si trovano sullo stesso identico livello e possono creare legami empatici più forti. Con Doc mettiamo in atto un grande desiderio, quello di essere accolti, prima ancora di essere curati. A volte quando si entra in un ospedale si avverte un forte senso di smarrimento, di ansia, sapere, di entrare in un luogo dove ti ascoltano e provano a comprenderti, è una bellissima favola.
Ci racconta un momento che negli anni di “DOC” le è rimasto impresso nella memoria?
Natale 2022 passato sul set. Eravamo impegnati a girare la scena struggente della morte di Alba, meravigliosa. Abbiamo pianto come bambini, era un momento così potente, lo ricorderò per tutta la vita.